Chapter 1 - L'incontro

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Sbuffo. Non ho mai capito, per quale stupida ragione, i reparti di questo supermercato vengano spostati circa ogni due settimane.

Dover perdere dieci minuti per trovare una confezione di latte è assurdo. Soprattutto quando si tratta dei miei UNICI dieci minuti di pausa. Per fortuna sono riuscita a pranzare con un tramezzino attraversando la strada. Mangiare camminando è una cosa a cui sono abituata da anni. È piuttosto comune nella mia città.

Guardo l'orologio. Mancano esattamente quattro minuti e poi il mio cellulare inizierà a suonare.

"Devi dare il buon esempio, Kelly." Mi echeggia in mente.

Per un secondo penso di rubare la confezione di latte dal cestino con le ruote di una vecchietta poco distante. Se lo facessi, mi avanzerebbero due preziosi minuti. L'idea è troppo crudele per essere presa sul serio, quindi desisto.

Poi, finalmente, vedo un commesso vicino al reparto surgelati. Supero svelta un carrello abbandonato e svolto a sinistra, seguendo la mia unica fonte di salvezza.

Per un pelo non mi schianto contro un ragazzo con un foglietto in mano. Lui apre la bocca come a voler dire qualcosa, ma poi tace. Rimango qualche secondo in attesa. Osservo ancora una volta il ciuffo dipinto di grigio tirato all'indietro, incerta anche io se debba dirgli qualcosa. Lo squillare del telefono mi ricorda di non avere più tempo nemmeno per pensare. Scappo via dal supermercato, in ritardo e senza latte.

Per fortuna per raggiungere il negozio non devo fare altro che attraversare al semaforo e svoltare a sinistra. Stranamente oggi è verde. Non capita quasi mai. Faccio mezzo passo in avanti, quando qualcuno mi afferra per una spalla. Mi volto e lo vedo, il ragazzo dal ciuffo grigio.

"Sai chi sono?" domanda pieno di aspettativa. Lo guardo scettica. Non sono sicura di doverlo prendere sul serio. Il suo viso si colora di quella che mi pare soddisfazione. Prima di avere il tempo di analizzare la sua reazione incongruente... mi bacia. Rimango talmente di sasso per via della situazione assurda, che quando tento di spingerlo via ormai si è già spostato da solo.

"Ma chi diavolo sei?" Urlo. Vorrei anche chiedergli: Cosa vuoi? Perché mi hai appena dato un bacio sulle labbra? Sei un pazzo pervertito?

Solo che non riesco a pronunciare un'altra sola parola. Mi accorgo che le dita, semiaddormentate dall'aria gelida, tremano. Succede sempre quando qualcosa mi sconvolge.

"Davvero non sai chi sono?" domanda di nuovo lui. Faccio un passo indietro per sicurezza e poi scuoto la testa.

Non voglio dirglielo, però lo so. Cioè no, non so chi sia. Tuttavia sento che dovrei saperlo. Mi spiego meglio, nel momento in cui i nostri sguardi si sono incrociati, è stato come se si fosse accesa una lampadina nella mia testa. È come se il ricordo di questo ragazzo fosse seppellito da qualche parte della mia mente. Quasi come se venisse da lontano, da un'altra vita. Sì, credo di sapere chi sia. Solo che non lo ricordo.

Intravedo con la coda dell'occhio il semaforo diventare rosso per i pedoni.

"E se ti dicessi che quando una persona nasce essa nasce in tre posti differenti?" dice. Non sono certa di capire di cosa stiamo parlando.

"Tipo in Alaska, in Giappone e in..."

"Non proprio..." mi interrompe, "come spiegartelo in maniera semplice? Be'... due altre te stanno vivendo un'altra vita in due posti molto diversi da questo. Solo che le Stelle, che di solito non sbagliano mai, pare abbiano messo una te in un posto sbagliato. E come se non bastasse se ne sono accorti un po' troppo tardi. Ehm... che ne diresti se ti spiegassi tutto davanti a un caffè?" Sono talmente confusa da non riuscire nemmeno a rifiutare.

***

"Quindi... come vi siete accorti che una delle me non è al posto giusto? Come hai fatto a trovarmi? In che modo posso io esservi d'aiuto?" chiedo, subito dopo esserci seduti. Abbiamo scelto il bar più vicino. Per un motivo o per un'altro, entrambi non abbiamo tempo da perdere. Non so perché gli stia dando corda e stia assecondando questa conversazione folle, forse perché farei di tutto pur di rientrare in negozio.

"Che ne diresti di iniziare con le presentazioni?" propone, sollevando un braccio per attirare l'attenzione di un cameriere.

"Credo tu sappia già chi sono." Se è venuto a cercarmi deve saperlo per forza.

"Già. Ma tu non sai chi sono io. Arn, piacere." Ha sulle labbra un accenno di sorriso che non riesco a catalogare. Quando il cameriere si avvicina al tavolo realizzo di dover ordinare qualcosa nonostante il mio stomaco sia chiuso. Scelgo la mia bevanda preferita, sperando di riuscirla almeno ad assaggiare.

"Lo abbiamo capito perché l'altra Kelly non ha sviluppato le qualità che la rendevano quella giusta. Le Stelle mi hanno detto dove trovarti. Tu ci aiuterai prendendo il posto della Kelly sbagliata. Che in altre parole vuol dire: ritornando al posto che ti spetta" prosegue non appena siamo di nuovo da soli.

"Cosa? Io non vado da nessuna parte. Chi sono queste Stelle? Dov'è questo posto?" chiedo, pronunciando più piano l'ultima parola.

"Ascolta, non posso rispondere a tutte le tue domande e non posso spiegarti adesso tutto quello che vorresti sapere. Devi solo fidarti. Non hai idea di quello che succederebbe a questo mondo se tu non ci aiutassi. Il posto dove andremo si chiama Arkansa. È da lì che vengo."

"Ok. Ci penserò, va bene? Adesso però devo proprio scappare. Rispondi solo all'ultima domanda." Arn annuisce, mentre il cameriere poggia sul tavolo le tazze. Il mio caffè macchiato con vaniglia profuma, ma so con certezza che non riuscirò a berne nemmeno un sorso.

"Per quale ragione mi hai baciato?" chiedo, improvvisamente con la gola secca. Ho difficoltà a deglutire e sono costretta a mandare giù un minuscolo sorso. Il liquido e la tazza sono così caldi da farmi rischiare un'ustione alle mani e alla lingua, tuttavia il tepore mi rilassa non appena raggiunge il mio stomaco.

"Dovevo assicurarmi che mi riconoscessi. In realtà dal tuo sguardo ho capito subito che lo avevi fatto. Che vuoi che ti dica, mi piace essere teatrale." Scoppia a ridere, facendomi accigliare. Presuntuoso com'è non meriterebbe la mia attenzione nemmeno se non stesse blaterando assurdità.

"Quindi vuoi dire che tu e l'altra me..." Secondo la logica, se mi ha baciato per farmi ricordare qualcosa, significa che questo matto è convinto di stare con me o con qualcuno che mi somiglia molto in... un altro mondo?!

"È più complicato di così. Te lo spiegherò la prossima volta. Comunque no, non ancora. Però Arnok e e Tresha stanno già insieme da un pezzo."

"Chi?" domando, mordendomi il labbro. Mi sembra di fare su e giù con l'otto volante. Ogni volta che credo di avere, in parte, capito qualcosa, ne salta subito fuori una ancora più complicata.

Arn scuote la testa e sistema dieci sterline sul piattino del conto. Non risponderà più a una sola domanda. Il telefono squilla di nuovo. Sono in un mare di guai. Faccio un segnale ad Arn e mi catapultò fuori. 

La Destinata del reDove le storie prendono vita. Scoprilo ora