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Febo osservò con orrore il suo riflesso nello specchio, e non poté fare a meno di trattenere una smorfia schifata vedendo quanta fuliggine gli impestasse il viso. Si lasciò spogliare in silenzio e aspettò annoiato che l'acqua per il bagno fosse pronta.

La ragazza che si stava occupando di lui era bassina; un viso anonimo che non aveva mai visto, o che forse nemmeno si era preso la briga di ricordare. Sembrava nervosa, e Febo notò l'impaccio con cui piegò la sua camicia sporca, mettendola da parte.
Sospirò, frustrato, ma non disse comunque nulla. Con l'aiuto di uno sgabello si immerse nella vasca, e si sentí subito molto meglio.

«Allora, ti sbrighi? Non ho mica tutto il giorno.»

La ragazza sobbalzò sul posto, e si apprestò a recuperare spugne e saponi, sistemandoli su un vassoio d'argento insieme a un piccolo catino con il bordo decorato. Gli si avvicinò, pronta per insaponarlo e lui le allungò un braccio con sufficienza senza nemmeno guardarla.

Seriamente? Era forse una qualche tipo di punizione quella; un supplizio che gli era stato assegnato perché era rientrato troppo tardi? Perché Sebastian lo aveva abbandonato, lasciandolo in balia di quell'incompetente che gli stava raschiando via la pelle dalle ossa?

«Allora, è stato fuori a giocare, eh? Si è divertito?»

Febo alzò gli occhi al cielo: Oh, certo, ovviamente! Ci mancavano le chiacchiere inutili per completare quel tormento.

«No.»

La ragazza lo fissò perplessa, smettendo di strofinargli via lo sporco. Fece per ribattere ma Febo l'anticipò, girando la testa e assottigliando gli occhi nell'espressione più truce di cui fosse capace.

«Non voglio parlare, le tue chiacchiere mi annoiano e la tua sola presenza, qui, mi crea fastidio.» disse. Stava facendo uno sforzo enorme per non cacciarla via solo perché era troppo stanco per arrabbiarsi e inveirle contro.

«Mi scusi...»

Il silenzio calò di nuovo nella stanza. Quella giornata pareva infinita, e nemmeno l'acqua calda era di alcun conforto: era sceso fino alla spiaggia quella mattina, per vedere questi fantomatici Oros di cui tutti parlavano, incappando nella delegazione che Sua Maestà aveva inviato; poi, al ritorno, aveva dovuto sopportare i discorsi bislacchi del vecchio Nick e ancora, le guardie lo avevano ripreso finché non era tornato in Città Alta per pura esasperazione.
Tutto questo era servito a qualcosa? No.

Il suo vagabondare non gli aveva fruttato nulla di più di quello che già sapeva: gli Oros erano una razza tanto strana quanto poco interessante; un'accozzaglia di dubbio gusto di geni e mostruosità che gli facevano salire la nausea. Cercare di contrattare gli era sembrata una follia, ma questo se l'era tenuto per sé. Il vecchio inventore invece aveva passato metà del suo tempo a parlare di altro, eludendo le sue domande, e così alla fine aveva semplicemente smesso di ascoltarlo.

«Chiuda gli occhi.»

Fu brutalmente riportato alla realtà da una cascata di acqua che gli si riversò sulla testa, lasciandolo boccheggiante e stranito.

«Sei matta!?» Urlò, con i capelli appiccicati davanti agli occhi. «Fuori di qui! Fuori!»

Si girò, aggrappandosi al bordo della vasca con tutte le dita, furioso.

Sebastian gliel'avrebbe pagata, poco ma sicuro.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 21, 2019 ⏰

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