Ho vinto ingiustamente il pubblico concorso comunale di custode della Torre tramite Carlo Zanfi, un compiacente assessore. Mi è co-stato poco, si è fatto comprare all'insaputa di suo zio, il Sindaco Vasco Zanfi, con un paio di consulenze omaggio, è bastato un pic-colo gesto e il concorso esposto in bacheca, et voilà, per magia qualcuno l'ha coperto con foglietti e fogliettini di burocrazia, in pratica a conti fatti sono stato l'unico partecipante. Il tempo mi ha inse-gnato che cinicamente tutto si può comprare in silenzio. In seguito, cordialmente e con il medesimo silenzio, mi era stato consigliato di ringraziare l'assessore ma io ho preferito fare l'indiano e dimen-ticare in fretta l'intera vicenda. Se un giudice sotto giuramento mi chiedesse dell'accaduto, risponderei con falsa sincerità che non ricordo da dove venne la soffiata. Anche un confronto all'americana non risolverebbe i dubbi della giuria: ho solo un vago ricordo del-l'impiegato in anagrafe, non ricordo bene neppure il suo nome, credo Giuseppe Alighiero o forse Giorgio Arfiano? Non rammento il nome, so solo che per fortuna è rimasto poco tempo, quanto basta, mi verrebbe da dire. In fin dei conti se ci penso bene anche il destino è una conquista da comprare e come la roccia fatta di pietra non parla. La pietra dura come sasso è lì ferma immobile, sembra stabile e incorruttibile ma un giorno con il tempo e per caso, senza un motivo apparente si spezza cade e rotola per diventare indifesa come la sabbia. Granelli spazzati dal vento e calpestati dalla carne. Si può dire che le chiavi del caso sono figlie dell'ombra e in un at-timo la Torre è diventata casa mia, è fatta di sassi senza vita ma in-verosimilmente ha molte storie da raccontare, me la sento addosso ci vivo da cinque anni e anche se non tutte le stanze sono agibili, devo dire che mi trovo proprio bene. Ho ristrutturato la parte a sud-est, un po' a mie spese e un po' di più con il contributo della Provincia. Tutto regolare: basta compilare moduli e firmare. Di mio qui c'è ben poco, forse qualche mobile. Ho sempre pensato che il concetto di mio e tuo può avere le più diverse varianti. Sfumature. La parte di sinistra è ancora diroccata, l'umidità stagnante ha sgretolato lo stucco tra i sassi delle pareti, ha però rilasciato un odore d'incenso e mughetto con riflessi profumati di muschio bianco. Un aroma piacevole e soprattutto molto meglio dell'odore di fritto di certe cucine. Anche la parete a nord è muschiosa, d'estate irradia una gradevole frescura. L'umidità comunque è un problema, asciugare i vestiti non è semplice ma il vero dramma sono le zanzare, sono assediato ed essendo l'unico inquilino rimango la loro preda preferita. I ronzii notturni estivi in camera da letto sono il degno compimento di una giornata stressante. Si dice che col tempo ci si fa l'abitudine, ebbene no... lo smentisco, citronella e spray di ogni genere sono un nulla di fatto. Mi sono chiesto più volte a cosa servono le zanzare. A niente! Credo che tutti se lo siano chiesti almeno una volta nella vita. A parte qualcuna che sbatte sulle lampadine accese e muore friggendosi, sono dei parassiti che ti succhiano il sangue senza chiedertelo. Se almeno bussassero: toc toc... posso? Una sorta di donazione a fondo perduto, una vera piaga. E che dire poi delle formiche in cucina? Posso capire nel terreno ma in casa no! Danno solo noia, eccone un'altra la vedo lì, sul pollice... ma perché! Dovrò farmele amiche e magari cominciare chiamarle per nome, ormai sono di famiglia, anche loro inquilini della Torre. Questa è la più piccolina, la chiamerò Cipollina.
– Ciao Cipollina come stai? Vuoi una briciola di pane? Ecco, tieni.
Picnic con l'invasore. Sembra il thriller estivo che non ti devi perdere. Che noia! Parlare con le formiche non è molto intelligente, lo confesso, ma mi fa sbollire la rabbia. Per fortuna la Torre è alta, molto alta, circa venti metri, al riparo dagli invasori e dal nemico che ti ascolta. "Silenzio, che il nemico ti ascolta": lo diceva sem-pre mio nonno, il Tenente Pier Giovanni Trimandi, lo diceva quando voleva riposarsi o quando guardava la televisione e non vo-leva essere disturbato. Credo che fosse un intercalare rimastogli dalla guerra. Sarebbe stato orgoglioso della mia Torre, lui l'allesti-rebbe senz'altro come la casa del soldato ma io sono contro ogni tipo di violenza e le armi nella mia Torre non entrano. Non voglio fare come gli americani che t'insegnano a non uccidere ucciden-doti. Voglio la pace e nella mia Torre, zanzare a parte, regna la quiete. È composta da quattro piani e ogni piano ha una sala con due piccole stanzette. Ho sistemato la camera da letto con il cas-settone e l'armadio nel quarto piano, nel terzo sono riuscito a rica-varci il bagno, anche se è stato il frutto di un errore di progettazione, e di fatto ora mi trovo un intero piano adibito ai servizi igienici. Il secondo piano è libero e ancora non ristrutturato, attendo nuovi fondi. È una stanza dove ancora non so cosa farci, mi ispira qual-cosa ma forse è solo la frenesia del fare, per adesso ho incollato alla parete gli appunti della tesi di laurea. Ogni tanto mi soffermo a guardarli, ho la sensazione che un giorno mi daranno un segnale. Non posso negarlo, servono ancora molti lavori. Il primo piano è di-viso in due, da una parte sala e cucinotto, dall'altra il mio studio con il bagno per gli ospiti, che tra l'altro è il mio preferito, ha un pic-colo lucernaio per gli odori e un mobiletto con quotidiani e giornali per passare il tempo. C'è anche un atlante geografico, molto utile nelle sedute sul water, ormai conosco tutte le capitali del mondo. Dalla cima tra merli rifiniti in argento e gli arazzi romani vedo l'in-tero borgo. È un teatro di pace e potere con il paese pilastro incon-sapevole. Sul portone d'ingresso risalta un bassorilievo di origini romaniche che raffigura un leone con la testa in maestà, a terra un putto con gli occhi incavati, forse un tempo erano stati d'oro. Mi sento alla base di un ecosistema. È uno spettacolo. La Torre si trova al centro del paese, tra il Comune e la Chiesa Cattolica, un classico paese nella valle del Panaro. Differisce dagli altri solo perché è nato dalle ceneri del castello romanico risalente al X secolo d.C.
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Il mi bel vento
RomanceTanti piccoli racconti cominciano per caso, dal nulla del silen-zio e come il nulla, se ne vanno nel silenzio. I pensieri in cerca di una via d'uscita ricordano il passato. Questa è la storia di un giovane uomo che amava ascoltare e ripercorrendo le...