Nel tempio di Ade, dove schiere di uomini cavano la soglia per chiedere la fine delle loro sofferenze terrene, un fagottino giaceva a terra. L'aveva condotto fin lì un cacciatore di teste, a volte d'uomo, a volte d'animali. Aveva superato in fretta la soglia luminosa che separava la sala centrale dalle gradinate adorne di colonne marmoree simili ad elevati ammassi d'ossa e se avesse potuto avrebbe lanciato il bambino senza alcuna cura.
"Perché lo hai condotto qui da me?" domandò il sacerdote a braccia conserte nella sua tunica nera e smeraldina. Di norma era il questuante a spiegare le ragioni della propria scelta, a mostrare i propri ricordi, a condividere le emozioni provate, ma un bambino ancora in fasce come avrebbe potuto? I suoi deboli gemiti potevano significare tutto e nulla.
"È lui" disse l'uomo in un soffio, provato dalle tempeste che avevano imperversato su di lui per tutto il viaggio. La natura stessa sembrava essersi ribellata al controllo degli dei per rallentarlo in ogni modo.
"È il Distruttore."
Plin. Plin. Le gocce d'acqua cadenti dagli abiti del cacciatore scandirono i pensieri del religioso che si avvicinò al corpicino tremante nel sonno. Si tenne a distanza in un misto di curiosità e paura e scostò il lenzuolo rivelando la pelle candida ma ancora macchiata di sangue. Quanto tempo era trascorso dall'ultimo fiore di vita che aveva incontrato?
"Dovete ucciderlo" disse l'uomo a fior di labbra, arretrando.
"Perché non ve ne siete occupato voi?" disse il sacerdote accorciando la distanza tra lui e il neonato. Chiunque lo avesse mandato si era premurato affinché restasse asciutto nonostante gli acquazzoni.
"Non ne sono stato in grado, anche se ho provato."
"Allora ci penserò io. Potete andare" disse il Padre, volgendogli le spalle. Il cacciatore, sollevato, tornò sui propri passi.
"Sette volte in grembo spirò, sette volte in grembo tornò" intonò raccogliendo da terra il suo nuovo discepolo. Alle sue spalle un tonfo lo avvertì della morte dell'uomo non appena ebbe superato il circolo luminoso.
"Sette volte giù negli inferi calò, sette volte sulla Terra si ripresentò e la Morte beffò."
Tra le sue braccia il piccolo si mosse liberando le braccia e le mani in cui stringeva un piccolo monile. Per qualche tempo avrebbe potuto illudersi di avere ancora con sé il suo Alexander.
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Alexander - 7 vite
FantasySono le scelte a renderci ciò che siamo e le storie che leggiamo sono un dipanarsi delle medesime. Ovunque, nel tempo e nello spazio, abbiamo la possibilità di divenire qualcosa di nuovo e inaspettato.