𝘗𝘢𝘳𝘵𝘦 𝘚𝘦𝘤𝘰𝘯𝘥𝘢

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- Bello schifo -
- Ci hanno stracciato fratello - rispose Yoongi di rimando, dando una pacca sulla spalla al suo migliore amico. I due ragazzi entrarono negli spogliatoi, con l'odore pungente di sudore e pelle maschile a invadere le narici, le labbra attaccate al beccuccio delle borracce, con l'acqua che cadeva in tanti rivoli ai lati delle bocche assetate.
- Quegli stronzi sono forti cazzo - ammise Seokjin, passandosi l'asciugamano morbido sulla fronte pregna di sudore.
- Abbiamo fatto del nostro meglio -
- Dillo al coach, è incazzato nero - rispose Seokjin davanti al suo armadietto. Si tolse la divisa da calcio bagnata fradicia, i calzini e le scarpe sporche di terriccio, rimanendo completamente nudo di fronte al suo migliore amico che aveva già un accappatoio attorno al corpo tonico. Intanto, il resto della squadra entró nello spogliatoio, tutti intenti a spogliarsi per infilarsi nelle docce calde. Quelli erano i compagni di Seokjin da una vita ormai, sin da quando giocava a calcio - probabilmente da quando aveva imparato a camminare - era sempre stato abituato a fare parte di un insieme, di un gruppo, fare parte di un obiettivo comune e il calcio era la sua passione. L'unica passione accettata da quello stronzo di suo padre, l'incubo della sua infanzia, le manette intorno ai polsi che impedivano a Seokjin di vivere come voleva. Ma si sa, alle manette ci si fa l'abitudine e il ragazzo aveva imparato a muoversi furtivamente, con malizia e cattiveria, all'interno di quel pochissimo spazio che gli era stato concesso. Come un topo in trappola incattivito dalla prigionia, un cannibale di odio e arroganza.
Sotto il getto caldo della doccia, con il vapore bianco a riempirgli i polmoni già corrosi dalle sigarette, pensava solamente a quanto era incazzato con sé stesso per aver giocato così fiaccamente, la testa in parte rivolta a suo padre e a quello strano ragazzo che era stato assunto per scolpire l'ennesima statua inutile per riempire la sala. Non si ricordava nemmeno come si chiamava, anzi, sembrava che il suo nome avesse la stessa consistenza del vapore in cui era immerso, presente nel suo cervello, ma inafferrabile a piene mani. Non che gli importasse dopotutto, chi se ne fregava dell'ennesimo intruso in casa sua?

Aveva pensato molte volte di uccidere suo padre, magari di nascosto, durante la notte, di spalle, all'improvviso con un proiettile sparato in fronte. Tutte le fantasie macabre di un ragazzino che era cresciuto con il suono dei pugni e del sangue. Aveva sognato anche di scappare, fuggire lontano, ricominciare da capo, ma come poteva il figlio del più ricco banchiere di Seoul scappare lontano dalla sua casa? Non esistevano vie di fuga.
- Jin? Ehi, ma ci sei? - domandó nuovamente Yoongi dalla doccia accanto alla sua.
- Sì scusa, stavi dicendo? -
- Stasera esco con Minsi di nuovo, cazzo fratello ha un culo da paura - disse Yoongi con la voce ovattata dallo scrosciare dell'acqua sul suo viso.
- Cosa fai, te la scopi? -
- Puoi girarci, anche se a dir la verità mi piace -
- Signori e signore, Min Yoongi si è innamorato! - urló il più grande con le mani messe a coppa davanti alla bocca, gocce d'acqua a riempirli la gola.
- Sta zitto! -
- Qual è il problema scusa? Oh Yoongi! Ommioddio Yoongi! Va più veloce, oh sì! - scimmiottó Seokjin con la voce più alta di tre ottave.
- Ci hai sentiti l'altra sera? - domandó Yoongi ridendo di gusto.
- Urlava come una gallina fratello. Sarebbe stato meglio se Micheal Bublè in persona mi avesse cantato nell'orecchio tutta la notte - ammise Seokjin scocciato e sbuffando divertito.
- Ma tu odi Micheal Bublè -
- Ora capisci che quello che ho sentito per tutta la notte era del porno scadentissimo? Ripensaci due volte ad invitarmi a casa tua se poi devi scoparti la gallina - ovviamente stava scherzando, ma adorava riprendere Yoongi per delle sciocchezze di così poco conto, giusto per farlo sentire in colpa per pochi secondi. Non avrebbe mai potuto essere davvero arrabbiato con lui, chè sapeva benissimo che lo aveva invitato a casa sua solo per farlo scampare alle grinfie di suo padre. Una piccola fuga istantanea, come il battito di ciglia o il battito di ali di un colibrì. Yoongi pensava sempre a lui, specialmente perché era stato proprio lui, in tutti quegli anni, a curargli i lividi e le ferite provocate dai pugni di suo padre.
- Ma taci, scassapalle - e la risata spensierata di Seokjin si libró nell'aria, gli unici momenti di tranquillità che gli facevano sentire il cuore un po' meno massacrato da quel turbine di odio che era la sua vita.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 15, 2020 ⏰

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𝘓𝘦 𝘤𝘦𝘯𝘦𝘳𝘪 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘥𝘪𝘴𝘤𝘰𝘳𝘥𝘪𝘢 || 𝑵𝒂𝒎𝒋𝒊𝒏 𝑶𝒔Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora