Sembrava tutto asettico nella vita di Jisung. A partire da quelle inconfondibili pareti bianche, di camera sua, che lo circondavano. All'aria, che era diventata fin troppo pesante e lo portava giù. Al cielo, che cupo era diventato, e che non voleva saperne di smettere di piangere. Al suo cuore che si faceva sempre più piccolo, giorno dopo giorno. Alle continue visite dai medici, che utilizzavano le parole con cautela. Alla sua intera vita.
Eterna breve vita di un ragazzo di diciotto anni.
Il mondo di Jisung si era fatto un po' più chiaro con Minho. Il suo amato Minho che sempre era stato al suo fianco. Che sempre lo supportava.
Loro si amavano di un amore che solo pochi conoscevano. Un amore sincero, senza doppi fini, senza menzogne. Nulla è perfetto ma la loro relazione gli si avvicinava.
Anche Jisung lo diceva. ''Sei l'unica nuvola rosa in questo grigio cielo. Sei perfetto Minho'' Sussurrò una sera, sotto la finestra di camera sua, una mano che giocava con le dita del maggiore. ''Nulla è perfetto, Jisung''
Gli occhi lucidi di Minho, le lacrime che minacciavano di scendere. Nemmeno Jisung sapeva il perché. Il perché Minho sembrasse stare sempre male.
Come cristallo che rischia di rompersi ad ogni parola sussurrata.
Se lo chiedeva continuamente ma non riusciva a dare una risposta a quelle sue domande. Minho continuava a dire che andava tutto bene, che non c'era niente di cui preoccuparsi.
''Per me, sei l'essere più speciale che conosca'' Riprese Jisung, scacciando tutti gli altri pensieri e concentrandosi solo su quei lucidi occhi azzurri che gli appartenevano.
Lo guardò incantato da quella bellezza delicata. Si avvicinò lentamente, sotto la luce delle stelle. Disintegrò le distanze e posò le sue soffici labbra su quelle del maggiore.
Un bacio lento, ricco d'amore e passione e desiderio. Jisung sentì il sapore delle lacrime dell'altro, tiepide aspre lacrime.
Quando si staccò afferrò la mano di Minho e si avvicinarono al letto della sua camera. Si sedette, Jisung, aspettando che anche l'altro facesse lo stesso.
''Non posso restare Jisung'' Disse Minho, le dita ancora intrecciate a quelle dell'altro. ''I miei genitori mi stanno aspettando. Verrò domani''
Jisung non capiva il perché il suo ragazzo non potesse dormire con lui. Entrambi i loro genitori erano a conoscenza della loro storia eppure i genitori di Minho sembravano ostili. Più volte il maggiore aveva dovuto mentire alla madre per poter stare con Jisung.
Ma nonostante tutto , quest'ultimo non capiva il perché i genitori di Minho fossero contrari al loro quasi perfetto amore. Ma gli poteva anche andar bene pur che potesse vedere Minho.
''Va bene Minho. Ci vediamo domani allora'' Un velo d'asprezza su quelle parole. ''Mi porti qualche caramella? Non ho molta voglia di uscire'' Sorrise il minore, per poi fare un piccolo broncio. Minho sorrise, e scosse la testa ''Va bene, le mangiamo insieme. A domani Jisung'' Si avvicinò alla porta con passo felpato ''A domani Minho, ti amo''
Il maggiore si fermò, una mano sulla maniglia della porta.
La teneva stretta ma ancora non l'apriva. Jisung riuscì a scorgere un sorriso sul volto di Minho e poi, una solitaria lacrima troppo fredda per poterne capire il significato.''Anche io'' Sussurrò con parole veloci per poi uscire dalla porta con sguardo basso.
Jisung andò a letto sereno. Si distese sotto le coperte fredde e si coprì per bene. Nonostante vedesse Minho piangere, lui era felice. Felice perché l'amava. E a Jisung bastava solo questo, l'amore del maggiore. Un amore bramato da tanto tempo, troppo, ma che ora veniva ricambiato.
La mattina seguente Jisung, accompagnato dalla madre andó a far vista al suo medico. Il suo studio non era lontano da casa sua, giusto qualche minuto a piedi.
Non ci andava da molto, forse nemmeno un'anno però con lui poteva parlare di tutto quello che gli passava per la testa. All'inizio gli era ostile. Non capiva perché avesse bisogno di qualcuno con cui confidarsi e con cui poter parlare di come si sentisse.
L'unica cosa che sapeva è che sua madre lo riteneva una persona di fondamentale importanza nella vita del ragazzo. Forse perché lei stessa ne aveva bisogno, dopo la morte del marito.
Ma a Jisung andava bene così. Faceva bene a sua madre, sfogarsi e forse, faceva bene anche a lui. Entrati nella stanza, prima la madre e poi il figlio, salutarono il medico e si sedettero entrambi sulle due sedie nere davanti alla scrivania.
Le quattro pareti di quella stanza bianca presentavano alcuni quadri, colori primari. Il medico Lee Felix ricambiò il saluto. ''Come state? '' Chiese intrecciando le mani e facendo balenare lo sguardo sui due pazienti.
La madre rispose per prima. Da come descriveva la sua situazione attuale non sembrava stare bene ma nemmeno male. era in una fase intermediaria.
Doveva ancora capire bene come voleva sentirsi. Si sentiva spezzata, sola e tradita. Si sentiva insicura, sempre sul punto di piangere. Ogni sua certezza era stata spazzata via dal gesto atroce del suo, ancora, marito.
Jisung, al contrario, si sentiva bene. Bene perché quel pomeriggio stesso avrebbe rivisto il suo amato e nessuno poteva negarglielo. Lo spiegò al medico, il quale con faccia perplessa annotò ogni loro risposta.
Le domande e le risposte continuarono ad uscir fuori dalle tre persone in quella stanza. Alla fine di ogni seduta, Jisung si sentiva sempre un po' violato.
Come se qualcuno stesse cercando di entrare con la forza dentro il suo mondo e di scoprirne ogni singolo centimetro. Avido di tutto quello che il ragazzo potesse nascondere al suo interno.
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schegge di vetro ; minsung
FanfictionDue treni che procedono in direzioni opposte. Due treni che hanno saputo incontrarsi, per caso e che non riuscivano più a tornare per le loro strade. Jisung e Minho, che proprio come quei due treni, si sono trovati e, per il bene o per il male, non...