A volte vorrei davvero essere quel ragazzo bullizzato.
Vorrei essere notato da qualcuno, vorrei essere qualcuno, vorrei avere qualcuno.In questa nuova scuola non mi considera nessuno, sono solo un pivellino al 3 anno di liceo. Non sono nessuno.
Lui invece è bellissimo, ovviamente è il più popolare della scuola ed è anche il più stronzo.
È un bullo ma è anche il miglior studente di quinta di tutta la scuola; dopo scuola ha quasi tutti i giorni dei corsi di box, se non sbaglio lui è un lottatore, si dice che anche in quel campo sia uno dei più forti e che "giochi" illegalmente.Sono davvero molte le sue vittime ma io non rientro tra queste. Sono così inutile che non servo neanche per essere picchiato.
Entro a scuola e mi dirigo verso il mio armadietto, o almeno ci provo. Un ragazzo è appena stato buttato sul mio armadietto. Sussulto spaventato e mi avvicino per sapere se sta bene ma lui mi spinge facendomi cadere.
Batto il viso a terra facendomi un male cane. Alzo lo sguardo e faccio appena in tempo a vedere Kim TaeHyung afferrare per il collo il ragazzo e piegarlo in modo che la sua faccia sia vicina alla mia.
«chiedi scusa.» dice stringendo la presa al suo collo.
Il ragazzo, che in questo momento sta quasi soffocando, annuisce sussurrando un flebile scusa prima di venir scaraventato lontano da me.
Subito dopo TaeHyung mi solleva prendendomi per il braccio e iniziando a trascinarmi da qualche parte.
Non ribatto, mi sono incantato vedendo la sua bellezza.
La differenza tra me e lui è mostruosa. Lui è alto e muscoloso, io gli arrivo a mala pena alla spalla ed in confronto a lui sono uno stecchino senza neanche un accenno di muscolatura.
Mi lascia quando arriviamo in infermeria, mi fa sedere sul lettino e prende del disinfettante.
Mi guarda negli occhi, i suoi sono ancora iniettati di sangue, i miei sono fissi sulla sua figura.
Con del cotone impregnato nel disinfettante mi tampona sul naso, che sento frizza re tantissimo. Una mia mano si serra sul suo polso mentre un piccolo ansito di dolore lascia le mie labbra.
«mi chiamo TaeHyung» mormora mentre continua il suo lavoro.
«io mi chiamo JungKook» anche le nostre voci sono differenti. La sua è così dominante e mascolina mentre la mia è leggera, molto più femminile.
«mi spiace per averti coinvolto, non era mia intenzione.» il suo sguardo duro mi mette in soggestione, mi faccio piccolo piccolo nei miei vestiti.
Finisce e butta quel piccolo pezzo di cotone nel cestino per poi tornare a guardarmi.
«le lezioni sono finite, ti riaccompagno a casa» sgrano gli occhi alla sua affermazione.
«n-non ce n'è bisogno!» urlacchia diventando rosso.
«e invece si, ora quel coglione ce l'ha con te, per colpa mia, perciò è un mio dovere proteggerti JungKook.» mi guarda in modo severo.
Annuisco e scendo dal lettino, prendo il mio zaino e mi avvio verso l'uscita. Lui mi segue con qualche metro di distanza ma tenendo sempre gli occhi sulla mia figura.
Arriviamo a casa mia in pochi minuti, mi giro e sorrido triste.
«allora... Ciao» sussurro sorridendo.
«a domattina bimbo.» divento un peperone in men che non si dica mentre lui gira i tacchi e se ne va.
Mi ha chiamato bimbo... E ha detto che domattina ci rivediamo.
Sorrido a trentadue denti rientrando in casa.Un altro giorno. Stavolta non starò da solo, me lo sento.
Esco di casa con il miglior sorriso che ho e con l'intenzione di iniziare e finire questa giornata in modo splendido.
Arrivo a scuola e cerco con lo sguardo il gruppetto di TaeHyung.
A piccoli passi mi avvicino al loro gruppo ma sembrano non notarmi, così do un piccolo colpettino di tosse per farmi notare.
Sei paia di occhi si voltano a fissarmi, guardandomi straniti e TaeHyung fa parte di quegli occhi.
«che ci fai qui JungKook?» mi chiede lui.
«ieri hai detto che mi avresti protetto e che ci saremmo rivisti stamani» rispondo continuando a sorridere.
Con una mano mi spinge da una parte leggermente più appartata per allontanarci dai suoi amici.
«forse mi hai frainteso. Non intendevo sul serio, noi non siamo amici e ieri è stato un caso apparte. Ti prego di non avvicinarti più a me ok?» mi dice con tono calmo ed abbastanza alto da farsi sentire dai suoi amici che, appunto, stanno ridendo.
Cerco di non far sparire il mio sorriso e di non far vedere i miei occhi farsi lucidi.
«oh si certo, scusa per il disturbo.» mi maledico per la mia voce leggermente insicura ma non posso farci nulla.
Mi giro ed entro a scuola come se nulla fosse anche se oggi sono seguito da vari risolini.
Mi chiudo dentro il primo sgabuzzino che trovo pur di sfuggire a tutti gli sguardi.Un Sospiro tremolante lascia le mie labbra mentre il mio corpo si accascia alla porta.
Lascio che le lacrime scendano silenziosamente sulle mie guance.
Lascio che le campanelle delle varie ore suonino mentre io resto dentro a quella piccola stanzetta.
Quando sento l'ultima campanella suonare mi decido ad uscire da quello stanzino anche se ora il sorriso ha abbandonato il mio viso e il mio viso è rivolto verso il basso.
Mi scontro accidentalmente con qualcuno, rischiando di cadere se non fosse per due braccia che mi prendono al volo.
«jungkook, sei sparito per tutte le lezioni, ti stavo cercando» mormora quella voce mentre le sue braccia mi rimettono a posto.
Sempre con il volto basso alzo le spalle.
Mi alza il viso e non mi oppongo.
«hai pianto? È stato il ragazzo di ieri? Che ti ha fatto?» mi domanda nervoso.
«nulla, non è per lui.» esclamo a voce bassa. Mi lascia il mento mormora do un flebile "oh".
«ora dovrei proprio andare.» i miei occhi non si avvicinano neanche a guardare la sua figura, inizierei di nuovo a piangere.
«senti JungKook... Mi dispiace per stamani, non volevo essere brusco ma non posso perdere la mia reputazione. Tu sei un po'... Neutro ecco perciò non posso farmi vedere con te, ma se hai bisogno di aiuto ci sono.» parla e parla ma non ascolto neanche una parola. Sono neutro, anche lui lo pensa, non sono nessuno e sarà così per sempre.
Mi scosto dalla sua presa abbassando lo sguardo.
«non importa, so cavarmela da solo.»
Senza girarmi esco dalla scuola.☞ Prima parte, se vi piace lasciate una 🌟 e commentate <3
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𝚃𝚘 𝚋𝚎 𝚏𝚛𝚎𝚎 || 𝚝𝚊𝚎𝚔𝚘𝚘𝚔
Fanfiction[1]Essere orfani è orribile. Lui lo sa bene, l'ha provato sulla sua stessa pelle. [2] Vorrei essere notato da qualcuno, vorrei essere qualcuno, vorrei avere qualcuno.