I cambiamenti spaventano un po' tutti, ma la mia non era paura bensì vero e proprio odio, non li sopportavo.
Adoravo la routine e amavo pianificare ogni secondo della mia giornata. Amavo la mia vita a Palermo, una città così piena di culture, sempre viva, aveva sempre qualcosa di nuovo da insegnarti.
Adoravo i miei amici e la mia scuola, una delle migliori ed io una tra i migliori studenti. Adoravo la palestra dove tutte le settimane davo anima e corpo allo sport che amavo da sempre, la pallavolo.
Ero felice.
Ma tutte le cose felici prima o poi finiscono.
Ricordo come se fosse ieri la sera in cui mio padre ci comunicò che gli avevano offerto un posto migliore di quello che attualmente occupava a Roma e che dopo la fine della scuola ci saremmo trasferiti lì.
Ricordo ancora quella sensazione, come se una voragine mi si fosse aperta in mezzo al petto, mi si era bloccato il respiro. Non finii nemmeno di cenare.
Rimasi quasi una settimana a processare quella notizia come se non volessi accettare che fosse realmente accaduto, come se volessi dimenticarmene come un brutto sogno ma la realtà dei fatti continuava a intromettersi nei momenti migliori.
Passai i quattro mesi migliori della mia vita.
Mi godetti ogni singolo istante con i miei amici, a scuola e in giro per la mia adorata città che avrei rivisto solo in vacanza.Il viaggio da Palermo a Roma fu un dei più tristi in tutta la mia vita, non dacevo altro che mangiare caramelle e guardare serie tv.
Quando arrivammo davanti la nostra nuova casa a Roma rimasi colpita, non l'avevo mai vista di presenza dato che i miei genitori erano venuti da soli a comprarla.
Il palazzo sembrava antico ma sofisticato, con grandi balconi e larghe finestre.
L'appartamento, nonostante fosse mezzo vuoto, risultava già elegante e la vista fuori dal balcone in soggiorno non era niente male.
Era tutto molto bello ma non riuscivo a godermelo, nessuna vista mozzafiato mi avrebbe ridato indietro la mia vecchia vita.Bastò una sola settimana a farmi detestare Roma, il palazzo, l'appartamento e la vista dal balcone.
La mia camera dava sulla strada ed era una settimana che non chiudevo occhio nonostante fossi abituata ai rumori del traffico di Palermo, il caldo asfissiante mi aveva tolto quella poca voglia di vivere che mi era rimasta, le scatole con dentro le mie cose non arrivavano mai e ormai indossavo gli stessi vestiti da una settimana.
Come se non bastasse, il condizionatore in camera mia era rotto.Sì, insomma, non il migliore degli inizi.
Avevamo anche già incontrato i vicini, persone gentili.
Un pomeriggio avevano bussato alla porta una signora alta, mora con gli occhi verdi e una sua copia solo leggermente più bassa con un contenitore di biscotti e una pianta in mano.
Entrambe mi erano subito sembrate molto eleganti, quasi snob anche se si erano rivelate molto simpatiche.
Questa mattina quando, dopo ben 6 ore di sonno, avevo aperto gli occhi una strana voglia di vivere mi aveva stretto il petto e per la prima volta dopo settimane stavo quasi sorridendo. Grandi progressi.
Il programma della giornata era semplice, di pomeriggio sarei dovuta uscire per cercare libri usati in condizioni più o meno decenti.
Non volevo far spendere troppo ai miei anche se i soldi erano l'ultimo dei nostri problemi.Alle due in punto mi alzai dal letto e mi diressi verso la cucina per poi capire che non c'era nulla da mangiare. L'unica cosa positiva di questa città era il mc donald a domicilio, anche se probabilmente avrei preso 10 kili nel giro di due settimane.
Ma nè io nè mia sorella ci preoccupavamo di ciò.
Verso le quattro, mentre cercavo di capire se potevo ancora indossare gli stessi vestiti che avevo su da ormai una settimana e che avrei giurato di aver visto muovere, qualcuno suonò al campanello.
Mi infilai frettolosamente la maglietta che avevo in mano e andai ad aprire la porta per trovarmi davanti la faccia sorridende della figlia dei vicini che mi guardava."Ciao" prese una piccola pausa per guardarsi intorno quasi... preoccupata "Disturbo?" era sempre così educata, magari torturava gattini nel tempo libero.
"Ehm... no, no" dissi titubante, come se non lo sapessi nemmeno io
"Sono venuta per chiederti se avevi voglia di uscire con me e alcune mie amiche" aveva detto dopo alcuni secondi di silenzio.
Rimasi un po' spiazzata, non pensavo di averle fatto così buona impressione dopo averla quasi ammazzata per le scale quando, per sbaglio, la stavo per colpire con uno scatolone.
Annuii con la testa
"Sì, mi farebbe piacere." dissi più confusa che persuasa ma la ragazza davanti a me sorrise come se avesse appena vinto la lotteria.
"Perfetto allora se non hai nulla da fare oggi ci vediamo alle 5, ci sei?"
Sarei andata a cercare i libri un altro giorno.
Annuii, abbozzando un mezzo sorriso.
Subito dopo la ragazza, che si chiamava Greta, mi aveva dato il suo numero e poi era tornata a casa sua due passi più in là.
Ero stranamente felice, avevo passato una settimana a piangere e parlare solo con la mia migliore amica in sicilia che continuava a ripetermi quanto mancassi.Mi feci prestare dei vestiti da mia sorella e alle cinque in punto Greta suonò il campanello. Questa ragazza era sempre sorridente, sembrava come se nulla le desse fastidio. Durante il tragitto scoprimmo di avere interessi simili e scoprii che no, non torturava i gattini ma era solo molto, molto positiva verso gli altri.
Anche le sue fantomatiche amiche non erano male, mi avevano bombardato di domande ma mi avevano fatto comunque sentire a mio agio. Già le adoravo.Erano passate quasi due settimane da quell'uscita, avevo stretto amicizia con loro e io sembravo stargli simpatica. Uscivamo quasi ogni giorno e mi avevano già raccontato tutto sulla mia nuova scuola, che poi era anche la loro.
Il 10 settembre sarebbe ricominciata la scuola e purtroppo il giorno arrivó in fretta.
La tortura cominciava in tre ore e mentre mi godevo le ultime ore di libertà distesa sul letto pensavo alle ultime tre settimane ed a tutte le cose che erano cambiate nel giro di pochissimo, nuovi amici, nuova scuola, nuova città.
Solo pochi mesi fa non pensavo di poter vivere senza la mia routine ed invece ero qua, quasi felice di averne una nuova.Le sette arrivarono presto e arrivò anche l'ora di alzarsi e affrontare la realtà.
Non appena i miei piedi toccarono il pavimento l'ansia mi strinse lo stomaco e un senso di angoscia si posó sulle mie spalle come un avvoltoio. Mi trascinai in bagno, riuscii a trovare qualcosa da mettere e riuscii anche a mangiare qualcosa prima di uscire.
Fuori dalla porta mi aspettava Greta, con il suo solito sorriso e la sua disarmante positività, che allentò la stretta allo stomaco e riuscì a farmi sorridere.
Salite sull'autobus trovammo due posti liberi e ci sedemmo.
"Vedrai che ti troverai bene, non farti venire dell'ansia inutile. Poi sei con noi cosa vuoi che succeda, Eva ha già organizzato i banchi comunque, tu sei con me e lei e Giulia sono davanti a noi."
Greta parlava ma avevo smesso di ascoltarla da un po' perché una faccia aveva catturato la mia attenzione.
Un ragazzo dall'altra parte del bus, col cappuccio tirato sù e le cuffie nelle orecchie guardava come sconsolato fuori dal finestrino, aveva una faccia familiare ma non capivo chi mi ricordasse. Dovevo averlo fissato troppo intensamente perché alzò la testa e incontrò subito il mio sguardo, abbassai lo sguardo ma sentivo che continuava a guardarmi. Scambiammo un paio di occhiate finché Greta non chiamò l'attenzione su di sè.
"Ma mi stavi ascoltando?" disse girandosi verso di me.
Scossi la testa come per uscire da uno stato di trance e mi girai verso di lei scuotendo la testa.
"Scusa lo sai che mi faccio pare inutili, cosa stavi dicendo?"
La ragazza accanto a me scosse la testa in segno di disapprovazione anche se sorrideva, poi mi raccontò della sua strategia dei posti a sedere fino alla nostra fermata.Per tutto il giorno continuai a chiedermi dove avessi già visto quel ragazzo, più cercavo di non pensarci e più quel volto si ripresentava.
La sera non riuscii a dormire dal troppo caldo, rimasi sveglia fino alle tre del mattino a scorrere fra le storie di instagram, aggiornando il feed ogni mezz'ora. Avevo visto ormai tutte le stories quando ne comparve una.
tha Supreme.
Non sapebo nemmeno perché lo seguissi, ascoltavo soltanto una sua canzone.
Cliccai sopra il cerchiolino ed era un video con un computer probabilmente aperto su un programma per fare musica, la fotocamera cambiò in quella interna e apparve metà volto del famoso tha Supreme.
Persi un battito o due.
Ecco chi era il ragazzo dell'autobus..
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Hola belle genti
innanzitutto spero il capitolo vi sia piaciuto, spero di riuscire a pubblicare presto un secondo capitolo.
-M. 🪐
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Bus stop ; tha supreme
FanfictionAd Anna i cambiamenti non erano mai piaciuti ed il trasloco da Palermo a Roma aveva scombussolato la sua vita tranquilla. Nel caos della capitale riuscirà a ritrovare la tranquillità?