C'era una volta, e c'è ancora, una favola che nessuno finisce mai di raccontare. Cosa che non accade perché la storia narrata sia brutta o noiosa, bensì perché le mamme e i papà, o meglio, per esser più precisi, quella loro versione intenerita dalla stanchezza che s'incontra in giro per casa verso sera, non sceglie mai di raccontare proprio quella favola, tra tutte.
Succede quasi sempre di sera, dopo che le mamme e i papà di tutta la terra sono finalmente rientrati a casa, dopo che si sono tolti tacchi e cravatte, dopo che hanno cenato, ascoltato e parlato, con quella certa lentezza nella voce, quel certo sorriso stanco e certi occhi un poco gonfi poiché hanno lottato come leoni contro tanti lavori e pensieri per un'intera giornata, dopo tutto questo, dunque, le mamme e i papà di tutta la terra si siedono sul bordo di un lettino soffice in una stanza immersa in una luce delicata, davanti a un bimbo impaziente, per leggergli la favola della buona notte. Si ritrovano a sfogliare, tutti insieme ma ognuno nella propria casa, uno di quei libroni di favole che profumano di nanna, quel buon odore di lenzuola pulite, di latte mischiato col miele e di baci, e che frusciano tra le mani come le foglie di un albero mosse dal vento, e mentre li sfogli mandano sbuffi d'aria fresca come se le pagine fossero fatte di neve, e intanto spandono lampi di azzurro, giallo e rosa dalle illustrazioni di cui sono colmi. E così lei, la favola che nessuno finisce mai di raccontare, se ne sta lì a frusciare, a profumare di neve e a lampeggiare tra tutte quelle mani di mamme e papà, sera dopo sera, aspettando il suo turno di essere raccontata, che però, come detto, non arriva mai. E per questo, sera dopo sera, lei diventa un poco più triste. Ma come?, ti chiederai: le favole sono solo parole che camminano in fila su fogli di carta, qualche volta sono disegni... come fanno a rimanerci male? Be', è presto detto: le favole sono un pezzetto dell'anima di chi le ha scritte. A volte è un pezzetto allegro che ha una gran fame delle tue risate; altre volte, è un pezzetto avventuroso che si nutre di coraggio, per questo ti prende per mano e ti porta in luoghi straordinari e incantevoli, senza fermarsi finché hai voglia di seguirlo; altre volte ancora, è un pezzetto impaurito che ha fame della tua paura, ma ti svela anche che tutti ne hanno, a volte, ma poi passa, sempre. La favola che nessuno finisce mai di raccontare, invece, è un pezzetto d'anima triste che si nutre di lacrime. Ma poiché nessuno mai la finisce, da che è nata, cioè da che è stata raccontata per la prima volta, ha raccolto una sola, unica lacrima: la lacrima di chi l'ha scritta. E questo è il motivo per cui la favola, oltre ad essere sempre più triste, sera dopo sera è sempre più affamata.
Questa è la storia di quella favola e della lacrima solitaria che la abita, rinchiusa all'interno della favola come un pesciolino in un acquario.
La favola che nessuno finisce mai di raccontare è nata nell'epoca in cui, per essere scrittori, bisognava saper correre veloci come il vento, saper saltare più in alto delle nuvole e saper nuotare fino al più lontano dei tesori, affondato in qualche galeone ormai abitato solo da pesciolini d'argento e coralli di vetro.
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storia di una lacrima
FantasyC'era una volta, e c'è ancora, una favola che nessuno finisce mai di raccontare.