III.

3 0 0
                                    


Il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me.

Critica alla ragion pura, Immanuel Kant

III.

«Buona serata, Adelina». Tommaso abbracciò mia madre in piedi, così vicina ai fornelli per trovare un'occupazione, o per meglio dire, un diversivo.

Fu un abbraccio terribilmente solidale, che continuò ad aumentare il dolore nel mio cervello.

«Scusaci Tommaso, tu non c'entravi nulla in tutto questo... io non so proprio cosa dire, in realtà». Farfugliava, si sistemava i capelli dietro le orecchie, li ravvivava e torturava, la voce di un tono troppo alto lasciava trapelare un disagio a malapena paragonabile a ciò che sentivo io.

"Si figuri", "ancora buona serata", "passo in questi giorni", "Ciao Greta". Alessio lo accompagnò fuori, sparirono per una manciata abbondante di minuti. Meglio così, me ne sentii sollevata.

«Era il caso di mettere su questo teatrino davanti al ragazzo di tuo fratello?» avrebbe potuto dirmi tante cose in quei minuti di faccia a faccia. Non c'era nessuna barriera a dividerci, se non quella dell'imbarazzo, ma lei credette esser opportuno ricordarmi di quanto fosse stato poco decoroso parlare della mia deviazione davanti ad estranei. Aveva paura mia madre, e come biasimarla. Non accettava che i vicini mormorassero e che gli sguardi delle persone mutassero. Odiava essere al centro dell'attenzione per cose sconvenienti: come il suo divorzio.

La mia presa di coscienza e l'abbandono da parte della mia seconda madre avevano una verità in comune: la delusione delle persone care.

«Parlare davanti a chiunque di questi problemi non ti porta a nessuna, e dico nessuna, soluzione, Greta», si era avvicinata, in una sua calma glaciale. Aveva ripreso coraggio. Bastava un cerotto, Greta, e la bua sarebbe sparita. Bastava un po' di sabbia, e tutto era dimenticato, ancora non lo capivo.

«Io non cerco una soluzione».

«Ti senti trascurata? Ho fatto qualcosa che ti ha turbato fino a questo punto, Greta? Parlami. Non c'è alcun bisogno di attirare la mia attenzione così. Non sei più una bambina. È un atteggiamento che hai sempre avuto. Quando Alessio riceveva della premura in più tu facevi di tutto pur di farti considerare a tuo modo. Era un gioco? Il gioco smetteva di piacerti. Era una materia? Iniziavi a non studiarla più. Adesso cosa c'è? Volevi rovinargli questa serata? Ci sei riuscita in pieno,» sospirò, «perché dev'essere tutto così complicato con te?»

Quella banale, banalissima e retorica analisi pseudo-freudiana mi lasciò di stucco, e di per sé ero già abbastanza scossa. Che il problema adesso risiedesse in un meandro indefinito di un'infanzia neutra e poco contestualizzata, mi parve una presa in giro. Alle volte, e mi sembrò vero quella sera più di altre, il cervello umano cerca di creare delle barriere infinitamente alte pur di non perdere un appiglio conforme nella propria visione di realtà.

«Quello che provo non ha nulla a che fare con delle stupide e infantili manie di protagonismo». Farfugliai e lei si schiarì la voce; non ero più certa che mi stesse ascoltando, le mie parole, qualunque fossero il loro valore, avevano perso il ruolo centrale. La conversazione era diventata una corsa contro il tempo alla ricerca di una soluzione immediata.

Portò il busto in avanti e con cautela le sue braccia si allungarono verso il mio corpo contratto e appesantito. Stava cercando evidentemente un contatto con le mie mani incrociate sul tavolo.

«Senti, Greta, sei solo caduta in uno stato confusionale». Titubante, un po' tremolante, non sapevo a cosa volesse andare a parare ma l'esordio non mi parve promettermi sensatezze.

You've reached the end of published parts.

⏰ Last updated: Oct 14, 2019 ⏰

Add this story to your Library to get notified about new parts!

CapovoltoWhere stories live. Discover now