|| 𝐎𝐩𝐚𝐜𝐡𝐞 𝐟𝐨𝐠𝐥𝐢𝐞 𝐧𝐞𝐥𝐥'𝐚𝐜𝐪𝐮𝐚 𝐛𝐥𝐮

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Regulus Arcturus Black era sempre stato un perfetto perfezionista, il preferito di mamma e papà, l'esempio che tutti i ragazzi perbene avrebbero dovuto seguire. Oh, quanto adorava esserlo. Traeva una sensazione d'inebriante soddisfazione solamente alla più piccola lode e immenso orgoglio per tanti elogi. Non si sarebbe però mai definito un ragazzo vanesio, quello era il ruolo di suo fratello maggiore Sirius.

A volte la vita faceva tanti dispetti. Sua madre soleva ripeterlo costantemente andando qua e là in giro per casa, soprattutto quando aveva molta voglia di lamentarsi di tanti, molti argomenti. Orion Black, suo padre, non ascoltava mai, ma a volte si degnava di sollevare i suoi spettacolari occhi grigi dal libro francese di turno che stava studiando, solamente per dare dei cenni d'approvazione a sua moglie.
Per Walburga non avrebbe fatto alcuna differenza, però, fintanto che il suo prezioso secondogenito la ascoltasse.

Regulus si sistemò con cura e grazia il colletto della camicia, strinse nuovamente a dovere la sua cravatta verde-argento e controllò che i suoi polsini argentei fossero lucidi e brillanti in modo consono. Che lo chiamassero ossessivo, pignolo, anche insopportabile, ma mai lo definissero rozzo, maleducato o disorganizzato.

Egli aveva sempre tutto sotto controllo, dalla lunghezza dei lacci delle scarpe alla quantità di ciuffi sfuggiti ad arte alla sua coda bassa. Tutto. Tranne le predizioni. Regulus Arcturus aveva sempre trovato il concetto d'ipotesi o congetture o, ancor peggio, profezie assurdamente immorale e bambinesco.

Era davvero l'unica cosa con cui si trovasse in disaccordo con sua madre, la sua adorata genitrice. Ella soleva minacciare quella delusione di primogenito che si ritrovava con predizioni come la sua futura incarcerazione ad Azkaban, oppure la sua prematura morte davanti agli occhi di un figlio.
Ma ciò era assolutamente, totalmente impossibile. Sirius era troppo cauto per farsi scoprire sull'atto a meno che non lo volesse davvero, testimoni le sue incalcolabili punizioni con la professoressa McGranitt o con il professor Lumacorno, che, nonostante tutti i guai che combinasse, gli erano in qualche modo affezionati.

Per non parlare della morte prematura! Avanti, soltanto gli indegni Nati Babbani erano destinati a quella sorte, non i Purosangue, persino quelli ingrati e ciechi come Sirius. Oltretutto, suo fratello maggiore non avrebbe mai messo a rischio la vita del proprio bambino, per nulla al mondo, ma una sua eventuale progenie sarebbe sicuramente stata educata in modo propizio dalla famiglia Black, perciò un incidente del genere non sarebbe mai potuto accadere!

Era questo il motivo per cui Regulus odiava l'incertezza. Lui era svelto, scaltro, astuto, un Cercatore nato per solcare i cieli e salire sempre e sempre più in alto, fino a vette incalcolabili e mai raggiunte prima d'ora. Un minuscolo, fragile errore di calcolo avrebbe perfettamente potuto decapitare le sue ali come se esse fossero state condannate a morte. Gli errori erano causati dalla fretta, dall'imprudenza ed avventatezza, ma soprattutto dai dubbi.

Regulus non aveva mai permesso a nessuno di seminare un dubbio nella sua fiorita mente, volendo a tutti i costi vivere una lunga vita senza alcun rimpianto per aver seguito il gregge ignorante.

Ed eccolo lì, splendente nella sua divisa stirata, profumata al punto giusto, pronto per la sua prima colazione del suo terzo anno alla scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Regulus non vedeva l'ora d'iniziare le lezioni e brillare nuovamente, portando altre soddisfazioni ai suoi amorevoli genitori. Aveva fatto dei buoni propositi, però, da quando Andromeda se n'era andata via con estrema audacia e arroganza. Aveva deciso di provare ad avvicinarsi a suo fratello Sirius, sarebbe stato difficile, sì, ma un tentativo non l'avrebbe certamente ucciso.

𝐋𝐨𝐨𝐤𝐢𝐧𝐠 𝐭𝐨𝐨 𝐜𝐥𝐨𝐬𝐞𝐥𝐲 || 𝐑𝐞𝐠𝐮𝐥𝐮𝐬 𝐁𝐥𝐚𝐜𝐤Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora