Michele entrò in camera di suo fratello Filippo. In mano stringeva un manico di scopa spezzato. Come prima cosa prese a bastonate un po' tutti i mobili della stanza. Poi salì in piedi sulla vecchia poltrona di pelle vicino alla finestra.
« Pippo, Pippo, guarda che ho inventato! » disse.
Filippo stava sdraiato sul letto a leggere per la centesima volta Asterix e i Corsi.
« Che vuoi? »
« Ho fatto un'invenzione nuova. Vieni a vedere. »
Michele inventava di tutto: un frullatore che funzionava da ventilatore, una scatola di scarpe con dentro un kit di sopravvivenza nel caso in cui uno si fosse perso in bagno o nella cucina, una slitta di stracci con cui aveva rotto la vetrata del corridoio e uno spara-batterie fatto con un tubo dell'acqua con cui aveva quasi fatto secca sua sorella Roberta.
Michele aveva dieci anni e Filippo dodici.
« Ho inventato un telecomando. Un telecomando per la televisione. » [...]
« Vieni, vieni » lo pregò Michele con la sua voce lamentosa.
Afferò per una manica il fratello e lo trascinò a forza in salotto.
« Guarda! »
Allungò un braccio e con la mazza colpì il televisore un paio di volte facendo un baccano infernale. Alla terza botta, finalmente, centrò il pulsante di accensione. La tele si illuminò. [...]
« Guarda! »
Colpì ancora la grossa pulsantiera dei canali. Primo, secondo, reti private.
« È un telecomando. »
« Come, è un telecomando? »
« Sì, è un telecomando di legno » disse Michele mentre un sorriso che andava da un orecchio all'altro gli deformava la faccia. Si aggiustò gli occhiali di ferro sul naso e si rimise su la frangetta.
« Com'è questa invenzione? » chiese a Filippo.
Il fratello prese il manico della scopa si sedette anche lui a tavola e assestò un paio di colpi all'apparecchio facendolo vacillare.
Sì, si riusciva a cambiare. Si poteva mangiare e comodamente cambiare canale.
Suo fratello era un genio.
« Molto buona. Sai che facciamo? La regaliamo a papà questa sera. »
« Va bene. Però gli dici che l'ho inventata io. »
« D'accordo. »
Il padre di Michele e Filippo, il signor Mario D'Antoni, non si vedeva spesso a casa in quel periodo. Aveva da poco aperto con un suo amico un'agenzia di viaggi e tornava la sera distrutto e spesso di malumore. Gli affari non andavano bene.
Ma quella era una giornata particolare e il signor D'Antoni sarebbe stato conciliante.
Era sabato.
E il sabato alla tele c'era « Sandokan e i pirati della Malesia». Filippo contava i giorni tra una puntata e l'altra.
Per cena si riunì tutta la famiglia. [...]
Filippo era molto eccitato e contento, anche perché il giorno dopo, domenica, era in programma una gita in campagna. [...]
Entrò la madre di Filippo con una zuppiera di pasta tra le mani. La posò al centro della tavola. [...]