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Ma come?, ti chiederai: cosa c'entra correre, saltare e nuotare con l'essere scrittori? Il fatto è che, all'epoca in cui fu scritta la favola, non esistevano ancora i computer, ma nemmeno le macchine da scrivere e neppure le biro e le matite. E così uno scrittore, prima di potersi sedere a scrivere, perché le sedie per fortuna già esistevano, doveva uscire da casa, camminare fino al pollaio più vicino, fare qualche piegamento giusto per scaldare i muscoli e poi correre a più non posso dietro al gallo più grosso, uno di quelli svelti e rossi come il fuoco, finché non arrivava a rubargli la penna più lunga tra tutte quelle della coda. Questo perché all'epoca, per scrivere, si usavano le piume di uccello. Ma se il gallo era talmente veloce che non si riusciva a rubargli nemmeno una piuma? Lo scrittore allora usciva dal pollaio e cercava uno di quegli alberi alti, grossi come palazzi. Dopo di che, evitando con cura di fare il minimo rumore, ad esempio arrampicandosi, in modo tale da non spaventare gli uccelli che chiacchierano sui rami tutto il giorno, lo scrittore doveva saltare così in alto da arrivare a strappare la più lunga tra le piume nere come la notte che formano le ali dei corvi.
Con la sola penna, però, lo scrittore non poteva ancora scrivere poiché, contrariamente a quanto si possa pensare, la penna rossa del gallo e la penna nera del corvo non scrivono in rosso e in nero. E così, ecco arrivato il momento di nuotare. Per avere l'inchiostro, bisognava farselo prestare da uno di quei buffi pesci che se ne vanno a spasso in fondo al mare, e a volte anche in fondo al piatto del fritto misto: i calamari. Ma mi raccomando, era importante trovare un calamaro di quelli che quando ti avvicini non ti salutano, meglio ancora se ti guardano proprio male, perché invece i calamari simpatici producono inchiostro simpatico, e quello trova tanto divertente di sparire mentre scrivi. Fatto sta che, una volta recuperato tutto l'occorrente, uno scrittore dell'epoca era stanco morto, ma almeno poteva finalmente sedersi a scrivere. Anche la favola che nessuno finisce mai di raccontare è nata così, per questo sa un po' di fuoco, un po' di notte, un po' di tesori dimenticati in fondo al mare. Che poi è il motivo per cui, come già detto, non è brutta o noiosa ma è, invece, piena di allegria, di dolcezza e di avventure. Ma ecco finalmente il mistero: è così solo fino alla metà precisa. Appena si passa oltre la parola che è perfettamente al centro della favola, che solo per uno strano caso è proprio la parola "cuore", l'allegria e la dolcezza si sciolgono come neve al sole lasciando il posto alla tristezza. E quanto più la prima parte della storia suscita risate e tenerezza, tanto di più la seconda è piena di malinconia, proprio come succede a quelle persone che cercano di nascondere la tristezza sotto l'allegria, e più sembrano contente e più, in realtà, sono tristi. Per questo, una volta cominciata, nessuno finisce mai di raccontarla. Arrivati alla parola "cuore", le mamme e i papà di tutta la terra si fermano, smettono di leggere e ne scelgono un'altra.

storia di una lacrimaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora