CAPITOLO 2

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Igor stava appoggiato al muro con un'espressione severa che teneva tutti a distanza. Intorno a lui una miriade di persone sconosciute e frivole bevevano, danzavano e ridacchiavano. Chissà a quanti di loro importava veramente della coppia di fidanzatini, probabilmente quasi a nessuno.

L'uomo diede un'occhiata all'orologio, ancora qualche minuto e finalmente sarebbe andato via, in fondo aveva già fatto uno stupido discorso di circostanza dimostrando a tutti che dava la sua benedizione al fratello e a quella ragazza stupida che aveva scelto come moglie.

Mentre contava i minuti che lo separavano dalla tanto agognata libertà, inaspettatamente Giorgi cominciò ad incedere verso di lui con una donna al braccio. La fanciulla era indubbiamente molto affascinante, il suo viso roseo aveva lineamenti dolci, ma uno sguardo risoluto. Lunghi riccioli scuri le ricadevano sulle spalle. Diversamente dalle altre donne presenti non li aveva raccolti in una pettinatura ordinata e complessa, i suoi capelli erano liberi e selvaggi. Improvvisamente provò il desiderio di toccarli per scoprire se erano soffici come sembravano.

I due si fermarono davanti a lui e la donna gli sorrise con i suoi occhi scuri da gatta, mentre Giorgi faceva le presentazioni. «Miss Cécile le presento mio fratello Igor Petrov. Igor, questa è miss Cécile Dubois».

Igor fu costretto a inchinarsi e prenderle la mano sfiorandola appena con le labbra. Il contatto gli provocò uno strano formicolio nel petto. «Milady, incantato di fare la vostra conoscenza».

«Il piacere è mio milord, non vedevo l'ora di conoscervi, vostro fratello mi ha tanto parlato di voi. So che avete viaggiato tanto. Raccontatemi qualcosa dei vostri viaggi!».

Igor, che nel frattempo si era ritrovato solo con lei, rispose freddamente. «Non c'è nulla di interessante da raccontare».

La donna lo riprese come si fa con un bambino che ha appena detto una bugia. «Su Milord, non mentite! Sono sicura che avete tanti racconti affascinanti da fare. Se avete viaggiato così tanto è sicuramente perché vi piace scoprire posti nuovi, provare nuove esperienze e nuove emozioni, non ci credo che non abbiate vissuto momenti indimenticabili».

Igor rispose ancora più infastidito. «Non so cosa vi abbia raccontato mio fratello, ma non c'è nulla di interessante da dire sui miei viaggi. Voi avete mai viaggiato?».

«No, ma mi piacerebbe tanto. Ho letto numerosi libri e sono così tanto desiderosa di vedere posti nuovi e misteriosi, totalmente diversi da quelli che conosco».

«Esatto! Non avete mai viaggiato, vi basate solo su ciò che avete letto su degli stupidi libri» la interruppe bruscamente Igor.

Nonostante ciò Cécile continuò a guardarlo dritto negli occhi con aria di sfida e qualcos'altro... forse voglia di leggergli dentro..., finché la sua attenzione non venne catturata dall'arrivo di Sir Winston, un idiota pomposo e pallone gonfiato.

Sir Winston amava pavoneggiarsi con racconti, quasi sempre inventati, sui suoi viaggi in luoghi esotici e misteriosi.

Delusa dalle risposte di Igor, Cécile si congedò salutandolo con un sorriso enigmatico e si accalcò anche lei intorno al nuovo arrivato. Igor pensò che ovviamente anche quella donna, stupida come tutti gli altri, non fosse immune al fascino di quel damerino senza cervello.

«E poi ho lottato contro un dromedario, una creatura mostruosa, con una grossa gobba sul dorso e denti affilati come zanne. Ma io sono riuscito ad ucciderlo con le mie abilità da spadaccino» raccontava Sir Winston sempre più eccitato dal numero crescente di persone che si radunavano intorno a lui. Fece un attimo di pausa per creare un po' di suspense, lisciandosi il vestito scuro di alta sartoria per prendere tempo, poi riprese a parlare.

Senza volerlo Cécile si ritrovò a paragonarlo ad Igor. Sir Winston non aveva neanche un briciolo del fascino dell'uomo che aveva appena conosciuto. Aveva un viso paffuto ed era un po' stempiato. Non aveva affatto i capelli scuri e ribelli, né lo sguardo penetrante, né i lineamenti marcati di Igor. Però aveva un fisico prestante, anche se le sue spalle non erano certo larghe e robuste come quelle del fratello di Giorgi. Inoltre Winston era un tipo socievole, allegro e amava condividere con la gente i propri racconti. Forse un po' troppo pieno di sé, ma in fondo ne aveva motivo, aveva vissuto avventure fantastiche che altri uomini potevano solo sognare.

Scuotendo la testa per scacciare gli strani pensieri che le passavano per la testa, Cécile decise di staccarsi un attimo dalla folla e andare a bere qualcosa.

Mentre attendeva che le riempissero un calice con un po'di acqua fresca, trasalì nell'udire una voce profonda sussurrale qualcosa all'orecchio. «Tutte fandonie!».

«A che vi riferite?» chiese ad Igor che si era materializzato all'improvviso al suo fianco.

«I racconti di Winston. I dromedari non sono affatto creature mostruose, sono docili, io ne ho perfino cavalcato uno».

Una scintilla si accese negli occhi di Cécile: «Davvero? E com'è stato?».

Igor sembrò ignorare la sua domanda. «Inoltre non esistono i giganti che lui dice di aver visto costruire le piramidi. Pur di mettersi in mostra sarebbe capace di inventare che le ha costruite lui o che ha lottato contro un ferocissimo gattino dalle zanne affilate».

Cécile emise un risolino, poi gli prese il braccio e gli fece cenno di uscire nella terrazza per poter parlare tranquillamente. La donna lo sentì irrigidirsi al contatto con lei, ma decise lo stesso di continuare a stargli attaccata. Aveva un bel braccio forte e muscoloso che le faceva provare un senso di sicurezza e di calore.

Continuarono a conversare per un po'dei viaggi di Igor intorno al mondo, sembrava essere stato ovunque. Ma come poteva aver viaggiato così tanto vista la sua giovane età? Eppure sembrava sincero e sapeva descrivere perfettamente ogni cosa che aveva visto.

«E qual è il vostro luogo preferito tra tutti quelli che avete visitato?» chiese Cécile.

«Il deserto di notte» rispose Igor senza esitare. «Ero completamente solo, intorno a me solo pace e silenzio e nel cielo miliardi di stelle, più di quelle che abbia mai visto in vita mia».

Cécile osservò il suo sguardo che sembrava perso nel vuoto, lontano mille miglia dal giardino in cui si trovavano. Dopo alcuni minuti di silenzio Igor riprese la parola: «Adesso se volete scusarmi devo andare, mi sono trattenuto anche più del dovuto».

«é stato un piacere. Domani potrei venire a trovarvi per proseguire la nostra conversazione? L'ho trovata molto affascinante!».

L'uomo si irrigidì all'istante e la scrutò con occhi di fuoco. «Ma siete impazzita? Non potete venire da sola a casa di un uomo! Sarebbe scandaloso! Abbiamo già commesso un errore uscendo in giardino da soli».

«Ma non lo saprà nessuno!» esclamò la ragazza.

«Toglietevelo dalla testa! Se anche doveste venire non vi lascerò entrare. Non ci tenete alla vostra reputazione?».

Senza neanche darle il tempo di replicare Igor svani in un lampo lasciandola sola e sbigottita.

IgorDove le storie prendono vita. Scoprilo ora