Camminavo giá da un bel pò, quando lo vidi. Ron era disteso a terra, circondato dalla nebbia. Mi avvicinai a lui, riluttante vedendo una chiazza scura nel suo manto bianco. Era ferito nella zampa posteriore, quella sinistra. Lo presi in braccio con estrema cura, dopo aver analizzato grossolanamente la ferita. Non era profonda, ma era evidente che faceva male. Come a dimostrarlo, quando lo presi in braccio, fradicio dalla pioggia incessante che ancora regnava nella notte, guaiva. Mi diressi verso casa, con la sensazione di essere seguita, ma rinunciai di scoprirne di piú a causa della mia vista accecata dalla fitta nebbia, e dalla pioggia che batteva fissa sul mio impermeabile. Arrivata a casa, poggiai con estrema cura Ron sul tavolo, mandando al diavolo l'igene. Aveva un grosso squarcio nella zampa posteriore, nella coscia, precisamente. Preoccupata, presi del disinfettante dal mobiletto sopra il lavandino del bagno, e disinfettai la ferita, dal quale cominciò a grondare schiuma bianca sporca dal sangue del mio povero cane. Ron era quasi privo di sensi. Fasciai la ferita appena pulita, con della garza sterile, e asciugai Ron con uno strofinaccio asciutto, perchè stava tremando come un forsennato. La sua cuccia era in giardino, ma decisi di farlo dormire con me, nel divano. Avrei avuto poco tempo per riposare, ma al momento importava solo riposare gli occhi. Prima di addormentarm, pensai a quanto quella ferita nella sua zampa, fosse così simmetrica, come uno squarcio causato da una lama di un coltello, ma mi addormentai nel bel mezzo delle mie riflessioni. Nel cielo, la nebbia stava andando via, e i primi raggi solari dell'alba facevano capolino da dietro il monte, che si scorgeva dalla piccola finestra di quella che era la mia vecchia capanna. Crollai in un sonno profondo, popolato da incubi alternati al vuoto più totale.