Va tutto bene?
Mi chiese mia madre. Avevo 21 anni e non sono mai riuscito a lasciare casa dei miei. -cibo, vestiti, coccole- erano le tre uniche cose di cui avevo bisogno per stare bene. Ancora oggi rido al pensiero delle mie battute da quindicenne stressato dall'adolescenza.
Io a diciott'anni me ne andrò via da questa casa! Urlai furioso una sera, quando mia madre mi chiese se avessi studiato. Loro due mi hanno sempre sostenuto per ogni cosa: la scuola, i sentimenti (per quanto fossi introverso mia madre continuava ad indagare sulla mia vita privata come un'investigatrice e riusciva sempre a trovare la cura per uscirmene). Aveva perfino venduto il suo adorato aggeggio incredibilmente strano ed abile da cucina che amava tanto, per poter procurare dei soldi destinati in libri per farmi studiare.
I miei genitori erano estremamente affezionati a me. L'unico maschio, l'unico figlio, dopo vari incidenti di parto che li hanno fatto soffrire tanto in passato. Ero il loro orgoglio, ed io avevo il compito e mi promisi di rispettare ogni loro decisione e di rispettarli in qualsiasi circostanza.
E poi c'era mio padre. Di lui posso scrivere un libro.
Ricordo che ogni domenica andavamo a pescare, ci piaceva un sacco il pesce, oh e per non parlare di quello fritto! Era il nostro preferito.
Lui lavorava in un negozio dove vendeva oggetti per la pesca, ma da quando lui se ne andò a causa di un infarto fulminante, non parlai più di pesca e non uscì più la domenica a procurare il pesce. Non vi era più l'odore di pesce fritto in casa. Mi limitavo a comprarlo già pronto, oppure in pescheria, ma non era mai buono come il nostro.
Prima della sua morte, mi disse che se un giorno non vorrai prendere il mio posto al negozio, io capirò, ma accetterò la tua decisione solo se farai ciò che ti piace davvero.
Quando morì, io e mia mamma non eravamo più uniti come una volta. Io passavo i pomeriggi a studiare (anche se nei periodi più bui i voti non erano soddisfacenti come prima) oppure fuori in giardino, oppure con la mia migliore amica Lucia, io e lei avevamo molte cose in comune.. Peccato sia partita lontano, precisamente in Argentina, poiché il padre appassionato di scrittura, ebbe un enorme successo.
Ringrazio anche lei per avermi fatto conoscere il mondo della scrittura. Ricordo ancora quel giorno.
Era un giorno ventoso a Venezia e per rendere l'atmosfera ancora più deprimente, era domenica. Odiavo oramai le domeniche.
Mamma era andata da zia Carmen per sistemarle un vestito, come da brava sarta che era. Sì, la cucina non era il suo unico pregio.
Andai da Lucia per stare in compagnia e per non deprimermi ulteriormente. Suonai il campanello, e sentì delle voci provenire da dietro la porta.
-vai ad aprire Lucia, è arrivato il tuo amico!-
-sto arrivando! Dannazione, questo rumore assordante.. Papà quante volte ti ho detto di riparare il campanello!-
Poi, di colpo la porta si aprì.
-sono pronto a scoprire il meraviglioso mondo che mi hai promesso di esplorare con te- dissi ridendo. Una risata quasi forzata, ma la sua presenza riusciva ad emarginare le ferite che avevo.
-benissimo, sarà una dura prova, tieniti pronto!- rispose sorridendo.
La invidiavo quasi. Era sempre così felice, chiunque la guardasse sorrideva al suo viso benevolo e brillante. Riusciva a farti sentire a casa ad ogni frase o parola che pronunciava.
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insicurezze- Timothée Chalamet
FanfictionTimothée non ha seguito le orme del padre, ma prima della sua morte ha fatto ciò che lui volesse che faccia, ovvero "ciò che ti fa bene al cuore", così insieme alla sua migliore amica Lucia, appartenente ad una famosa famiglia di scrittori, riuscirà...