Capitolo 9 - Noah's Pov

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Dani ed Emma se ne sono andati, ora sono finalmente solo. Oggi ho fatto una cazzata, ma ciò non toglie che Ethan dovesse starsene per i cazzi suoi. Tornerò dai ragazzi ma fumerò sigarette e basta, oggi i miei amici mi hanno dato una bella strigliata, più che giustificata.

Vado in camera e recupero le due ore perse e faccio qualche compito, il minimo indispensabile come sempre e intanto chiedo i compiti di matematica sul gruppo della classe perché non ci capisco un cazzo.

-SONO A CASA.
Sento sbattere una porta e qualcosa che cade, mollo il telefono e corro giù per le scale. Vedo delle arance rotolare per terra.
-Mamma! Ti dico sempre di chiamarmi quando hai le buste della spesa.
Mi piego a raccogliere le cose cadute in terra.
-Avevo paura di disturbarti.
La guardo e alzo gli occhi al cielo.
-Si, ma non voglio che tu ti uccida.
-Ma che carino.
Mi fa un dolce sorriso.
-Tua sorella??
Alzo le spalle e appoggio sul tavolo l'ultima arancia, comincio poi a sistemare il cibo nei vari scaffali.
-Squilla il telefono!!
Mi fermo un attimo e sento che sta suonando il mio cellulare. Salgo le scale non troppo in fretta per evitare di morire.
-Iris
-Ei Noah, mamma non risponde. Dille che sto fuori a cena.
Sgrano gli occhi, è una settimana ormai che non cena più a casa.
-Ancora?!
-Sisi, poi vi spiego.
Sempre con sto poi, non ci ha mai spiegato niente ma ok.
-Va bene.
Attacco la chiamata e scendo leggermente cupo, so che mamma ci starà male.
-Ha chiamato Iris..
Mi guarda con un sorriso a 32 denti.
-Ha detto che sta arrivando??
Abbasso lo sguardo, mia sorella non ci pensa proprio a nostra madre.
-Ha detto che sta fuori a cena.
Dico tutto d'un fiato, sperando che non le faccia troppo male.
-Oh, okey.
Abbassa lo sguardo e toglie un po' di pasta dalla bilancia, quella che doveva essere di Iris.
Io mi dimostrò una merda con le persone per via del mio orgoglio, ma almeno in casa cerco di metterlo da parte. Mia sorella è tutto il contrario, le dirò un paio di cosette quando torna, a costo di aspettarla sveglio fino a tarda notte.

Sono passate due settimane dall'ultima volta che ho parlato con Ethan
Dal giorno in cui mi sono fatto quella canna, Ethan viene dietro dove vado io. La solita routine che ormai so a memoria.
Suona la campanella ed esce prima di me, poco dopo lo raggiungo, lui si ferma dalla paninara e io proseguo per la mia strada, senza soste, fino al solito posto dietro la scuola, dopo un minuto e mezzo, secondo più o secondo meno, mi raggiunge con in mano il suo solito gnocco al cotto e si siede sulla panchina. Passa venti minuti così, al telefono e ogni tanto alza e lo sguardo e punta i suoi occhi nei miei per qualche secondo. Si alza una sola volta per buttare l'involucro della sua merenda.
Beh, oggi non succederà nulla di tutto questo, mi sono rotto il cazzo di avercelo sempre dietro. So che vuole che non mi faccia di canne come l'ultima volta e da una parte è pure carino da parte sua, ma no. Deve tornare a scuola e passare il suo tempo libero con qualcuno che lo vuole.
Suona la campanella e Ethan si alza pensando alla sua solita routine, ma di scatto esco dalla porta e lo precedo vedendolo uscire un attimo confuso.
-Dove vai??
-A prendere la merenda...
-Non penso proprio, dobbiamo parlare.
A questa affermazione si irrigidisce e vedo le sue guance colorarsi di un porpora chiaro.
Lo prendo per un braccio e lo tiro per qualche metro, poi giriamo l'angolo e lo sbatto dentro lo sgabuzzino. Tutto calcolato ovviamente. Lo prendo per la felpa e lo metto con la schiena verso gli scaffali... Forse troppo forte dato che faccio cadere qualche sacchetto dalla credenza. Chiudo a chiave velocemente.
-MI HAI VERAMENTE ROTTO IL CAZZO.
Dico tutto d'un fiato. Lui mi guarda confuso, come se non sapesse cosa ha fatto e cosa fa tutti i giorni.
-Non ho capito...
Faccio un respiro profondo cercando di calmarmi... Non funziona.
-MI SEGUI TUTTI I CAZZO DI GIORNI. TI RENDI CONTO?? MI SEMBRI UN FOTTUTO STALKER CAZZO.
Abbassa la testa.
-M-mi dispiace.
Mormora a bassissima voce, a malapena riesco a sentirlo. Poi alza il viso con un sorrisetto. Mi prende il colletto della maglia, ora mi picchia, cazzo dovevo essere più delicato...
-Cos...
Non finisco la frase che le sue labbra di appoggiano sulle mie. Mi irrigidisco. Poi capendo cosa effettivamente sta succedendo, mi stacco e lo guardo malissimo. Mi lascia la maglia e io gli sferro un pugno in faccia.
Il suo labbro comincia a sanguinare e diventa viola, comincio ad osservarlo, è rosa intenso, ormai per metà viola, probabilmente è stra viola. Non ho avuto il tempo per assaporarle dato che mi sono staccato subito. Forse potrei.... No, è meglio di no. Beh in fin dei conti è quello che vuole lui, perché no. Ah fanculo.
Mi avvicinò, gli metti un braccio attorno al collo e lo bacio di nuovo, di mia volontà sta volta. Non fa schifo, anzi, ha delle labbra meravigliose. Mi mette le braccia attorno alla vita che riesce da prendere tutta data la mia magrezza e la sua altezza. Mi rilasso al suo tocco e lui capendo il mio piacere decide di poggiare la lingua sulle mie labbra e le apro un po'.
Le nostre lingue cominciano a danzare a ritmo di una musica inesistente che sentiamo solo noi. Come se fossero fatte apposta per stare insieme.. Mi stacco per riprendere fiato, tutti e due ansimiamo. Lui abbassa lo sguardo su di me e sorride e io mi fiondo di nuovo sulle sue labbra, non riuscendo a resistere al baciare quel meraviglioso sorriso.
Veniamo interrotti dal bussare della porta, cazzo. Ritorno alla realtà e apro la porta, pronto all'umiliazione, ma non c'è nessuno.
-Forse qualcuno ci è finito contro.
- Può darsi.
Ripenso a tutto quello che è successo con un mezzo sorriso, poi balbettando parlo con Ethan.
-T-ti prego, n-non dire a n-nessuno ciò che è s-successo.
Abbasso il volto grattandomi la nuca imbarazzato.
Mi mette una mano sulla spalla.
-Non ti preoccupare, quando sarai pronto.
Non c'è fretta.
Mi rivolge un ampio sorriso pieno di affetto e sincerità, con quelle bellissime fossette.
Lo guardo  un'ultima volta poi esco, mi metto le mani in tasca guardandomi intorno. Tornato alla realtà.

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