Honey.

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Ashton scrutava attentamente la massa di studenti spintonarsi a destra e sinistra in una gara per varcare il più velocemente possibile la porta dell'edificio scolastico, la campanella era suonata da circa dodici lunghissimi ed estenuanti minuti, era la prima volta che non la vedeva uscire tra i primi scolari come, invece, era solita fare. Osservò attentamente, per quella che era la trentaduesima volta, ogni singolo volto che si concentrava davanti al portone principale.
Il suo stomaco fece una giravolta quando, finalmente, le sue iridi verdi notarono un'esile figura muoversi tra la folla tenendo stretto a se il suo diario nero. Per un'istante i loro occhi si incrociarono ed Ashton risucchiò il suo respiro sorridendole leggermente. Non era mai stato un tipo insicuro di sé stesso, ma per qualche strano mito non era mai riuscito a farsi avanti ed aprire una conversazione con quella ragazza che tanto bramava, perciò, si limitava ad osservarla da lontano. A lui piaceva guardarla ogni giorno all'uscita della scuola, osservare come i suoi lunghi capelli color pece le ricadevano sul volto tenuto perennemente a testa bassa mentre cercava di confondersi in quel mischio di scolari e osservare come le sue esili braccia stringevano al petto quel quaderno in pelle nero, Ashton sognava che un giorno, magari, quelle braccia avrebbero stretto lui, sognava che quegli occhi incontrassero i suoi più di quattordici misere volte, perché si, lui aveva tenuto il conto anche di quante volte i loro sguardi si erano fugacemente incontrati prima che lei abbassasse, di nuovo, il suo volto verso il basso.
L'aria fredda di novembre si presentò con una forte folata di vento che fece volare fuori dal diario della ragazza un piccolo foglietto bianco che saettò fino ai piedi di Ashton, il quale si abbassò velocemente per raccoglierlo. Mosse velocemente i suoi piedi che scricchiolarono sotto la ghiaia finché non si trovò alle spalle della ragazza che era rimasta ignara della sua perdita. Il cuore di Ashton perse un battito quando posò gentilmente la mano sulla sua spalla per richiamare la sua attenzione, lei saltò sorpresa al suo tocco voltandosi con uno scatto veloce nella sua direzione. Era la prima volta che poteva osservarla da così vicino e definire meglio i suoi tratti fini, le sue labbra erano rosa pallido e leggermente screpolate per il freddo mentre i suoi occhi erano di un semplice marrone scuro che per Ashton, però, pareva essere il colore più raro del mondo. Aprì la bocca lasciando che i suoi respiri si colorassero di un leggero bianco pallido a causa della bassa temperatura.
"Umh, t-ti, ti è caduto questo" balbetto leggermente porgendole il fogliettino di carta; la ragazza osservò incredula l'oggetto nella sua mano per poi portare nuovamente l'attenzione sul viso di Ashton che, intanto, aveva preso un amorevole color rosso paonazzo "grazie" sussurrò lei, la sua voce era mille volte meglio di come se l'era sempre immaginata e quando le loro dita si sfiorarono una forte scarica elettrica percorse tutto il suo corpo riscaldano maggiormente il cuore del ragazzo. Lei portò velocemente il pezzo di carta in tasca cercando di non incrociare di nuovo quelle iridi verdi che la mettevano così tanto in soggezione. Un'altro colpo di vento fece spostare i suoi lunghi capelli sul suo bellissimo e delicato viso ed Ashton dovette far affidamento su tutto il suo autocontrollo per non spostarglieli dal volto. Un lungo sospiro lasciò le chiare labbra di lei che stava per riprendere la strada verso casa, ma i suoi movimenti furono bloccati nuovamente dalla mano di Ashton che afferrò delicatamente il suo avambraccio.
"Io mi chiamo Ashton" affermò cercando di non far tremare ancora la sua voce, un leggero sorriso si formò sul volto di lei che si prese qualche secondo prima di rispondere "Io sono Amber". Amber, il suo nome si ripeté ancora e ancora nella testa di Ashton come una leggera melodia.
"Io, uhm, stavo pensando che, ehm, potremmo, come dire..." inciampò nelle sue stesse parole provocando una dolce risatina da parte di lei che lo guardò ammirandolo nella sua tenera goffaggine "Si, che ne dici di un the?" propose lei cercando di alleviare la tensione. Il ragazzo annuì con un sorriso contornato da due amabili fossette che gli donavano un'aria ancora più infantile.
La camminata fino alla caffetteria fu silenziosa, gli unici rumori udibili erano quelli dei sassolini calciati da Ashton e, qualche volta, dei loro cappotti che si scontravano producendo un leggero suono che procurava un aumento di brividi sulle pelli di entrambi.
Un sospiro di sollievo lasciò le loro bocche quando la calda e accogliente atmosfera del bar-caffè li travolse, si tolsero i cappotti che poggiarono sulle sedie di un tavolo davanti alla grande e trasparente vetrata del locale, Ashton si affrettò a spostarle indietro la sedia ricevendo un'amorevole sorriso da Amber che, per la prima volta nella sua vita, si sentì lusingata da qualcuno.

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