Cesolas

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Quando fai una vita di merda non ti preoccupi più di niente. Soprattutto quando non hai più nessuno al tuo fianco. Nessuno per cui lottare, per cui essere felice. Ho sprecato la mia vita col vandalismo. Ho perso tutti per colpa di esso. Ho provato ad uscirne, non ci sono riuscito, ci sto troppo dentro.

Mi sono rinchiuso in casa. Sono diventato un vegetale. Esco solo per la spesa e per la droga.
Ricordo quando ero spensierato, felice. Devo reagire, ne sono consapevole. Si, devo uscire. Mi alzo, mi gira la testa ma non ci faccio tanto caso. Mi metto i primi vestiti che trovo e degli occhiali da sole, li uso sempre ormai, ho gli occhi rossi e scavati da delle occhiaie enormi. Prendo le chiavi di casa ed esco.

Non so dove sto andando. Non ho una meta. Potrei andare dove mi pare. Potrei restare fermo al cancello. Nel dubbio cammino. Mi guardo spesso intorno, ho paura di essere visto da chi non vorrei incontrare. Aumento la velocità del passo. Giro l'angolo e mi ritrovo in uno spiazzale. Lo conosco. Questo spiazzale mi ha rovinato. Mi siedo sul muretto e guardo a terra. Siringhe, preservativi, braccialetti, c'è di tutto in questo posto. Era sempre pieno fino a qualche anno fa. Pieno di ragazzi malandati, ci stavo pure io in mezzo a loro. Ora non c'è più nessuno, c'è chi è morto qui, chi se né uscito e chi ci prova.

"Ei tu, ragazzino che ci fai qui?" Mi scappa una risata per questa affermazione che proviene da qualcuno alle mie spalle.
"Che ti ridi? Sono serio."
Mi giro sedendomi dal lato opposto del muretto. Non riesco a mettere a fuoco il ragazzo a qualche metro da me. Sento che sussurra qualcosa ma non riesco a capire. Si avvicina e riesco a vedere meglio quella sagoma abbastanza muscolosa.

"Nicolas..." guardo l'uomo che si avvicina sempre di più, finalmente riesco a vederlo, Cesare. Uno di quelle persone che non avrei voluto incontrare.

"Ciao, Cesare." Il ragazzo si passa una mano sul viso. So già che tra un po' inizierà a vomitare parole.

"Ciao, Cesare?! Ma sei serio? Nicolas sono tre anni che non ho tue notizie. Tre cazzo di anni. Ho pensato che fossi morto e tu spunti qui a caso dicendo "Ciao, Cesare"? Stai scherzando?" Ed eccolo che mi urla contro. Ammetto di essere stato uno stronzo, ma l'ho fatto per lui. Non dico niente è troppo arrabbiato per ascoltarmi.

"E non parli." Ride nervoso, si avvicina ancora di più. Mi guarda come se fossi finto. Come se non fossi realmente lì.
"Dove cazzo sei stato?! Dove?" Mi urla incazzato, diventa rosso in faccia.
"Rispondimi stronzo!" Stringe i pugni. Gli si sono colorate anche le orecchie.

"Calmati perfavore-" non riesco a finire di parlare che lui parte in quarta.
"Calmati?! Nicolas fammi il piacere!" Guarda in alto e poi tira un sospiro profondo per cercare di tranquillizzarsi.
"Ok, va bene, parla."

"Mi dispiace Cesare. Io non pensavo che sarebbe finita così. Non volevo farti stare male, sono stato male anch'io ma tu questo non lo sai. Non è stato per mio volere evitarti, evitare tutti." Cesare ride alle mie parole poi torna serio e tira un pugno al muro, sobbalzo spaventato. Si è fatto male ma non vuole farlo trasparire. Ha sempre avuto la mania di sembrare forte, di avere tutto sotto controllo.
"Cesare non fare il coglione." Scendo dal muretto, lui si allontana rapidamente da me.

"Non mi sono fatto male!" Gli guardo la mano che inizia a sanguinare. Cerco di avvicinarmi lentamente a lui, il suo sguardo è fisso su di me. Ha gli occhi lucidi.
"Perché lo hai fatto Nic? Perche mi hai lasciato solo?" Si morde il labbro cercando di non piangere.

"Ero diventato violento, mi ero messo in troppi casini. Non volevo farti del male per colpa dei cazzi miei. Così ho allontanato tutti quelli a cui tenevo e tu eri uno di quelli e questo lo sai benissimo." Il silenzio prende il sopravvento. Gli prendo la mano ferita ma lui la ritira di colpo.

"Non mi toccare." Alzo lo sguardo su di lui. Sono distrutto e lui non è da meno.

"Cesare perfavore aiutami." Sussurro disperato ricevendo l'ennesima risata nervosa di Cesare.

"E tu dov'eri quando io avevo bisogno del tuo aiuto? Tu dov'eri quando avevo bisogno di te?" Abbasso lo sguardo. Non capisce o forse sono io a non capirlo.

"Cesare ti prego. Non è stato facile per me. Non lo è stato affatto. Non ho avuto contatti con persone per tre anni tranne per cose superficiali come la spesa. Ho sfiorato il coma etilico. Ho sfiorato l'overdose. Ho provato a dare fine alla mia vita. Me ne pento con tutto il cuore, volevo tornare ma avevo paura proprio di questo, della reazione degli altri, della tua. Volevo smettere ma non avevo nessuno che mi aiutasse a farlo. Ero solo." Mi tolgo gli occhiali da sole e li lancio a terra.

"Sei voluto restare solo, non eri solo. Dopo la tua "scomparsa" io ho iniziato ad avere attacchi di panico, ad uscire per cercarti, a passare le giornate a piangerti inutilmente." Gli scende una lacrima, si sta torturando le mani imbrattando anche l'altrà di sangue. Mi sento così in colpa.
"Sei sempre stato una persona buona Nic, so che non lo hai fatto per male ma mi hai fatto male lo stesso." Mi avvicino di più a lui. Gli prendo le mani stando attento a non fargli male, questa volta mi lascia fare. Stiamo piangendo entrambi.

"Scusa, scusa, scusa." Dico con un filo di voce.

"Mi ero rassegnato al fatto di non poterti vedere più." Tira su col naso. Gli metto una mano sulla guancia.
"Potrei essermi fatto un'altra vita Nicolas, potrei aver trovato qualcun'altro." Tolgo la mano abbassando lo sguardo. Mi sento un cretino.
"Ma non l'ho fatto. Ti ho aspettato." Lo guardo e sorrido sinceramente, non lo facevo da troppo tempo ormai. Mi accarezza il viso delicatamente.
"Promettimi soltanto che sei tornato veramente." Sospiro. Si sentono solo i nostri singhiozzi.
"Nic..." lo guardo e annuisco.

"Te lo prometto."
Mi sorride e poggia le sue labbra sulle mie.

Nessuno dei due si mosse. Non c'era malizia. Non c'era passione. C'era solo amore. Vero amore.

One Shot //Space ValleyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora