CAPITOLO V - Nelle mani della mia Dea

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Cominciai a tremare tutto. Non solo per l’eccitazione perpetua, le palpitazioni, la paura, ma anche per il freddo. Ero tutto bagnato, e il leggero venticello che c’era mi faceva rabbrividire. Intanto il tempo passava. Dieci minuti, un quarto d’ora, mezz’ora. Cominciai seriamente a preoccuparmi. E se la mia padrona non fosse venuta? Cosa avrei dovuto fare? Attenderla fino al mattino, in piedi, grondante di presperma, col cazzetto disperato, conciato in quel modo ridicolo e con la gente che cominciava a scendere in spiaggia? Ormai avevo perso ogni cognizione del tempo, distrutto da dolore, eccitazione, stanchezza e paura, quando uno strillo gioioso quasi mi fece venire un infarto.

<<PISELLINOOO!!!>>. Saltai dallo spavento. Era lei, La voce soave della mia Dea. Mi sentii male. Caddi a terra. Francesca mi salì addosso, mi abbracciò stretto e mi riempì di bacini in faccia. <<Mmmphfff>> è tutto quello che riuscii a dire, allo stremo delle forze.

<<Piccolino…!!>> mi disse amorevolmente, <<Hai fatto tutto questo per me come ti avevo ordinato… Sei uno schiavetto bravissimo!>> e mi coccolò facendomi il solletico. Era dolcissima, un angelo. Ma per me fu un’ennesima tortura. Il pisellino pressava ormai come una bomba pronta a esplodere.

Lei poggiò una mano sul mio petto, mi osservò, poi si avvicinò all’orecchio e mi bisbigliò: <<Non vedevo l’ora di vederti così, sai stupidino? Ma quanto sei eccitante con questa mutandina sexy… ihihi>>. E con la mano scese giù per andare a strizzarmi la mutanda con tutto il pacco al suo interno facendomi sussultare. Poi soppesò quel pacco, come a verificare la consistenza dei miei testicoli, mentre mi mordeva sensualmente il lobo dell’orecchio. <<Uuuuuuhhh che belle palle gonfie! Ti meriti un premio…>>. Pur non potendola vedere a causa della benda, sentii che si spogliava per rimanere in bikini. Poi mi abbassò la mutandina rosa, appoggiò la sua passerina coperta dal costume sulla mia gabbietta e le tette sul mio petto, e cominciò a strusciarsi lentamente. Sentii che cominciava a godere.

<<Mi manca tanto il mio ragazzo sai? Mmmm… Non lo vedo da quindici giorni...>> mi sussurrò eccitata sfiorando il mio orecchio mentre col corpo si strusciava sempre più rapidamente e in modo provocante. Nessuna ragazza in vita mia mi aveva dedicato la benché minima attenzione, e ora lei, la mia Padrona, si stava eccitando strusciandosi su di me, pensando al suo ragazzo. Questo per me era già tantissimo. Mi prese i capezzoli tra le dita e cominciò a stringerli forte, tirarli e pizzicarli mentre appoggiava le sue morbide e sensuali labbra sul mio collo. Io urlavo, più per l’eccitazione a livelli impossibili che per il dolore. Non ce la facevo più. <<MMMMMMMPHHFFFFFF>>.

Ma la mia sofferenza epica non faceva che aumentare il suo godimento. Tirò i capezzoli ancora più forte e cominciò a farmi un succhiotto sul collo da paura. Il cazzettino si stava lacerando a contatto con la plastica, io sentivo mancarmi l’aria. Pregai che la mia Dea mi lasciasse stare, ma lei stava godendo intensamente e il mio compito era accontentare ogni suo capriccio e renderla felice, quindi resistetti eroicamente, con le ultime forze che mi restavano. <<MMMMMPPPPHHHFFFFF>>.

Dopo dieci minuti di terrore puro, finalmente smise di succhiare e si alzò in piedi. Immaginai che guardasse con soddisfazione l’enorme livido che mi aveva procurato. <<Schiavetto, ti piacerebbe essere liberato, vero?>> mi disse provocatoriamente, mentre mi faceva sentire il tintinnare delle chiavi che portava alla caviglia. Le chiavi della mia libertà. Non mi sembrava vero. <<MMMMPPPHFFFF>> bofonchiai mentre facevo un convintissimo cenno di sì con la testa. Le bramavo ardentemente, ero fuori di me.

<<Uhmmm… non so se liberarti o no… mi piace troppo vederti ridotto come uno straccetto solo per me… io voglio vederti così sempre! Sai che ti dico? Ti lascio così fino alla fine delle vacanze, e tu domani scendi in spiaggia con questa mutandina!>>.

Vacanze da SottomessoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora