In coda

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Sei in macchina, fermo in una coda che ti rinfresca il concetto di eternità. La tua concentrazione fugge dall'abitacolo per dedicarsi ad uno scenario più dinamico, quello dei marciapiedi. La tua attenzione finisce su di una ragazza. È vestita da jogging, è scompigliata. È dannatamente carina. sta riprendendo fiato, nel mentre si sistema dei capelli che se n'erano andati a spasso quanto lei, controlla la playlist sul lettore mp3. È assorta nei suoi pensieri, e come ogni persona che non sa di essere osservata dona la propria affascinante vulnerabilità agli occhi di un osservatore capace. "È strano" - pensi - "avrà la mia età e non l'ho mai vista, eppure questa città è un buco ed io sono sempre in giro". Cominci a costruirle un profilo abbozzando scenari. "Si sarà trasferita da poco". "Forse si è sposata molto giovane e lui la tiene segregata in casa, quel rude". "Magari è una violoncellista di successo, gira il mondo per la musica e torna qui di rado a raccogliere l'orgoglio dei suoi genitori". Tutta quell'immaginazione che ti è avanzata dall'infanzia si riversa in quei momenti, e ti ci bei. Finché uno sgraziato suono che proviene da dietro ti scuote, torni pienamente nell'abitacolo e vedi che la coda è ripartita da un po'. Anche un colpo di clacson a volte può essere un atto di violenza.

In codaWhere stories live. Discover now