1

103 22 35
                                    


Febo si studiò con interesse le unghie, la schiena dritta contro l'imbottitura della sedia. La colazione era appena finita, e la servitù si era prodigata affinché il tavolo fosse sparecchiato con la massima cura, lasciando solamente il centrotavola floreale.

La Regina sospirò al suo fianco massaggiandosi una tempia con le dita, il bel viso macchiato da una preoccupazione che poche volte le aveva visto. La notizia del ritrovamento di uno straniero poco fuori dalle mura le aveva irrimediabilmente rovinato il pasto e, cosa più importante, dirottato la sua attenzione su altro che non fosse lui.

Si, certo, al momento Liberia era più importante, ovviamente; ma una parte di lui era comunque piccata dall'essere ignorato così apertamente. E poi, nessuno aveva ancora confermato nessuna ipotetica minaccia imminente; per quanto lo riguardava era abbastanza per accantonare la questione.

Scivolò giù dalla sedia, e si avvicinò alla Regina, puntando le mani sul bracciolo che gli arrivava al petto. La donna abbassò lo sguardo, e per la prima volta quella mattina gli accennò un sorriso.

«Non si deve preoccupare!» Disse allegro, alzandosi sulle punte e accettando di buon grado una carezza tra i capelli. «Sono sicuro che il Capitano sistemerà tutto!»

Assottigliò gli occhi, e il suo sorriso si tese ancora di più vedendo la donna alzare un sopracciglio.

«È un Luogotenente, non un "Capitano".» Precisò, mentre le dita gli sistemavano un paio di ciocche dietro un orecchio. «E cosa vorresti insinuare con quel sorrisetto, signorino?»

«Nulla!» Sghignazzò divertito, spingendosi più in alto. «Solo che deve riporre molta fiducia in lui, visto che lo ha mandato subito a chiamare...»

La donna alzò gli occhi al cielo, fintamente esasperata.

«È a capo delle guardie, mi pare un motivo più che sufficiente per avvertirlo.»

«Ceeerto, solo per questo ovviamente

«Ovviamente.» Rispose, e Febo si sentì pizzicare una guancia a tradimento. Protestò, ma la Regina fece finta di non ascoltarlo.

«Fila via prima che mi arrabbio sul serio.»

«Ma come? Sono così bravo e gentile, io!» La donna si limitò ad alzare nuovamente un sopracciglio a quell'affermazione, in un'espressione più che eloquente. Febo tornò coi piedi per terra ridendo.

«Andrò ad accogliere personalmente il Capitano! Gli dirò quanta urgenza ha nel vederlo!»

Sgambettò fuori dal salone un attimo dopo, e non gli servì girarsi per immaginarsi la faccia della sua Signora. Percorse il corridoio fino all'atrio principale del primo piano, dove una lunga scalinata si snodava verso il basso.

Il Luogotenente Mordecai finì di salire gli ultimi gradini, l'uniforme a fasciargli il corpo snello.

«Capitano, è arrivato!» Cinguettò allegro, andando incontro all'uomo e ignorando i due soldati al suo seguito. «Nostra Altezza la sta aspettando nel salone. Andiamo, forza!»

Lo afferrò per una manica senza troppe cerimonie, e l'uomo lo seguì, percorrendo in silenzio la strada. Una volta arrivati si girò, ruotando sui tacchetti delle scarpe mentre il luogotenente varcava la soglia.

«Voi no.» Indicò i due soldati, già in procinto di entrare. «Non potete. Aspettate qui, d'accordo?»

E con un sorriso sbatté loro le porte in faccia.

FeboDove le storie prendono vita. Scoprilo ora