Capitolo Uno

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-Allora Camila,contenta di partire?-
-certo mamma,non vedo l'ora-
-bene dai,tu Allison?-
-si-
-bene ragazze,siamo quasi arrivate,mancano 20 minuti-
-ok ok-
-ragazze...-
Buio totale.

Mi alzo di scatto, sono tutta sudata, ho i capelli appiccicati alla fronte imperlata di sudore, ho dei macchinari attaccati al corpo, ma dove sono?

È una stanza bianca, con una striscia verde pastello appena sopra la porta, ma certo, sono in ospedale.

Sono su un lettino, ho dei macchinari attaccati al corpo, la stanza è bianca, ho un camice e dove penso di essere sennò?

Ora ricordo tutto.

Eravamo in macchina, dovevamo partire per New York, mia madre chiedeva a me e a mia sorella se stavamo bene, se eravamo contente di partire.

Mio padre era alla guida, ci stava portando in aeroporto.

Mia madre ci ha chiamate e poi boom.

Buio totale.

Sposto lo sguardo sulla porta che si apre -buongiorno Camila- un uomo alto con i capelli grigi e le sopracciglia folte sempre dello stesso colore mi saluta.

Ha indosso un camice bianco da dottore e uno stetoscopio attorno al collo.

-cosa...cosa è successo?- domando,lui si siede di fianco a me e abbassa lo sguardo.

-allora...avete fatto un incidente in auto- dice e fin qui c'ero arrivata -dove sono i miei e genitori?- domando con disinvoltura, il dottore abbassa lo sguardo -non ci sono più...mi spiace- dice sussurrando.

Un colpo al cuore.

-c...osa intende?- domando e gli occhi iniziano a pizzicarmi -che non ci sono più, sono rimaste vittime dell'incidente, anche tua sorella- dice e guardandomi.

Una lacrima mi scende, poi due, poi tre e così via fino a quando i miei occhi si arrossano e si gonfiano.

Non può essere, perché sono ancora viva io? perché?

Mia sorella era l'unica a capirmi.

Aveva solo 1 anno in più di me e riusciva a capirmi più di qualsiasi altra persona sulla terra, mi dava consigli, mi aiutava con la matematica, io la amavo.

I miei genitori qualche volta mi davano parecchio fastidio ma è normale no? Siamo adolescenti.

Amavo anche loro, non mi hanno mai fatto mancare nulla, mi hanno sempre appoggiata rispetto le mie decisioni e ora non ci sono più.

Ho il cuore in mille pezzi, piccoli piccoli.

Il dottore esce senza spiccicare parola ma poco dopo rientra -verrai dimessa domattina- dice e poi richiude la porta lasciandomi alla disperazione.

E ora dove andrò? Non ho più la mia famiglia, dove posso andare? sono ancora minorenne.

Pian piano si fa sera, il sole cala e i suoi raggi smettono di illuminare la mia stanza.

Ho passato la giornata a guardare vecchie foto di famiglia, vecchie foto di compleanni oppure foto sputto nel profilo Instagram di mia sorella.

Non ho toccato cibo, ho una morsa nello stomaco che me lo impedisce.

Non ho chiesto nulla di dove andrò, credo che domattina lo saprò, spero.

Il mio telefono è scarico, lo rimetto sul comodino e mi appoggio al cuscino bianco dietro la mia schiena.

Le mie palpebre si fanno pesanti e mi lascio avvolgere dal caldo abbraccio di Morfeo.

-Camila, devi alzarti, tra qualche ora hai il volo- sento una voce lontana, sembra...oh mio dio sembra quella di mio padre.

Mi alzo di scatto.

È solo il dottore.

Lo guardo, ha indosso sempre lo stesso camicie bianco, la stessa cravatta blu e le stesse scarpe bianche.

-forza preparati- mi dice sorridendo -per cosa?- domando io scettica -devi volare in North Carolina, ovvio- dice lui corrugando le sopracciglia.

-che?- domando io sbarrando gli occhi -si, andrai da una nuova famiglia, che ne dici? sono degli amici dei tuoi genitori, si sono offerti di accoglierti nella loro casetta a Charlotte- dice e io sbuffo.

-sono obbligata ad andarci?- domando e lui ride -certo- fa per uscire ma lo fermo -ma il funerale dei miei genitori?- domando con gli occhi lucidi.

Lui sospira e guarda in basso -ci vorrà o giorno, devono scoprire le cause dell'incidente- dice e poi esce.

Io mi alzo, ho le gambe indolenzite, come mai sono illesa?

Mi cambio, trovo un paio di jeans e una felpa oversize sul comodino piegati per bene.

Indosso anche le Nike e poi mi pettino.

Non so che fine abbiano fatto tutte le mie cose, non so come sarà a Charlotte, non ne ho la minima idea.

-sei pronta?- mi domanda il dottore entrando nella piccola stanza che puzza di candeggina, il annuisco e lui mi fa cenno di seguirlo.

Ecco dalla mia stanza e prendo il mio telefono.

Lo seguo per un lungo corridoio, sempre dello stesso colore monotono.

Arriviamo all'uscita dell'ospedale dove un taxi giallo sta aspettando.

-ecco, il taxi ti porterà all'aeroporto dove prenderai il volo diretto per Charlotte, atterrerai e ci sarà la famiglia Felt ad accoglierti- dice e poi mi porge un biglietto del treno e 30 dollari.

-buona fortuna Camila- dice prima di andarsene.

Io salgo sul taxi, questo accelera e si dirige all'aeroporto.

È incredibile che non vedrò mai più i miei genitori, mia sorella.

È terribile, mi sento un vuoto dentro, è incolmabile.

Quando arriviamo all'aeroporto scendo dal taxi -signorina- mi chiama l'autista -si?- chiedo -le valigie- dice e apre il bagagliaio, dentro c'è una valigia rossa.

-oh, ok grazie- dico prendendola.

Entro in aeroporto e mi dirigo al Check-in.

Ho fatto tutti i controlli, sono al gate e sto sorseggiando un frappuccino al biscotto e alla panna di Starbucks.

Sto sfogliando Instagram, ho cercato "Felt" voglio vedere la mia futura famiglia.

Mi sono uscire varie persone, anche fanpage.

Alla fine ci ho rinunciato, saprò chi sono solo quando li vedrò per la prima volta tra 3 ore.

Poco dopo m'imbarco, entro in aereo dove prendo posto vicino al finestrino.

Penso a tutte le mie amiche, non le riberrò più, a tutti i miei compagni, non rivedrò più nessuno.

Spero di farmi nuovi amici nella nuova scuola.

[...]

Sono appena atterrata, l'aereo ha avuto qualche percussione durante il viaggio, credo ci sia stato maltempo.

Esco dall'aeroporto, cerco con gli occhi qualcuno che mi venga incontro ma nulla, nessuno.

Mi siedo su una poltrona e aspetto, in attesa che qualcuno mi venga a prendere.

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First capitolo guys, spero vi piaccia la nuova storia.

Domani uscirà il secondo capitolo, a domaniii 🌷

𝑾𝒊𝒍𝒍 𝑶𝒏𝒍𝒚 𝑫𝒆𝒔𝒕𝒊𝒏𝒚 // 𝑷𝒂𝒚𝒕𝒐𝒏 𝑴𝒐𝒐𝒓𝒎𝒆𝒊𝒆𝒓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora