Caro Steve,
Tra una settimana mi sposerò, ma non ci sarai tu ad aspettarti all'altare.
Diventerò la signora Sousa, non Rogers.
Volevo che lo sapessi, e che sapessi anche quanto ti odio.
Ti odio perché ti amo troppo, e la mia sofferenza è dovuta alla tua scomparsa.
Ricordo ancora quel nostro ballo, alla quale tu non ti sei presentato.
Io mi ero messa l'abito blu che tenevo per le feste, preparandomi come non avevo mai fatto prima e presentandomi perfettamente puntuale. Ti ho aspettato, Steve, ti ho aspettato per tutta la serata.
Ma in fondo stavo aspettando un fantasma. In fondo lo sapevo che non saresti mai venuto... Ma la speranza è sempre l'ultima a morire, giusto?
Ho provato ad andare avanti, a superare la tua perdita e ricambiare le attenzioni di Daniel.
Tra una settimana mi sposerò.
Mi sposerò... Ma continuo a pensare a te, in ogni istante.
Non saranno i tuoi occhi azzurri quelli che vedrò ogni mattina al mio risveglio, non saranno i tuoi capelli biondi quelli che potrò accarezzare ogni giorno e non saranno le tue braccia forti a stringermi in un caloroso abbraccio quando ne avrò bisogno, nei momenti in cui avrei potuto prendermi il lusso di sentirmi fragile.
Mi hai stregato, ragazzino di Brooklyn, e non sai quanto di detesto per questo.
Da un lato, in un piccolo angolo del mio cuore, ho come la speranza che tu piomba durante la cerimonia e blocchi tutto, venendo a riprendermi.
Eppure Daniel non merita ciò, lui... Lui è una persona fantastica, degno della migliore donna esistente sulla Terra, non di certo di una soldatessa dal cuore infranto.
Caspita, Capitano, mi hai rovinato la vita.
Guarda, sto qui a scrivere una lettera che nessuno leggerà mai, sapendo tra l'altro che non me la cavo bene con le parole, quando dovrei pensare piuttosto a tutti quei dettagli delle nozze di cui solitamente si occupa la sposa!
Mi hai rovinato. Hai occupato la mia mente e rubato il mio cuore, andandotene subito dopo.
So che non è colpa tua, lo so bene, ma accidenti quel tuo sacrificio non ha fatto altro che accrescere il mio amore.
Ti odio perché ti amo, Capitano.
Ti amo.
E lo farò per sempre, anche dopo la morteTua per sempre
Peggy***
Margaret ripose delicatamente la penna sulla scrivania, rigettando fuori l'aria che aveva trattenuto nei polmoni e asciugandosi una lacrima solitaria che le solcava la guancia.
Sospirò, piegando con cautela la lettera che aveva appena scritto e guardandola attentamente, alzandosi in piedi nel mentre ed avvicinandosi al camino acceso, non molto convinta sul da farsi.Spostò lo sguardo sul fuoco che ardeva davanti a lei, gettando con un rapido gesto il foglio all'interno e guardandolo bruciare. Le fiamme avvolgevano le parole da lei scritte, creando una piccola cornice scintillante sui bordi e rimpicciolendoli man mano, in uno spettacolo terribilmente ammaliante. La carta bruciava molto più in fretta rispetto alla legna, ma l'effetto era molto più affascinante, proprio come l'amore, un sentimento bellissimo e orribile nel contempo.
Continuando ad osservare il fuoco una sola parola era ormai rimasta leggibile: Steve, ma dopo qualche secondo le fiamme cancellarono anche quel nome, rendendolo invisibile agli occhi ma ancora impresso nel cuore.Peggy avrebbe voluto poter eliminare allo stesso modo i suoi sentimenti, farli scomparire in pochi secondi e ricominciare una nuova vita, ma non era così semplice. Dopotutto al cuore non si comanda, e questo lo stava capendo pure lei.
Ma cos'altro poteva fare per toglierselo dalla testa? Per eliminare una volta per tutte quella sofferenza e quel senso di colpa che la perseguitavano? Per dimenticarsi di Steve, del suo Steve?Non le era rimasto più niente di lui, aveva fatto in modo di sbarazzarsi di tutto, tranne...
Levò finalmente gli occhi dal camino, portando la sua attenzione verso un mobiletto che teneva in salotto, nel cui interno era conservata la foto di Steve prima del progetto rinascita e la sua piastrina militare.
No, di quello non riusciva a liberarsene! Era più forte di lei, era un tipo di legame che non riusciva a spiegare ma che andava ben oltre al classico "affezionarsi alle cose materiali".
Eppure, se voleva essere una brava moglie...Prima che potesse prendere una decisione o fare un solo passo qualcuno bussò energicamente alla porta, suonando poi il campanello e riprendendo a bussare con forza.
La donna alzò gli occhi al cielo, immaginando che probabilmente si trattava di Stark, visto che era l'unico di sua conoscenza che quando voleva aveva modi del tipo "Se non vieni ad aprire entro 5 secondo sfondo la porta" e anche perché l'aveva chiamata qualche ora prima dicendole che aveva fatto una "scoperta sensazionale che avrebbe cambiato la vita di tutti!"
«Arrivo, arrivo» sbuffò, sentendo che i colpi aumentavano ad ogni secondo «Ma, Howard, avevi detto che avresti richiamato prima di-»
Bloccò la frase a metà non appena spalancò la porta, restando di sasso quando vide chi aveva davanti.
Non era Stark, bensì un uomo che indossava una tuta bianca, rossa e nera, in cui spiccava una strana "A" avvolta in un cerchio. Un casco a dir poco moderno copriva completamente il volto dello sconosciuto, impedendo all'agente di riconoscerlo, anche se c'era un altro elemento che stava catturando la sua attenzione, appeso proprio alle spalle dell'uomo...«Scusa scusa scusa scusa!» ripeteva lui, riportando gli occhi della donna sul casco «Lo so, lo so, sono in ritardo ma ecco... Ho cercato di andare più indietro ma quest' affare si è danneggiato e...» iniziò a premere nervosamente un pulsante vicino all'orecchio, forse con l'intento di togliersi quella maschera, ma anche in quel momento non la smetteva di parlare, o meglio, di sparare parole a raffica. «M-Mi dispiace... Non l'avevo immaginato così questo momento a dire il vero ma sono una vera frana un queste cose! Senza contare che sono più di quarantotto ore che viaggio senza fermarmi in solo istante per riposare e ora sto dando di matto! E... Devo andare in bagno, sì, decisamente, ma non importa, perché...»
Peggy smise di ascoltarlo, riportando lo sguardo su quell'oggetto che l'aveva colpita inizialmente, riconoscendolo solo in quel momento.
Era uno scudo, ma non uno qualunque... Quello era lo scudo, quello che vi era in ogni suo sogno, quello contro cui aveva sparato senza timore per sfogare la sua rabbia, quello... Quello di Steve, che l'aveva seguito nelle fauci della morte.In quell'esatto momento un rumore delicato la risvegliò dai suoi pensieri, mentre quel dannato casco finalmente aveva ripreso a funzionare e scomparve letteralmente dalla sua vista, rivelando l'identità dell'uomo ma mandandola in confusione, fintanto che nella sua testa presero a risuonare alcune parole che aveva scritto qualche minuto prima
"Da un lato, in un piccolo angolo del mio cuore, ho come la speranza che tu piomba durante la cerimonia e blocchi tutto, venendo a riprendermi."E lui ora era lì.
Steve era lì.«Peggy» disse lui, prendendole le mani e creando un piccolo momento di silenzio.
«Peggy, sono io» ripeté qualche attimo dopo
«Steve...»
«Sì, sono io... Sono qui. Per te. Sono tornato»
★★★★★★
Spazio Autrice
Salve Gente!
Spero che questa brevissima One-Shot vi sia piaciuta anche se non l'ho scritta benissimo, ma vi basti pensare che per scriverla ho veramente scritto la lettera di Peggy e poi l'ho bruciata, rendendomi conto solo dopo che avevo eliminato la mia unica bozza 😂Ma vabbè.
Oltre a ciò ci tenevo a precisare che questa "storia" è ispirata alla One-Shot di -mypine "Dear Dido, Dear Aeneas", che è a dir poco fantastica (come tutte le sue storie, d'altronde) e vi consiglio di correre immediatamente a leggerla!
~Diana🌟

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DEAR STEVE...
FanfictionONE SHOT NEW YORK - 1948 E se Peggy Carter, in un piccolo ed intimo momento di debolezza, avesse scritto un'ultima lettera per il suo amato Steve Rogers? Steve si è sacrificato per il bene dell'umanità, lasciando da parte sentimenti come l'amore o l...