lascerai il destino nelle mani del tempo

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Jimin e Yoongi naufragano nel mare del niente silenzioso. Vagano come fantasmi in un inferno di carne ancora guizzante, si alternano fra coste di sogni e scogliere di ricordi. Le loro pupille sono abituate al buio più scuro e le ossa scricchiolano come se fossero incise da mille coltelli.

«Ci sposiamo?»

È sabato pomeriggio, la luce arancione taglia in due il viso bello di Yoongi e gli illumina la bottiglia di birra nella mano.

«Hai sempre idee del cazzo, fattelo dire.»

«Va' a farti fottere.»

Jimin fa rumore con la lingua, che sbatte sul palato. La birra che ha in mano ha il vetro marrone e fa schifo. Sarà qualche marca albanese, e sa di cartone bagnato. Bleah.

«Ma dove hai comprato questa birra?»

Jimin guarda il cestino aperto e mira con il polso, lanciando la bottiglia verso la sua apertura scura. Quella sbatte sul lato e lo fa precipitare a terra, sparpagliando rifiuti sul pavimento sudicio. La sua nuca urta il retro della poltrona mentre la risata cupa e strascicante di Yoongi gli risuona nelle orecchie.

«Hai una mira formidabile.»

«Taci.»

Jimin si alza e si avvicina al secchio che giace sul pavimento, sotto gli occhi luccicanti e ridenti di Yoongi. Evita lo sguardo indagatore e prende con la mano un foglio accartocciato.

«Jimin.»

«Se n'è andato.»

«Sei proprio una testa di cazzo.»

«Ecco la tua parola preferita!»

Jimin è rabbiosamente sarcastico: perché prenderlo in giro a tal modo? È divertente, per lui?

Roma è bella assai, fuori dalla finestra. È delicatamente imponente, pensa Jimin. Ah, sì. Divertente prendersi gioco di se stesso, perché si sente quelle timide fondamenta sotto l'influenza del sole. Di Yoongi.

«Jimin.»

«È morto.»

«Vieni qui.»

Jimin sbuffa, Yoongi ha ancora in mano la birra. La posa sul tavolo davanti alla sua poltrona quando vede di nuovo il viso contratto di Jimin.

«Che c'è?»

«Vieni qui.»

Jimin sbuffa ancora e si sente un po' un bambino e un po' un treno a vapore.

Yoongi gli prende la mano mentre passa e lo fa cadere sulle sue ginocchia.

«Perché vorresti sposarmi?»

Jimin abbassa la testa e adesso si stropiccia anche le mani. Suo cugino di tre anni è probabilmente più maturo, sì.

«Fai sempre domande del cazzo.»

«Non usare questi termini con me, signorino.»

Yoongi allunga il dito nel suo stomaco e lo guarda contorcersi una decina di secondi e ridere, sorridendo con un lato della bocca rossa.

«Sei un ipocrita!»

«Sì. Perché vorresti sposarmi?»

Jimin contrae la mascella, gira lo sguardo. Guarda il tramonto e smette di ridere. Un sospiro così triste gli lascia le labbra.

«Perché ti amo, stupido.»

Yoongi circonda la sua schiena con un braccio e le sue dita lunghe spediscono brividi su per il torso di Jimin, poggiate sul suo fianco.

CI SONO DUE FONDI DI CAFFÈ IN CUCINADove le storie prendono vita. Scoprilo ora