Cos'è, l'amore?
Era una gelida giornata di Novembre, più o meno la stessa del mese dove le persone giravano coperte di almeno tre diversi maglioni affiancati da un piumino più grande di loro, oltre i pantaloni più pesanti che riuscissero a trovare e che andavano ormai a ruba. Era una delle tante giornate che avrei voluto passare in una baita dispersa in mezzo al nulla più totale, in mezzo alla neve e al meraviglioso suono del vento che batte impetuoso sulle finestre, che sembrano quasi sull'orlo di frantumarsi.
Delicatezza.
Mia madre molti anni fa continuava a dirmi che dovevo trattare con gentilezza anche ciò che ai miei occhi sembrava più forte di me; non credo di aver mai capito cosa intendesse prima di incontrare ciò che più sembrava forte e fragile di me allo stesso tempo.
Dipingevo, in quel momento. Artista di strada? Ci vivevo, era la mia casa. Non che i soldi mi venissero a mancare, ma credo che definirsi padroni del mondo mentre si è in un letto o in un ufficio a questo punto sia un ragionamento quasi da menzogneri, da chi non ha ancora capito che siamo solo una minima parte del pianeta e non rappresentiamo potenzialmente quasi nulla di questo stesso. Voglio mostrare la mia arte al mondo, alla terra, all'erba, al cielo, non solo alle persone che mi girano intorno.
Mi si avvicinò una ragazza, procinta a sedersi al mio fianco mentre intingevo il pennello di pittura rossa.
Rimase in silenzio al mio fianco, e così il giorno dopo e quello dopo ancora, senza parlare. Sembrava stranamente interessata da ciò che facevo, nonostante questi raffigurassero paesaggi di qualsiasi tipo. Avevo gli occhi addosso in quasi ogni momento della giornata, per ore; mi chiedevo quasi se non avesse anche lei effettivamente qualcosa da fare. Era forse maniaca? Si divertiva a vedere una persona dipingere? O forse me. Forse provava eccitazione nell'osservare i miei quadri o osservare le mie mani sbiadite e ghiacciate rischiare il tutto pur di cercare di fare movimenti fluidi, che cercavano di dare un senso a tutta quella situazione e quella attenzione che lentamente svanì, venendo a mancare.
Non la vedevo più, da nessuna parte. Perché mi preoccupavo tanto per qualcuno che nemmeno conoscevo? Non lo sapevo, eppure volevo cercarla.
Lasciai la mia attrezzatura lì, le persone di quel piccolo paese mi conoscevano più che bene e sapevo che non avrebbero toccato nulla, e la convinzione che sapessero dov'era o chi era quella ragazza scomparve nel momento in cui iniziai a chiedere di lei e non ricevetti nessuna risposta che mi potesse essere d'aiuto. Forse era una turista? Forse no, non avrebbe senso. Perché fermarsi a guardare me invece dei posti, allora? Forse dovevo cercarla ancora, in modo più approfondito.
Passarono i giorni, anche se non so ancora esattamente quanti, e l'unica cosa che vidi probabilmente erano le mie tele vuote che aspettavano un minimo della mia ispirazione. Mi misi a lavoro, e, mentre mi chiedevo perché un'azione così semplice fosse riuscita a mandarmi completamente in difficoltà, iniziai a guardare il bosco.
Il bosco era ciò che dipingevo quasi sempre, oltre ad essere il posto in cui passavo la maggior parte del tempo quando ero ancora un piccolo bocciolo che non sapeva cosa gli sarebbe aspettato una volta diventato adulto. Intravidi del rosso, in mezzo a tutto quel verde.
Dovevo andare a controllare? Perché avevo tanta voglia di mettermi in mezzo a spine e piante di ogni tipo pur di sapere se forse era il rosso che io ormai conoscevo a vista? Non persi tempo. Mi alzai e corsi definitivamente verso quel posto che conteneva memorie di ogni tipo, mettendoci almeno dieci minuti per raggiungerlo e addentrarmi in questo.
C'era lei. Di spalle.
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I Papaveri Di Morfeo
أدب نسائيVi è qui, l'impronta del sentimento. Amore nobile e volgare, incerto. Non dirò sulla mia arte, sta a voi recitarla nel modo giusto.