Jack Daniel's and Orange Juice

279 19 5
                                    

La situazione era diventata opprimente, invivibile, tale da condurre chiunque alla follia.

E se uno di loro ne conosceva molto bene la sensazione - ormai sedata dagli psicofarmaci - l'altro aveva provato sulla propria pelle le sue conseguenze.

Passare anche solo una misera parte della propria vita in prigione non era affatto semplice e persino per Ian Gallagher e Mickey Milkovich la dolce luna di miele era giunta al termine, sfociando in una malsana discordia, costellata di rozzi insulti, rimproveri infantili e comportamenti violenti sia all'interno che all'esterno della loro cella.

Questi erano i pensieri che si accavallavano nella stanca e provata mente di Mickey, sdraiato sulla sua brandina mentre fissava ad occhi spenti la seconda, che lo sovrastava, reggendo il peso di quell'uomo irritante che era il suo compagno di cella e il suo più grande e stupido - e unico - amore, Ian.

Sospirò, lo stomaco corroso dal nervoso gli aveva persino impedito di ingurgitare qualche boccone dello schifo che veniva servito in quel buco di merda.

Frugò dentro alla lurida federa del cuscino ed estrasse un pacchetto di sigarette non ancora terminato e un accendino incrostato di sangue rappreso.

Lo sapeva anche lui che era un'enorme cazzata, ma in quel momento sentiva l'irrefrenabile bisogno di posare le sue labbra su qualcosa, qualsiasi cosa, che non fosse il corpo di Ian.

Così fece: si mise tra le labbra una sigaretta, fremendo dalla voglia di aspirare il piacere della nicotina, e ne accese l'estremità con la flebile fiamma dell'accendino.

Al primo tiro ingoiò la bile e ricacciò una lacrima solitaria.

Al secondo sentì la rabbia montare nel suo corpo.

"Spegni quella cazzo di sigaretta" Biascicò Ian, percependo l'inconfondibile profumo della nicotina, così invitante.

L'altro non rispose, continuando a godersi quel piccolo e pericoloso vizio, fumando indisturbato per una manciata di secondi.

"Mi stai ignorando brutto stronzo?" Domandò stizzito "Pezzo di merda" Imprecò, scostando malamente quello squallido pezzo di stoffa che aveva in dotazione come coperta e sporgendosi dal bordo della sua brandina.

I loro occhi si incrociarono per alcuni istanti, entrambi infiammati dall'ira, fino a quando Mickey non decise di sfidarlo.

Soffiò l'ultima boccata di fumo dritta verso il suo candido viso, spruzzato da qualche lentiggine e incorniciato da morbidi e scompigliati capelli rossi, prima di recuperare una seconda sigaretta tra le dita tatuate.

La notte era ormai calata da parecchie ore ma Ian riuscì chiaramente a distinguere quel ghigno goliardico che faceva capolino sul volto dell'altro.

E ciò lo fece alquanto incazzare.

Trattenne il fiato quando la guardia di turno oltrepassò l'entrata della loro cella - nemmeno fosse lui colui che rischiava di beccarsi un po' di bastonate e qualche giorno in isolamento - e decise di porre fine a quel comportamento da figlio di puttana che stava ostentando Mickey.

Atterrò bruscamente sul pavimento e imprecò con un sibilo al contatto tra i suoi piedi nudi e la superficie congelata.

Senza premura sovrastò il corpo di Mickey e gli rubò dalle dita la sigaretta ancora spenta "Che cazzo pensavi di fare Mickey?" Chiese avvolgendo con la mano libera il suo collo, senza la reale intenzione di strozzarlo.

"Stronzo, a te che importa?" Sputò acido, scostando malamente la sua mano per portare i loro sguardi alla stessa altezza, per quanto lo spazio ristretto in cui si trovavano permettesse "Levati dai piedi e torna a dormire".

Jack Daniel's and Orange Juice Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora