Capitolo 3

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Non so neanche perché mi stessi stupendo, mi ero svegliata in una fottuta grotta e ora parlavo con degli strani individui; probabilmente era tutto un sogno o....forse.... qualche effetto collaterale sconosciuto dei miei antidepressivi, in ogni caso la mia vita stava finalmente prendendo una piega interessante.

I due si guardarono e, dopo aver lievemente annuito, portarono la mano destra ognuno verso il cuore dell'altro. Quando le loro mani toccarono il petto del compagno le strane linee nere sul loro corpo si illuminarono diventando di un viola gemmeo. Ero talmente affascinata da ciò che stava accadendo proprio davanti ai miei occhi che non ascoltavo più nulla, era come se non fossi presente, per questo quando Nathele mi afferrò la mano e mi parlò non sentii niente di ciò che disse. Subito dopo i ragazzi misero entrambi i piedi nella pozza tirandomi con loro e poi.... beh non saprei descrivere esattamente.... ma mi ritrovai stesa atterra, sentendomi un tantino stordita, in una stanza completamente bianca. Non ero sicura che fosse una stanza, quel bianco sembrava non avere fine.

<<Nathele!? Lutor!? C'è nessuno?>> Aspettai, ma non ricevetti alcuna risposta. Quel posto non mi piaceva affatto, la sensazione di vuoto mi stava opprimendo.

<<Ra-ragazzi vi prego venite fuori...>> Presa dal panico iniziai a guardarmi attorno freneticamente alla ricerca di qualsiasi cosa, quando una porta comparve dal nulla, sì sono più che convinta che prima lì non ci fosse niente. Mi avvicinai e ci girai intorno.

<<Come potrebbe portare da qualche parte una porta che non è collegata a nulla.>> Pensai, ma decisi comunque di aprirla visto tutto quello che stava accadendo non mi avrebbe certo sconvolto questo. Presi la maniglia e, lentamente, aprii la porta, oltre essa si trovava una stazione treni, pioveva a dirotto e il cielo sembrava cadere a pezzi. Attraversai la soglia e iniziai a camminare verso la biglietteria.

<<Forse lì ci sarà qualcuno in grado di indicarmi dove andare.>> La mia ansia era sparita lasciando il posto alla speranza, che svanì subito dopo quando mi resi conto che la stazione era abbandonata. Ero sola, stanca, e bagnata fradicia. Decisi di sedermi sotto la tettoia a riposare riparata dalla pioggia, ma un grido improvviso mi fece sobbalzare.

<<Chi c'è?>> Chiesi. Ero spaventata, ma chiunque avesse urlato non stava meglio di me, così iniziai a correrere verso la provenienza dell'urlo, quando un figura dall'altra parte dei binari attirò la mia attenzione.

<<Je-jerome... JEROME!?!? Rispondimi!>> Urlai. La persona si fermò e, dopo essersi voltata, mi sorrise dolcemente senza dire una parola. Non ci potevo credere era proprio lui, i ricordi riaffiorarono e, senza neanche accorgermene comiciai a piangere.

<<N-non può essere, come fai a.... tu se->> Lo stesso grido di prima mi interruppe e stavolta la vidi, in mezzo ai binari c'era una bambina che non riusciva a risalire. Sentii il treno in lontananza e quando mi rigirai Jerome se ne stava andando.

<<Aspetta non andare! Non lasciarmi di nuovo!>> Le lacrime scivolavano veloci sulle mie guance, ma lui non si fermava. Il treno era sempre più vicino, se solo avessi potuto.... volevo solo riaverlo con me, mi sarebbe bastato seguirlo ma.... valeva davvero la vita di quella bambina? Corsi il più velocemente possibile e raggiunsi i binari.

<<Afferra la mia mano sbrigati!>> La bimba fece ciò che le avevo detto e io la tirai su, il treno passo poco dopo. La bambina, che non avrà avuto più di 5 anni, si strinse forte a me, e mi invase una sensazione di.... calore? Era tanto che non mi sentivo così.... era davvero piacevole. Chiusi gli occhi, lasciando che le gocce di pioggia cadessero sul mio viso mescolandosi alle lacrime.

<<Aveline? Aveline svegliati!>> Una voce familiare mi chiamò.

The End Of Our WorldDove le storie prendono vita. Scoprilo ora