Celson

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Ogni giorno mi sento dire le stesse cose.

"Non te ne andare."
"Non lasciarmi solo."
"Torna da me."
"Ti stiamo aspettando tutti."

Sento. Non vedo. Vedo solo un grande vuoto che se cerco di oltrepassare mi respinge via. Riconosco le voci. Vorrei rispondere ma non riesco. Vorrei muovermi ma non riesco. Non posso.

È da 9 mesi che sono in coma. Incidente mortale. Mi ricordo ancora quel maledetto litigio. Il suo sguardo pieno di rabbia. Poi delle luci abbaglianti di fronte a noi. E infine il buio totale.

Ogni giorno sento le parole colme di pentimento di Cesare. Sussurrate. Come se avesse paura che qualcuno, oltre me, lo potesse sentire. Le sue lacrime calde che finiscono sulla mia fredda pelle.

Ed eccolo qui, come ogni giorno, si siede accanto a me e mi stringe la mano.
"Ciao Nelson, oggi ti ho sognato e non era il solito incubo. È stato bello. Sembrava così vero. Mi pareva di sentire persino il tuo profumo." Mi accarezza la mano.
"Eravamo all'isola D'Elba. Solo noi due. Nessuno intorno. Tu mi sorridevi e mi cantavi soli come a bologna. Cazzo se è vero. Io mi sento così solo anche in mezzo agli altri. Io ti dicevo che mi mancavi e che ti voglio bene ma tu continuavi a ridere. Come se mi prendessi in giro. Come se fossi un cretino. Ridevi di me. Poi però ti sei avvicinato e mi hai detto che tu lo sapevi. Che tu sapevi che io ti voglio bene. E mi hai detto che non c'era motivo di piangere perché tu stavi bene. E continuavi a sorridermi. Mi sono sentito bene. Ma tu non stai bene!" Capisco dalla voce tremante che sta per crollare.

"Nelson. È tutta colpa mia. Dovevo essere io al tuo posto. Ti ho rovinato la vita." Gli cade una lacrima sul mio braccio.
"Non è vero niente di quello che ti ho detto quel giorno. Ero solo arrabbiato. Sai che sono una testa di cazzo impulsiva..." beh non ha tutti i torti.

"Perdonami." Io però l'ho già fatto.
"Quanto vorrei risentire la tua voce. La tua risata. Nessuna risata è come la tua. Ho bisogno di sentire la tua voce. Anche se mi dici che sono un coglione." Lo sento sospirare.

"Mi manchi Nels." Stringe ancor più forte la mia mano e io vorrei ricambiare la stretta.
"I dottori dicono che non c'è miglioramento. E che forse è meglio lasciar perdere, anche perché hai degli spasmi sempre più frequenti. Ma io non voglio lasciarti andare. Io ti voglio qui con me, come sempre." Quanto lo vorrei abbracciare in questo momento.

"Quindi questa è l'ultima volta che ti parlo." Tira su col naso.
"Ti ricordi quando da piccoli guardavamo le nuvole e litigavamo sempre perché vedevamo forme diverse?" Me lo ricordo, Cesare.
"O i nostri sogni assurdi." percepisco che sta sorridendo.
"Se tu potessi parlare probabilmente mi diresti 《te l'avevo detto che sarei morto a 25 anni!》la prenderesti sul ridere per sdrammatizzare." Hai ragione.

"Ci sono cose che non ti ho mai detto. Tipo che mi piaci. Già, non pensavo di dirtelo il tuo ultimo giorno di vita. Ma forse se fossi stato sveglio non lo avresti mai saputo. Mi piaci anche con gommo. Mi piaci anche quando sei arrabbiato con me. Mi piace anche quando dormi, anche se è da 9 mesi che dormi. Mi piaci anche quando parli a raffica. Mi piaci." Ho sempre immaginato queste parole ma non così. Non in questo momento.

Lo sento singhiozzare.
"Nelson io sono innamorato di te." Sento le sue labbra umide sulle mie. Poi nulla. Questa è la mia ultima sensazione.

One Shot //Space ValleyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora