Sfioro dei dischi in vinile pieni di polvere, aspettando che Arn mi spieghi perché ci troviamo in questo posto.
"Non siamo qui per travestirci, vero?" dico indicando delle parrucche dai colori fluo. So che non è così, però mi sembra divertente.
"Direi proprio di no!" mi rassicura, scoppiando a ridere. Ha una risata spensierata, piacevole, mi accorgo.
Fa cenno con la testa e lo seguo. Si sposta verso la cassa, attraversando il pienissimo, claustrofobico negozietto. Il cassiere fissa Arn per un attimo. I suoi occhi sono di un colore innaturale; giallo intenso. Arn allunga il braccio e sposta appena il polsino della camicia per mostrare la pelle nuda. Faccio un passo in avanti e mi accorgo di un piccolissimo tatuaggio nella parte interna del polso. Dalla mia posizione non riesco a discernere bene cosa sia. Il cassiere lancia appena uno sguardo al tatuaggio e annuisce.
"Mi serve un lasciapassare per lei." L' uomo si gira verso di me quasi accorgendosi solo adesso della mia presenza.
"Niente da fare. Non ci sono eccezioni per chi non ha il pass. Hai idea di cosa succederebbe se quelli come lei avessero il permesso di entrare ad Arkansa?"
"Ma lei non è una umana..."
Certo che lo sono!
Ho voglia di protestare ma so che non sarebbe saggio.
"Le Stelle hanno commesso un errore, devo effettuare lo scambio. Lei è la Lucente. Ne avrai sentito parlare, avanti. Non si parla d'altro ad Arkansa, ultimamente."
"Tu sei Arn? Il Principe della Notte?" Sgrano gli occhi.
Ho sentito bene?
Arn annuisce al cassiere, o a chiunque sia questo essere dagli occhi gialli.
"La Lucente è sotto la tua protezione, ma il suo lascia passare è a breve scadenza. Assicurati che venga regolarizzata al più presto. E ovviamente occupati di far tornare sulla Terra la Lucente sbagliata. Nei registri risulterà che c'è qualcuno di troppo."
Arn mi afferra la mano, prendendomi alla sprovvista e facendomi sussultare. Mi scopre il polso, scostando appena il cappotto. Il cassiere passa il palmo aperto su di esso, facendo comparire lo stesso piccolo tatuaggio. L'unica differenza è che questo lampeggia, compare e scompare ogni secondo. Guardo da vicino il simbolo. È un sole, poco più piccolo di un Penny.
Arn apre una porta accanto alla cassa e io lo seguo. Entriamo in un corridoio che sembra infinito. Ha l'aria di essere scavato nella pietra.
***
"Quello è il Guardiano di Arkansa." m'informa, non appena imbocchiamo il corridoio umido. Sfioro la parete grezza, bagnandomi le dita di condensa. Immagino somigli a una grotta, anche se non ne ho mai visitata una.
"Sei un vero principe?" chiedo, sentendomi stupida. La mia sensazione di goffaggine accresce quando rischio di inciampare sul pavimento buio.
"Sì, ma è più complicato di così."
Questa l'ho già sentita...
"Cosa è una Lucente? Cosa..." mi interrompo. Se comincio a conoscerlo, non risponderà alle mie domande. Ho fatto da trottola per mezza città e sono stanca. Meglio risparmiare le forze.
C'è un uomo, mi accorgo. Indossa un mantello blu col cappuccio ed è seminascosto in un angolo. Appena si accorge del mio sguardo su di lui, fa qualche passo verso di me. Ricorda i venditori di strada della mia città. Si avvicinano per proporti la loro offerta solo se gli dai la possibilità di incrociare il tuo sguardo. Cosa che sto ben attenta a non fare, di solito.
"Tre carte per te. Pescane una" dice riferendosi alle tre grandi carte che sorregge con una mano.
"No, grazie" risponde Arn, facendomi segno di accelerare il passo. "Mendicanti. Vendono o barattano magie. Meglio non fare affari con loro."
Decido di non soffermarmi, almeno per il momento, sulla parola magie, per me fino a oggi relegata solo alle streghe dei cartoni animati.
Improvvisamente, al centro del corridoio che sembra senza fine, appare dal nulla una porta.
"Questa è la tua prima vera prova. Vedi qualcosa lì in fondo?"
"Una porta?" dico sarcastica. Mi prende in giro?
"Bene. Gli esseri umani la vedono solo se sanno della sua esistenza. È una sorta di sistema di sicurezza. Il fatto che tu la veda, vorrà probabilmente dire che i Saggi hanno ragione."
Il vorrà probabilmente non mi convince molto, a essere sinceri.
Non appena ci separano solo una manciata di centimetri dalla porta, questa si apre da sola. Al suo interno riesco a scorgere il resto del corridoio.
Che ragione c'è di piazzare una PORTA che non PORTA da nessuna parte?
Arn l'attraversa e io faccio lo stesso. Si percepisce un rumore di corrente elettrica provenire dal passaggio. Ed effettivamente, quando ci passo in mezzo, mi pare di sentire un'impercettibile scossa. Non appena sono dall'altra parte, mi accorgo di qualcosa di diverso nel corridoio. C'è una porta, che nel corridoio infinito non c'era, a una decina di metri di distanza da dove ci troviamo. Quindi, probabilmente, si tratta di due diversi corridoi, seppur quasi identici.
Arn raggiunge la seconda porta, che invece dell'altra ha l'aria di essere sempre stata qui e di non essere sospesa nel nulla; infatti è saldamente incastonata alla parete. E inoltre questa non si apre da sola, scopro ben presto. Ci ritroviamo in un pianerottolo piccolo e spoglio. Una luce a neon funziona solo per metà. Osservò gli scatoloni in un angolo e i grovigli di polvere e capelli sulla moquette in gomma grigia, cercando di capire che posto sia. Il ronzio regolare proveniente dalla stanza accanto ricorda uno studio dentistico. Sulla sinistra ci sono una porta blu e accanto mezza rampa di scale. Quando sto per girare la maniglia, Arn mi ferma.
"Non c'è bisogno di passare da lì. Usciamo dal retro." Scendiamo la mezza rampa e arriviamo davanti a un portone di ferro, di quelli che si trovano spesso dietro gli edifici. Non so che ore si siano fatte, ma quando usciamo è buio. L'aria è calda, calda come non lo è mai stata delle mie parti. Mi sfilo il cappotto e osservo il paesaggio. Anche questo è parecchio differente. Nessuna villetta dai mattoni rossi, niente che possa farmi pensare di essere ancora sul suolo inglese. Sopra l'edificio dal quale siamo usciti, c'è un'insegna luminosa. Mi accorgo di cosa si occupano: tatuaggi.
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La Destinata del re
FantasiL'anno sabbatico di Kelly non è andato proprio come aveva immaginato. I suoi genitori, infatti, l'hanno incastrata nel loro negozio di fiori e la breve pausa pranzo è l'unico momento per evadere dalla routine opprimente del suo paesino inglese. Un g...