Il mago di Natale

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Ecco a voi la sorpresa di Natale!!! Spero vi piaccia perché è bello lungo!! L'altra storia è un "Amore a Natale". Buone feste a tutti!!!! Baci, Elisha Pen.

Non poteva capitare qualcosa di peggiore di questo. Serrai i denti irritata mentre fissavo il mio piatto.
-Allora, Jack. Come va con il lavoro?- chiese mio padre al signor Brown. Papà era un uomo ultraquarantenne slanciato con un'accennata calvizia.
-Benone come sempre. La ditta va a gonfie vele, anzi, anche di più- rispose e io di sottecchi guardai suo figlio. Un ragazzo alto castano, con un sorriso presuntuoso stampato in faccia, mi stava fissando con occhi maliziosi. Gli diedi un'occhiata fulminante. Col cavolo che era bello. Non sapevo cosa diavolo dicessero le mie compagne di classe ma di certo idiota lo era.
-Ho sentito che vostro figlio ha ricevuto una borsa di studio- disse poi mia madre. Snella e bella, aveva una voce melodiosa e degli occhi meravigliosi. Stentavo a credere che quella donna fosse mia madre, non riuscivo a trovare qualche somiglianza tra me e lei. Io ero bionda con alcune mesches azzurre, ero magra e alta quanto bastava ma non mi potevo definirmi una bellezza rispetto a mia madre.
-Sì, non è incredibile? Siamo così orgogliosi del nostro Richard, è un ragazzo così bravo ed educato- disse con aria sognante la signora Brown, una donna magrissima soffocata in un tailleur rosso. Io cercai di non fare una smorfia. Richard Brown era il peggior essere della Terra e sfortunatamente era il mio vicino. Era il solito ragazzo bello e popolare, e per me era anche il solito idiota. Mi aveva bersagliata fin dal primo giorno perché in diverse occasioni ero riuscita a umiliarlo pubblicamente. Stupidi come lui ne esistevano tanti, ma lui era una stupido molto furbo. E in quel momento dovevo sopportare la sua presenza soffocante.
-Forse un giorno Richard potrebbe aiutare Molly in geografia- disse poi mia madre. Io quasi mi strozzai con il pollo di traverso. Fissai Richard che fece un sorriso anche più largo. E crudele.
-Ma certamente, signora Jonhson. Sarebbe un piacere aiutarla- disse ruffiano lui e io decisi che appena finita la cena mi sarei messa a studiare geografia e poi gli avrei lanciato il libro in faccia.
-Non ne ho bisogno- risposi secca e mia madre mi guardò male. Io non cercai nemmeno di rimediare e continuai a mangiare il mio pollo. Richard non si scompose e, anzi, continuò a sorridere serafico. Quanto lo odiavo.
La cena continuò con le chiacchiere degli adulti e allo stesso tempo io e Richard ci lanciavamo sguardi di sfida. A volte lui mi faceva linguaccia e io come in risposta gli davo calci sotto il tavolo. Forse dopo la cena non avrebbe avuto così tanta voglia di farmi da tutore. Sentii il mio cellulare ricevere un messaggio da whatsapp. Presi di nascosto il cellulare sotto il tavolo.
Julie mi chiedeva come me la stessi passando. Male. Molto male. Lei mi chiese il perché. Avere davanti a te Richard era un sogno... per Julie. Per me faceva piuttosto vomitare. Lei se ne era innamorata fin dal primo momento, anche se sapeva che lui era un cretino patentato. Non ne valeva la pena le dicevo sempre ma lei non mi ascoltava. La cena si prolungò fino alle nove. Saltellai letteralmente di gioia quando la famiglia Brown passò dalla porta per uscire. Era finita. Finalmente finita.
-Molly- mi chiamò mia madre. Io andai verso di lei riluttante.
-Sì, che c'è?- chiesi. Mia madre aveva un'aria severa. Papà, invece, aveva accesso la TV ignorandoci.
-Il tuo comportamento di questa sera non mi è piaciuto. Un ragazzo così carino e gentile ti offre il suo aiuto e tu cosa fai? Lo scarti. Almeno rifiuta educatamente- mi rimproverò lei. Carino e gentile? Sicuramente non aveva visto Richard a scuola.
-Mamma, quel ragazzo "carino e gentile" è in realtà uno sbruffone. Non sai cosa fa a scuola!-
Questa volta mia madre mi incenerì con lo sguardo.
-Non accetto che sparli così di Richard! In tutti questi anni la famiglia Brown non ci ha mai dato fastidio e ci hanno persino dato dei regali. Dovresti pensare seriamente sul tuo comportamento verso quel ragazzo- mi disse. Inarcai un sopracciglio.
-Hai finito?-
-Fila in camera- mi sibilò e me ne andai nella mia stanza. Me ne sarei andata comunque. Mi buttai subito nel mio letto ricoperto da un piumino rosso. Le pareti viola erano ricoperte da poster degli Evanescene e di Avril Lavigne.
Vidi da lontano alcune luci delle decorazioni di Natale dei vicini. Anche i miei avevano avuto la grande idea di appendere le luci sul tetto. Che inutilità. Era uno spreco. Tutte scuse per vendere. Anche Babbo Natale era solo una storiella per piacere ai bambini. Anche io ci aveva creduto fino a tredici anni. Un'età un po' tardiva ma non riuscivo ancora ad accettarlo. Che consegnasse i regali in una sola notte, che la sua slitta fosse trainate da delle renne... mi ero bevuta tutto, senza dubbi. Io ci avevo creduto e basta. Mi ero appesa a questa cosa fino agli inizi della mia adolescenza. Fino a quando i miei genitori me lo avevano detto.
Mi dispiace piccola mia, ma Babbo Natale non esiste...
Avevo preso uno shock. Dopo mi ero rifiutata categoricamente di far parte della festa di Natale. Avevo smesso a credere, sopratutto. Credere in chiunque, perfino nei miei genitori e in Julie. Non era giusto trattarli così ma non mi avevano lasciato scelta. In certe occasioni pensavo a Julie che mi sparlava alle spalle anche se non avevo prove concrete. Era la mia unica e sola amica. Per tutti ero una psicopatica e insopportabile ragazza che l'unica frase che sapesse dire era "Non me ne frega". Ma io mi sentivo sola. Detestavo capire di essere stata mentita, tradita, e di aver creduto in una cosa che nemmeno esisteva.
Presi quasi con rabbia il mio mp3 e mi infilai nel letto senza nemmeno togliermi i leggins e il maglione. Alzai al massimo la musica. Subito la mia mente si svuotò, facendola occupare il sottofondo di chitarra della canzone di "What the hell". Già. Anch'io avevo una voglia matta di dire a tutto il mondo al diavolo.
Sbadigliai. Poco a poco mi addormentavo. Mi lasciai trasportare dai soliti pensieri come la mai stupida scuola, l'idiota che avevo appena ospitato a casa mia, Julie e la poca fede che avevo in lei.
L'ultimo pensiero fu che quel giorno era il 23 dicembre.

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