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Gennaro non era il tipo che andava dietro le ragazze. Gli occhi blu e i capelli biondi erano solo una piccola parte del suo fascino. Erano semmai le occhiaie, l'aria da cattivo ragazzo e, sì, la strafottenza che ogni tanto lasciava trasparire, ad attirare fiordi di spasimanti. Gennaro non andava dietro alle ragazze. Erano le ragazze ad andare dietro a lui.
«Salve, sono Gennaro Raia. Ci siamo sentiti l'altra sera. Faccio parte del gruppo Urban Strangers. Volevo chiederle se stasera possiamo esibirci nel vostro locale.»
Erano a malapena le otto di mattina. Il ragazzo non si era certo alzato perchè mattiniero, quanto perchè non aveva chiuso occhio per tutta la notte.
Ogni volta che cercava di spegnere la mente, vedeva un paio di occhi azzurri chiaro, quasi grigi. Tentava di scacciarli, ma questi tornavano, non lo lasciavano andare via.
Era sdraiato sul letto. Le lenzuola puzzavano del tabacco che continuava a far cadere quando rollava le sigarette e la federa del cuscino era piena di piccoli buchi carbonizzati. In quello stesso momento stava fumando.
Il fumo aveva fatto parte della sua adolescenza praticamente da sempre. Nemmeno sforzandosi riusciva a ricordarsi la prima sigaretta, il primo tiro. Forse era stato quando aveva rubato un pacchetto alla madre per curiosità. Oppure quando in terza media, un ragazzo del liceo l'aveva convinto a provare.
Non importa come iniziano le abitudini. Diventano talmente monotone da far parte della vita da sempre. È difficile uscirne proprio perchè iniziano a far parte di noi.
Alessio si lamentava sempre di questo suo brutto vizio. Poteva definire anche lui un'abitudine: era piombato nella sua vita quando avevano solo diciassette anni e non se ne era più andato via.
Alessio, cavolo, era Alessio: il tipico ragazzo che aveva finito cinque infiniti anni di liceo scientifico senza mai avere neanche un debito; quello che chiamava la mamma due volte al giorno come minimo; quello che aveva preso la prima ed ultima sbronza a Capodanno con la famiglia; quello che studiava chitarra con un maestro privato fino a diventare troppo bravo per seguire delle lezioni.
Alessio era speciale. Era sempre stato al suo fianco, soprattutto nei momenti più difficili.
Probabilmente, il suo migliore amico era la sua migliore abitudine.
«Lo so che abbiamo rifiutato la vostra richiesta di farci esibire, ma quella sera non è stata proprio il massimo. Abbiamo avuto qualche problema.»
Si passò una mano sul viso e appoggiò il braccio sugli occhi. La cenere della sigaretta iniziava a cadere disegnando cerchi nell'aria, appoggiandosi ancora sulla federa bucherellata del cuscino.
«Quindi accettate? Bene, perfetto. Le 22.00 vanno benissimo. Grazie.»
Il classico segnale acustico della fine di una chiamata risuonò per la stanza. Era nuovamente andato a dormire nella camera che aveva all'interno dello studio di registrazione. Spesso scappava e si nascondeva lì, piuttosto che andarsene a casa dai suoi. Non aveva un brutto rapporto con i parenti, ma le due sorelle maggiori spesso gli stavano addosso, essendo il "cucciolo di famiglia".
Si sedette sul bordo del letto, cercando un contatto nella lista del cellulare.
"Sofia Dorian Gray".
Cliccò di nuovo sul suo nome, selezionò di nuovo la chat. Non gli aveva ancora risposto.
«Idiota» sibilò fra i denti. Lanciò l'apparecchio sul mucchio di vestiti ai piedi del letto e si gettò supino.
«Come ti chiami?»
«...credo che qualunque nome possa stare su una persona. È la persona a definire il nome, non viceversa.»
La conversazione della sera prima continuava a ripetersi nella sua mente, come se un proiettore cinematografico si fosse inceppato, mandando solo quel piccolo frammento.
Le sue parole risultavano sempre più infantili a furia di riascoltarle.
«Idiota» ripetè, sempre sussurrando. Consapevole di non riuscire più a prendere sonno, decise di alzarsi, acchiappando qualche vestito e dirigendosi barcollando verso il bagno della redazione.
Non era vero ciò che aveva detto alla ragazza: loro non dovevano affatto suonare in quel locale. Ma ormai il danno era fatto, aveva mandato il messaggio.
Per fortuna, la serata era ormai assicurata.
Se qualcuno che lo conosceva fosse venuto a saperlo, ne sarebbe rimasto meravigliato.
Insomma, Gennaro aveva fatto tutto questo per una di cui conosceva solo il nome.
Gennaro non era il tipo che andava dietro alle ragazze.



angolo autrice :3
hello people.
questo capitolo non era tra quelli già scritti, ma mi è venuto di getto. in origine, tutta la storia è ambientata dal punto di vista di sofia, ma mi piaceva pensare di farlo anche da quello di genn. COOOOSÌ mi è venuta l'ispirazione.
a mezzanotte e mezza. sì.
eee niente
ora vado a dormire
buona notte
lov u all
-sof

Scroccare sigarette - Genn ButchDove le storie prendono vita. Scoprilo ora