𝘗𝘳𝘪𝘮𝘢 𝘗𝘢𝘳𝘵𝘦

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How do you fall in love?
Harder than a bullet could hit you
How do we fall apart?
Faster than a hairpin trigger

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A chi ha smesso di credere nell'amore



Il sapore del whiskey non gli era mai sembrato così forte come in quella sera d'autunno. Il liquore scendeva giù che era una meraviglia, bruciante e invitante, come le passioni degli amanti segreti. Era già al terzo bicchiere, eppure, calcolando i numerosi anni che aveva alle spalle, quei tre bicchieri di bourbon sembravano lo sfizio di un alcolizzato senza speranze. Min Yoongi era seduto al bancone del suo pub preferito da quelli che ormai sembravano secoli. Era piccolo, malfamato e sporco, il degrado delle periferie di una Seoul appena uscita dal conflitto fra le due Coree. A chi importava se il locale era rozzo e devastato, ospizio di drogati e barboni se fino a pochi mesi prima si aveva il terrore di essere polverizzati dalle bombe russe? A nessuno. La guerra, pensò Yoongi, aveva il potere catartico di ridurre l'uomo un insetto da schiacciare. E l'immortale seduto al bancone del Blue Moon, aveva vissuto così tanti conflitti armati da rendere ridicolo persino uno scontro civile come quello avvenuto in patria.

Min Yoongi, il bellissimo uomo che sembrava avere poco più di venticinque anni, attirava l'attenzione come un fulmine a ciel sereno. Forse era il completo di tweed nero confezionato su misura, che dava l'idea di essere costosissimo solo rimirando la cucitura della giacca. O forse era il profumo della sua colonia preferita, che invadeva i nasi poco aristocratici dei clienti del bar. Era di una bellezza disarmante, come l'angelo dipinto su uno dei tarocchi della zingara in fondo alla strada. Non che Yoongi credesse a certe stupidaggini, come il successo o l'amore predetto dalle carte fasulle di una chiromante. L'amore. Aveva smesso di credere anche in quello.

Aveva conosciuto Park Jimin una sera in cui tutto sembrava alla base dell'ordinario. Mancavano poche settimane prima che i giornali riportassero la notizia dell'imminente guerra fra la Corea del nord, alleata con i sovietici e la Corea del Sud, supportata dagli americani. Il terrore si sarebbe sparso di lì a poco a macchia d'olio, il panico avrebbe infestato anche gli animi più intrepidi, così come i pianti dei disperati avrebbero riempito l'aria stantia e vecchia di Seoul. Aveva visto Park Jimin entrare dalla porta sbrindellata e malconcia del Blue Moon, una sera di tarda primavera in cui faceva troppo caldo per restare al chiuso. Aveva fatto il suo ingresso con una grazia e con un impeto tale, che in pochi esseri umani aveva mai visto in tutti quei secoli di vita. Lo aveva colpito, forse per i capelli neri che ricadevano su uno sguardo non perturbato dal pregiudizio e dallo schifo di trovarsi in un posto squallido come quello. Anzi, sembrava che fosse appena entrato in una reggia lussuosa, tanto camminava con leggiadria e orgoglio, a discapito dei poveracci che urlavano al barista di servire un altro boccale di birra scadente.

Indossava un maglioncino bianco, con pantaloni color cachi, la combinazione perfetta di chi dimostrava di non soffrire la fame in un tempo di crisi come quello. Si avvicinò al bancone, si sedette e ordinò un boccale di birra. La scolò in tre sorsate, come se stesse bevendo acqua minerale e poi, ne riordinò subito un'altra. Yoongi ne rimase colpito, l'immagine da buon ragazzo che gli aveva affibbiato, faceva a botte con quella di un uomo bisognoso di affogare i dispiaceri nell'alcol da pochi soldi.
- Cosa le è successo per affogare così tanti dispiaceri nell'alcol? - domandò Yoongi bevendo come sempre un bicchiere di bourbon, scosso e stralunato alla vista di quel ragazzo così delicato ed elegante.
- Vuole davvero saperlo? - chiese lo sconosciuto degnandolo della sua attenzione, prendendo un altro sorso di birra.
- Non faccio mai domande di cui non mi interessa la risposta - ammise, voltandosi definitivamente verso l'uomo. Lo sconosciuto a quelle parole sorrise leggermente e scosse la testa, forse volgendo i pensieri proprio alla fonte di tali tormenti.
- Mia moglie, ecco il problema - dichiarò, bevendo la sua bevanda a piccoli sorsi. L'immortale, notò un secondo più tardi la fede d'oro che lampeggiava palese al dito del ragazzo.
- È così terribile? -
- Tutt'altro, è la donna perfetta. Ma non ne sono innamorato - disse con nonchalance lo sconosciuto.
- E come mai non ne è innamorato, signor...? -
- Oh. Park Jimin - rispose e allungò la mano per stringere quella dell'interlocutore misterioso.
- Min Yoongi -
- Dicevamo, come mai non ne è innamorato? - domandò senza decenza l'immortale, sinceramente curioso della risposta. Ormai gli aveva donato tutta la sua attenzione, ed era bello per una volta parlare con un giovane così spigliato e sorridente come il signor Park.
- Ho altri gusti in amore signor Min - e prima di finire la sua seconda birra, sorrise così tanto da illuminare completamente lo squallore di quel locale.

 𝘎𝘭𝘪 𝘢𝘯𝘯𝘪 𝘪𝘮𝘮𝘰𝘳𝘵𝘢𝘭𝘪 𝘥𝘪 𝘔𝘪𝘯 𝘠𝘰𝘰𝘯𝘨𝘪 || 𝑶𝒔Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora