Mi guardavo intorno nervoso mentre camminavo verso il cancello della scuola. Tutto quello che tempo fa mi era appartenuto e da cui ero scappato.
Passai davanti a tutte le case che avevano fatto parte della mia infanzia, tutte le case che conoscevo alla perfezione. Tutti loghi che erano stati miei.
Passai poi davanti alla casa di mia madre. Mi fermai a guardarla. I pugni si strinsero. Quella combo micidiale di emozioni stava prendendo il controllo della mia testa, se non l'avessi stroncata sul nascere avrebbe preso il controllo di tutte le mie azioni. Tolsi lo sguardo da quella casa ed iniziai a correre verso la mia meta.
Due anni. Per due anni ero rimasto lontano da quel posto, eppure era come se non me ne fossi mai andato. Le immagini si ripetevano nitide, come se stesse succedendo tutto di nuovo, in questo momento.
Mi bloccai davanti al cancello della scuola, risvegliandomi dai miei pensieri. Cercai di calmarmi e varcai la soglia. I movimenti erano automatici, le gambe si muovevano da sole verso il luogo che da sempre era stato il nostro ritrovo.
"Juan, brutto bastardo! Non dovevi mica tornare domani?" sentii una voce allegra arrivare dalle mie spalle. Carlos. Mi girai verso di lui con un sorriso. Carlos lo conoscevo da sempre. Carlos era stato l'unico con cui mi ero tenuto in contatto.
Dopo esserci salutati ricominciammo a camminare in silenzio verso il gruppetto di ragazzi. Il silenzio venne spezzato dal mio amico qualche secondo dopo. "C'è un'americana, ora. Un'americana di quelle vere." Le parole arrivarono forti nelle mie orecchie. Questo sì che era un colpo basso, e faceva molto male. Mi bloccai in mezzo al giardino, più stupito che incazzato. Forse anche un po' deluso. "Cosa?" chiesi alzando la voce. "Abbassa la voce, che la gente fa lezione" disse con calma il mio amico. "E' stato José" rispose poi alla mia domanda. "José? Davvero? E perché l'hai lasciato fare?" Carlos mi guardò alzando semplicemente le spalle. "Guida lui ora."
Troppe informazioni, e per niente positive, giravano per la mia testa. Ma che dico negative, erano proprio informazioni di merda. José leader? Come era possibile questa cosa? Non riuscivo a capacitarmene. "Che significa? Avete combattuto? Come hai fatto a perdere contro di lui, scusa?" "Fermo, fermo, fermo" Carlos bloccò subito l'ondata di domande spiegandomi la situazione. "Non abbiamo lottato, io ero via quando lui si è appropriato della guida" "Ok. E perché quando sei tornato non l'hai sfidato?" Un sorriso si formò sul suo volto mentre rispondeva "Questo avrebbe voluto dire combattere con te, una volta tornato" scossi la testa in disaccordo. "Almeno sarebbe stato qualcuno di decente alla guida nel frattempo. Che poi non sapevi che sarei tornato, neanche io lo sapevo. E in ogni caso avrei lasciato in mano a te le cose." Scoppiò in una fragorosa risata. "Io ero abbastanza sicuro che tu tornassi. E poi tu sei molto meglio di me, fidati. Ti batterai e lo straccerai. Tornerà tutto al suo posto" lo spintonai scherzosamente lasciandomi trascinare dalla sua risata. "Dai andiamo" riprese a camminare.
Non appena arrivammo dai ragazzi Carlos si mise davanti a me, oscurandomi alla loro vista.
"Un po' di attenzione, prego!" disse battendo le mani con fare da cretino. "Che vuoi, Carlos?" chiese scocciata Dyana che stava animatamente discutendo con Leo. "Andiamo, quanto sei rompicoglioni" ribatté lui con l'aggiunta di una linguaccia. "Comunque, vorrei avere l'onore di presentarvi..." si fece leggermente da parte per mostrarmi, ma non fece in tempo a finire la frase che Dyana mi era saltata addosso, completandola al suo posto. "JUAN!" ridacchiai stringendola forte. Salutai anche gli altri, vedendo poi la ragazza vicino a José. La squadrai guardandola male, poi però mi rivolsi lui. "Ho saputo che guidi tu ora" dissi aspro. "Certo. I ragazzi non vedevano l'ora che sparissi per avere me come leader" ribatté in tono di sfida. "Ah sì?" io accettai di buon grado la sfida. Voleva iniziare a giocare già da ora? Bene, avrebbe avuto ciò che desiderava. "Ti volevano così tanto che non hanno mai chiesto un combattimento. O forse avevi paura e sei andato in giro a supplicare di non chiederlo? E perché non l'hai chiesto tu? Sei talmente codardo che neanche hai chiesto di batterti con Carlos" guardai soddisfatto la sua faccia incazzata, per farmi scappare un 'innocente' "OPS" e ridacchiare. José non fece in tempo a rispondere che l'americana si fece avanti confusa. "Guida? Combattere? Cosa vuol dire tutto questo? Che succede?" Lasciai girare lo sguardo tra i presenti e un ghigno si fece strada sul mio volto. "Non ti hanno detto niente, eh?" scosse la testa e io mi voltai verso José "Non hai avuto le palle neanche per dire all'americana dove l'hai trasportata?" lui fece una faccia schifata e io continuai. "Bella mossa, davvero, sono stupito."
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Adrenalina
Teen FictionDAL LIBRO: [...]"Attenzione, signori, la mia amica americana si è incazzata" la derisi provocando una risatina dai presenti. [...] "Scusa se ti blocco, ma credo tu non sappia cosa vuol dire guadagnarsi un posto" mi guardò indispettita e continuò il...