NEBBIA PARTE IV

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Da Andenne ci avviammo sulla statale, in direzione Vezin Sclayn.
Caulfield aveva pure una bizzarra ventiquattr'ore in...
Boh, resina di cervo? 
Una cosa orribile dal colore marrone stantio, come una focaccia
di segale, lasciata a cuocere troppo, circondata da un plateau
di crosta osceno.
Non osavo più fargli notare nulla dopo il nostro ultimo scazzo,
ma era evidente che la cosa mi imbarazzava.
Così come facevo di tutto per non immaginarmi le nostre figure
su quella via, che improvvisamente si era inondata di sole ma,
nondimeno, restava di uno squallore stridente.
Soprattutto grazie alla nostra incongrua presenza.

"Ma mi chiedo...Perché non il pullman? C'è pure la ferrovia."
"Ho bisogno di camminare e di non vedere gente, HOST."
Era la prima volta che mi chiamava con il mio nomignolo.
Questo è un momento importante, per me decisivo."
Non replicai mentre sul mio cellulare silenziato si erano
ormai caricate 36 telefonate del vecchio maiale.
Ero un po' confuso. Preso nel mezzo fra la sacralità di
Holden Caulfield e le aspirazioni più terrene, un po' da
vecchia baldracca isterica di Serge.
La strada si faceva in pendenza appena percettibile.
Rifiutammo un passaggio da un omosessuale che ci mostrò
l'uccello barzotto, e da due donne di settant'anni circa. 

Poi fummo caricati da una ragazzina, che diceva di averne
ventidue, ma ne dimostrava quindici. Ci scarrozzò per un
bel po' in silenzio,  poi ci chiese brusca cosa facevamo
in quelle condizioni sulla Rue De Gawday.
Forse cominciava a preoccuparsi un po'.
"Quali condizioni?" Replicò Caulfield, abbastanza piccato.
"Sssshhh..." Azzardai mentalmente. Non era il caso.
La ragazza tornò in silenzio, ma Caulfield cominciava a
percepire vibrazioni negative.
"Si voltò a inchiodarmi con gli occhi: "Scendiamo."
"No. Non adesso."
"Grazie signorina. Ma noi dobbiamo scendere proprio ora.
C'è una nostra zia asmatica che risiede da queste parti.
Ci tiene che le facciamo visita ogni tanto."
Era una zona a picco sulla Sambre, dove non avrebbe
nidificato nemmeno il falco pecchiaiolo.
"Qui?" Sì esatto, proprio qui. Grazie di cuore."
Lei si passò il labbro inferiore su quello superiore mentre
io alzavo gli occhi al cielo. Ricordo che pensai chiaramente
quanto ognuno, prima o poi, sia condannato alla sua croce.
Ci scaricò, proprio mentre passava un vecchia transit ad
azzopparci con una scoreggia micidiale di gas di scarico.
Non avevo voglia di aggiungere nulla.
Holden Caulfield con la sua oscena ventiquattr'ore era una
palla di catrame, e io gli ero incollato addosso, senza potermi
divincolare dalla pressione che spalmava entrambi lungo l'asfalto.

Arrivammo a Jumet, dopo aver passato Flawinne, Floriffoux, Franière,
Ham-sur-Sambre, Auvelais, Farciennes, Ransart e una deviazione
incongrua verso Londelinsart, alla periferia di Charleroi, perché
un tipo che c'aveva caricato, vestito da intrattenitore negli spettacoli
aziendali, voleva a tutti i costi farci conoscere l'anziana madre,
e farci mangiare una fetta di Court-Wagner.
Così ci rassegnammo e potevo notare, con un sospiro di sollievo,
che gli umori di Holden Caulfield si stavano disponendo bene sulla
scacchiera di quell'avventura improvvisata.
Lungo il cammino eravamo stati presi a rimorchio da camionisti
indonesiani, vecchie gitane, un furgone della RTBF in giro per
un documentario sull'uso di resina di cannabis fra i giovani
al di sotto dei diciott'anni, e una signora con tanto di figlio
imbarcato, preso a giocare su una specie di piccolo display
privatissimo.

Era stata una rotta movimentata, e ad entrambi si stavano serrando
gli occhi. Il tizio ci scaricò, in seguito, a Jumet.
Spuntava l'imbrunire e ci chiese cosa potevamo stare a fare in quel
posto di morti: due ragazzi carini, e così pittoreschi.
"Facciamo una ricerca per la scuola" rispose Holden Caulfield.
"Da queste parti sono state danneggiate alcune antichissime cappelle
votive, e croci di scuola renana. Stronzate sataniste probabilmente,
sa come sono i ragazzini in queste zone selvatiche: bruti.
Noi, nel nostro piccolo, facciamo di tutto perché queste cose terminino."
Il signore, Robert Delaunay, parve pensieroso e aggrottò con fin troppa
sollecitudine le sopracciglia.
"Fate bene." Rispose con una certa  freddezza.
e sgommò, lasciandoci sepolti sotto una nuvola di polvere, e il cartello
JUMET VIVRA.

Ascesa, vita e (bizzarra) fine di HOLDEN CAULFIELD, anglo-belga (Parte I)Where stories live. Discover now