1• Si comincia da oggi

2 0 0
                                    


Caro diario,
sono qui seduta ad aspettare l'autobus, che mi porterà in quell'"inferno", chiamata anche scuola. Primo giorno, nient'altro da aggiungere. Mia madre sta mattina è stata di nuovo sgarbata con me, ogni volta che provo a fare qualcosa per lei è sbagliato già dal principio, che sia la cosa più banale come portare fuori il cane o uscire fuori la stupida spazzatura. Non ha senso. Io vorrei solo aiutarla, da quando papà se n'è andato non è più la stessa, ne con me ne con i miei fratelli. Sento che la stiamo perdendo psicologicamente e non so come potrei fare per riprenderla. Ho solo diciassette anni e vado ancora a scuola, potrebbe essere forte per noi ma lei non lo è mai stata, neanche quando c'era papà. Penso e ripenso al giorno in cui se n'è andato, un mese fa esatto... forse è per questo che oggi la mamma era così nervosa. Provo solo rancore per mio padre, ciò che ha fatto è stato da vigliacchi, ha preferito uscirsene senza alcun danno collaterale ma c'è da dire che questo è ricaduto su di me, mia madre e i miei fratelli. Sciocco pensare da parte mia che ci fosse stata una speranza che ritornasse pentito dopo un giorno o una settimana, davvero da stupida.

Megan.

Scuoto la testa mentre l'autobus si ferma davanti a me, chiudo il diario bruscamente, mi alzo dalla panchina in cui ero seduta ed entro di fretta nel bus confusionario. La mia mente viene pervasa da ricordi che non dovevano riemergere proprio adesso. Scrivere di mio padre in questo giorno così schifoso non è stato il massimo, infatti ciò che ha portato è stato una me imbambolata davanti a tutti i sedili del bus con tutti i miei compagni di scuola a fissarmi e a prendermi in giro.
Bene perfetto, dico tra me, adesso possiamo continuare bene la giornata. Mi riscuoto in tempo , così prima che il pullman parta mi siedo velocemente in un sedile vuoto all'ultima fila.
Fisso fuori dal finestrino e avrei tanto desiderato avere le mie cuffie con me, ma proprio oggi le ho dimenticate. Per mia fortuna la mia scuola non è poi così tanto lontana , infatti dopo un po' di minuti arrivo in quella sottospecie di trappola. Scendo dal bus e subito sbatto contro qualcosa, o forse dovrei dire qualcuno.
- Ehi stai attenta dove vai tonta!-
Mi fischiano le orecchie dalla rabbia, alzo lo sguardo e fisso lo sguardo accattivante di questo ragazzo tutto muscoli e niente cervello. Caleb Williams, certo ci mancava solo lui oggi.
- Senti imbecille levati dai piedi!-
Il muro davanti a me sembra surriscaldarsi dopo il mio insulto ma tanto è sempre così, almeno dal primo superiore. Corruga la fronte e gli si forma un cipiglio, stringe le labbra carnose e socchiude gli occhi chiari. Brutto segno.
- Senti mocciosa del cazzo sta mattina non è giornata quindi levati dalle palle e non rompere il cazzo.- Sussurra tra i denti.
Alzo le sopracciglia ironicamente sorpresa e provo a spintonarlo di lato per passare. Okay lo ammetto, brutta mossa. Io rispetto a lui sono una piccola nana, anche se mi ritengo forte lui lo è ovviamente più di me. Mi guarda male e punta i piedi per terra.
- Non è giornata neanche per me quindi perché non ti sposti e mi lasci passare?-
Respiro profondamente mentre lui se la ridacchia come un cretino. Non c'è niente da ridere, vorrei dire ma è inutile con lui continuare a discutere, così lo sorpasso e cammino verso l'entrata di scuola.
- Ti è caduto questo imbranata! O vuoi che lo legga?!-
Mi blocco sui miei passi impallidita, il mio diario! Mi giro di scatto e cammino a passo svelto verso di lui. Nelle mani tiene un piccolo libro nero con il mio nome in bianco scritto sopra. È come se tenesse tutti i miei pensieri e sentimenti tra le mani, solo questo mi manda fuori di testa. Ridacchia ancora mentre io glielo levo bruscamente dalle mani. I suoi occhi verdi risplendono alla luce del sole come i suoi denti bianchi, intenti a prendermi in giro. Sfioro le sue dita per sbaglio nel riprendere ciò che è mio, una piccola scossa mi prende alla sprovvista e sembra che io non sia l'unica ad averla sentita, visto che per un istante sbarra gli occhi. Però tutto ritorna normale in un attimo quando mi fa il terzo dito e mi sorpassa per entrare a scuola.
Sarà un lungo anno.

~Quello che non diciamo~ Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora