CAPITOLO 3

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Era una giornata tiepida e soleggiata. Durante il viaggio in carrozza Cécile cercava di ripetersi che stava facendo la cosa giusta e sarebbe andato tutto bene. Sebbene la sera prima Igor si fosse congedato in modo brusco era convinta che anche lui avesse gradito la sua compagnia e che anche se ci sarebbe voluto tempo sarebbe riuscita a scalfire la dura corazza che lo avvolgeva.

Qualsiasi altra donna si sarebbe scoraggiata, lui era stato freddo e a tratti anche odioso, eppure una forza misteriosa l'attraeva come una falena verso la luce, come i marinai verso le sirene, sperava solo di non fare la loro stessa fine.

Giunta a destinazione scese dalla carrozza e si lisciò la gonna spiegazzata per il viaggio, si avviò verso la porta e bussò con decisione.

Dopo pochi minuti Igor aprì una leggera fessura. «Che ci fate qui? Ricordo bene di avervi ordinato di non venire».

«In realtà voi avete detto che non sarebbe stato appropriato per una donna recarsi sola a casa di un uomo, quindi ho portato con me una chaperon» rispose trionfante indicando un'esile fanciulla tremante accanto a lei. «Vi presento mia cugina Elllen».

Igor emise un verso infastidito.

«Non ci fate entrare?» chiese Cécile facendosi largo ed entrando dentro casa.

«Ma prego, accomodatevi pure!» esclamò sarcastico Igor dopo che lei si fu messa comoda sul divano.

Ellen continuava a tremare e sembrava non avere il coraggio di entrare. «Dobbiamo proprio?» sussurrò timidamente a Cecile.

«Io resto, se volete voi siete libera di andare».

«Lei rimane!» ringhiò Igor facendo sussultare la povera Ellen.

«Tranquilla, abbaia ma non morde» affermò dolcemente Cécile per tranquillizzare la sua accompagnatrice. Poi si rivolse ad Igor. «Qual è il problema? Temete che possa approfittare di voi e attentare alla vostra virtù?».

Gli angoli della bocca di Igor si piegarono leggermente all'insù formando qualcosa di vagamente simile ad un sorriso. «Mettiamo in chiaro le cose, se il vostro scopo è quello di creare una situazione compromettente e farvi sposare, sappiate che qualsiasi cosa accada non vi sposerò mai, non mi importa un accidenti del vostro onore».

«Mi credete così disperata da tentare una cosa del genere? Non ho bisogno di trucchetti per trovare un marito, e senza offesa, potrei trovarne anche uno migliore di voi. Sono interessata solo a discutere dei vostri viaggi. Adesso che abbiamo chiarito le cose, possiamo conversare di argomenti più interessanti?».

Igor emise un sospiro rassegnato. Non aveva mai visto una donna così tenace e che non tremava davanti al suo cospetto. «D'accordo! Venite con me, penso di potervi mostrare qualcosa che forse vi piacerà».

Detto questo scortò le due donne attraverso un lungo corridoio, fino a raggiungere un'ampia porta dorata. Non appena Igor aprì la porta, Cécile rischiò di avere un mancamento. «Ma è meravigliosa! è la più grande biblioteca che io abbia mai visto! Io ne ho una abbastanza grande, vostro fratello ne ha una che mi sembrava immensa, ma questa le supera tutte...» .

Igor non riuscì a trattenere un sorriso mentre osservava la fanciulla che in preda alla frenesia andava esplorando gli innumerevoli scaffali. Sembrava una di quelle donne in preda all'eccitazione nel momento in cui entrano dalla modista, ma non lei, l'amore di Cécile non era per dei frivoli vestiti, il suo entusiasmo era per i libri.

Dopo averla lasciata esplorare per un po'e averle prestato qualche volume che aveva catturato la sua attenzione, Igor con un po'di esitazione le mise davanti un manoscritto.

«Cos'è?» chiese lei incuriosita.

«In realtà niente di importante. Alcuni schizzi che ho fatto durante i miei viaggi. Ma non sono nulla di che, non sono bravo a disegnare».

«Lasciate giudicare a me» affermò Cécile mentre apriva il manoscritto. Non appena iniziò a sfogliarlo i suoi occhi si spalancarono per la meraviglia. «Ma sono incredibili! Avete un grande talento! Potete descrivermeli per favore?».

L'intera giornata trascorse sfogliando il manoscritto mentre Igor descriveva i dromedari, i cammelli, le enormi piramidi, gli affascinanti pavoni, i pappagalli, i giganteschi elefanti, le buffe scimmiette e numerose altre meraviglie che aveva ritratto durante i suoi viaggi.

Cecil e Igor erano così assorti nella loro conversazione che non si accorsero del tempo che passava e solo al calar della sera a malapena notarono Ellen che tentava timidamente di attirare la loro attenzione.

«Scu-scusatemi, non vorrei interrompervi, ma sta facendo buio».

«Si, certo, sarà meglio che vi rimettiate in viaggio» affermò Igor muovendosi rapidamente verso la porta.

«Vista l'ora magari potremmo cenare qui!» propose Cécile speranzosa di prolungare la sua permanenza.

«Mi dispiace, credo di non aver nulla in casa che possa soddisfare il vostro palato e non c'è neanche qualcuno che potrebbe cucinare per voi».

Solo in quel momento Cécile realizzò che il maniero era deserto. «Ma non avete una servitù?» domandò incuriosita.

«No, preferisco vivere da solo e comunque non ho bisogno di nessuno, so lavarmi e vestirmi da solo, e sono in grado di procurarmi un pasto».

«Capisco, ma in effetti ci vorrebbe qualcuno che desse una pulita ogni tanto e il giardino è in condizioni pessime».

«A me sta bene cosi!» la zittì bruscamente Igor. «Se permettete vorrei scortarvi a casa con la mia carrozza, vista l'ora tarda».

Cécile annuì. Quell'uomo rappresentava un enigma per lei. Passava dall'essere freddo a mostrarsi cortese e gentile, ma forse era solo per una questione di buone maniere, non perché veramente si preoccupasse che giungessero sane e salve a destinazione.

«Invece di cenare tutto solo, perché non rimanete a cena da me?» propose speranzosa, mentre Igor aiutava le due dame a salire nella carrozza.

«Vi ringrazio, ma non ho fame». Rispose bruscamente l'uomo mentre montava a cavallo. Cecile aveva intenzione di insistere non appena giunti a destinazione, ma Igor si limitò a salutarle con un cenno, senza neanche scendere dal proprio destriero, per poi allontanarsi rapidamente al galoppo. 

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 26, 2019 ⏰

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