Primo capitolo

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"Mi stai prendendo in giro? È uno scherzo? Dimmi che è uno scherzo, ti prego."

Andrej Militov si guardò intorno con aria stranita e scosse il capo. Era indeciso se prendersi la testa fra le mani o sbatterla direttamente contro il muro. Tanto, cosa sarebbe cambiato? Se quegli incompetenti pieni di boria credevano di poter prendere le decisioni al posto suo in quel modo, allora la sua esperienza, il suo amore sconfinato per quello sport e soprattutto il suo cervello diventavano del tutto superflui.

Luca Di Miglio si strinse nelle spalle ed emise un lungo, lunghissimo sospiro.

"No, temo di no..."

"E questa... questa..." Andrej fece una smorfia e serrò le mascelle, mentre le sue mani disegnavano nell'aria due virgolette, "novità... Da quanto ne sei a conoscenza?"

"Da un paio di giorni."

"Cosa? Da un paio di giorni? E me lo vieni a dire solo ora? Non credi che anch'io avessi il diritto di saperlo? Io più di tutti gli altri avrei dovuto saperlo! È inaccettabile, è una cosa inaudita! Io non riesco a credere che stia accadendo davvero..." Man mano che parlava, il tono di voce di Andrej divenne sempre più profondo, basso, amaro.

"Lo so, so che hai ragione, ma... La verità è che non ci potevo credere. Ho atteso fino all'ultimo nella speranza che cambiassero idea, che mi dicessero che si era trattato solo di uno stupido scherzo, proprio come dici tu. E invece..."

"E invece è tutto vero, giusto? Ma possono? Voglio dire, non è che una regola del genere si può cambiare così, da un giorno all'altro. O sì?"

"Immagino che il fatto che io sia qui a parlartene sia una risposta piuttosto chiara: possono e l'hanno fatto. Le regole le fanno loro e questa volta ne hanno fatta una senza precedenti."

Andrej rise, ma nessuna parte del suo viso assecondò quel suono che si propagò attorno a loro, rimbalzò sugli armadietti, si insinuò nelle docce e venne restituito distorto, adeguandosi al vero stato d'animo di entrambi.

"Senza precedenti? Già, lo puoi ben dire. Questa è una porcata, questo è un colpo di stato e, soprattutto, è l'inizio della fine di questo gioco. Come fanno a non capirlo? Prima ci impongono di mettere in rosa dei pivelli senza spina dorsale e per cosa? Perché secondo loro i giovani hanno bisogno di più spazio! Spazio... Ai nostri tempi i giovani sputavano sangue per guadagnarselo, quello spazio, te lo ricordi anche tu, vero? Che schifo... E io che pensavo di aver visto il peggio! Una donna... Io davvero non ci posso credere. È offensivo anche solo pensarlo."

Luca si guardò intorno d'un tratto preoccupato, dopodiché abbassò la voce. "Attento a ciò che dici, o ti accuseranno di discriminazione sessuale."

"Non me ne frega un cazzo!" ribatté l'altro, rosso in volto. "Mi accusino di quello che vogliono. Io una donna in squadra non la voglio."

"Non vuoi nemmeno sapere di chi si tratta?"

"No, una vale l'altra, non fa alcuna differenza."

"Questa potrebbe farla."

Andrej aveva preso a girovagare per la stanza senza una meta, ma quando sentì le parole di Luca si bloccò di colpo e si voltò nella sua direzione. Prima di parlare lo osservò a lungo con gli occhi socchiusi.

"Aspetta un attimo, fammi capire... Adesso ti schieri dalla loro parte?"

"No, non è questo, sai che anch'io come te trovo questa decisione uno schifo, un modo assurdo di incasinare le cose e di rovinare un gioco che era perfetto. È solo che quella ragazza..." Luca non sapeva come finire la frase. Non era bravo a mettere in parole quella che, in fondo, era solo una sensazione, una semplice e stupida sensazione. Sapeva che quella di cui stavano discutendo era un'idea assurda, Andrej aveva ragione, eppure sentiva che forse, tutto sommato...

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