Capitolo 0

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Respiri veloci e affannati, a centinaia... un silenzio di tomba era calato sul campo ancora immacolato, in attesa di essere spezzato dal potente frastuono della battaglia.
Io non ero da meno, sentivo il cuore pompare sangue nel mio corpo con una violenza inaudita, l' adrenalina scorreva nelle mie vene e tutto il mio corpo fremeva, impaziente di scattare verso il nemico che ancora non era arrivato.
Era la mia prima battaglia.
Silenzio...solo qualche mormorio indistinto e ignorato... l'adrenalina... il battere del cuore... l'ansia...
All'improvviso il terreno cominciò a tremare, udimmo lo scalpiccìo dei cavalli al galoppo e infine l'esercito nemico si palesò sulla cresta della collina a noi opposta.
Pochi attimi... pochi secondi... un'eternità.
Finalmente il suono che tanto bramavamo: il corno del capitano e la risposta immediata di quello nemico.
Il pesante silenzio che prima ci schiacciava, venne polverizzato nell'esplosione di grida scaturite dalle nostre gole, fuse insieme in un unico spaventoso grido di battaglia.
Il notevole spazio che ci separava dagli avversari venne percorso così velocemente da sembrare una distanza assurdamente breve. Prima che me ne rendessi conto, risuonò il forte clangore metallico dei possenti colpi di spada scambiati tra i due eserciti.
Pochi attimi dopo lo scontro tra le prime linee degli eserciti, mi si parò dinnanzi un soldato nemico, con un espressione spaventosa sul volto già macchiato di sangue. Ero terrorizzato, sollevai la mia lama e la tenni davanti a me. Tremavo, vedevo la punta della mia arma vibrare.
Lui sogghignò, mi guardò, sollevò la sua spada a due mani insanguinata e la calò con forza verso la mia testa. Ero immobilizzato. Non riuscivo neanche a respirare. Sarei morto se non fosse arrivata una freccia benefica a salvarmi la vita, togliendola al carnefice già sicuro della sua vittoria. Mi cadde la spada e crollai sulle ginocchia vomitando... era qualcosa di completamente diverso dal campo di addetramento dove mi ero allenato in questi anni. Acquisii la cosapevolezza che qui la sconfitta non ti faceva sedere a lato del campo, a guardare i compagni finire, qui non c'era nessun' attesa, solo la morte... il niente.
Mi rialzai appena in tempo per schivare un fendente mortale che mi avrebbe diviso la faccia in due parti, raccolsi la mia spada e con un tondo gli lacerai il ventre. L'avversario si accasciò con un gemito, spargendo le sue viscere sul terreno. La terra beveva avidamente il suo sangue. Esterrefatto da come la mia memoria procedurale avesse preso il sopravvento sul mio stato d'animo, ripresi coraggio e mi diressi verso la mischia.
Un nuovo soldato, più piccolo di quelli di prima, mi si avventò contro con un affondo violento. Mi scansai di lato e con uno sgualembro dritto gli mozzai il braccio destro che brandiva la spada, lui, sconvolto, non riuscì a reagire al mio roverso che pose fine alle sue sofferenze. Una leggera sensazione spiacevole attraversò la mia psiche, come se qualcosa non andasse... non ci feci caso.
Ormai in preda all' euforia mi lanciai nella mischia menando colpi, ormai confusi, in direzioni casuali, curandomi solo di non colpire i miei alleati. Presi per un breve momento il sopravvento sulla zona, roteando la spada forsennatamente.
La mia appendice metallica urlava e chiamava sangue, e io glielo davo.
Di nuovo quella sensazione, questa volta più forte, un breve smarrimento. Mi riscossi e tornai alla carica. Ancora un soldato nemico. Schivo il suo fendente, para il mio tondo, contrasto il suo sgualembro roverso e affondo, con successo. Mi guarda con gli occhi fuori dalle orbite e rovina a terra. Sfilo la spada dal suo corpo morto e ricomincio a correre. Ancora, quella sensazione, è troppo forte... rallento... mi fermo.
Muovo un passo, ma le mie gambe sono pesanti e non si muovono ...
Quella sensazione non accenna a smettere, anzi, si intensifica sempre di più...
Il fragore che prima mi assordava ora lo percepisco come un suono distante, lontano... che non mi appartiene. Mi sforzo di guardarmi intorno, per capire cosa sta succedendo, ma le mie palpebre sono pesanti, sempre più pesanti... l'unica cosa che vedo è la terra insanguinata, più vicina di quanto mi aspettassi... non sento più niente... vedo tutto scuro, buio, come se fosse notte... percepisco un tonfo distante... so che dovrebbe importarmene, ma lo ignoro... avverto un odore di fango... cerco di concentrarmi su quello... è forte, ma non dura a lungo... che sapore strano che ha la terra...

Il Soldato SmarritoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora