𝗣𝗿𝗼𝗹𝗼𝗴𝗼

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«Nari-chan puoi portare questa brocca d'acqua a Jeongguk-sama? Se non risponde significa che sta dormendo, tu entra lo stesso però e tira su anche le tende»

Nari annuì mestamente alla richiesta fatta dalla capo cameriera. Prese la brocca d'acqua tra le mani, toccando con cautela la ceramica cinese con cui era stata costruita. Nari era un po' preoccupata, temeva di innervosire l'erede della famiglia, non era ignota a lei l'ira di quei rampolli viziati: dopotutto aveva già lavorato per una nobile famiglia a Busan. L'incognita in questo caso era il fatto che non conoscesse la famiglia, dal momento che era stata assunta il giorno prima, di conseguenza non aveva idea del carattere dei suoi datori di lavoro.

Salì diverse rampe di scale coperte da velluto rosso, anche quel tessuto era una costante nei palazzi dei ricchi. Avrebbe desiderato di gran lunga svegliare la sorella minore di Jeongguk, poiché era certa che quella ragazzina di dodici anni fosse più mansueta di un giovane uomo. Bussò alla porta, ma non udendo nulla, entrò come le aveva ordinato Reika-san. Appoggiò su un mobile la brocca d'acqua e si diresse verso le grandi finestre, tirò su le tende color neve. In quel momento udì un lamento chiaro in coreano, la lingua madre che era stata di fatto bandita da quella casa. Nari rimase a dir poco sorpresa quando vide stesi nel letto tre corpi nudi: due erano maschili ed uno senza alcun dubbio femminile, che giaceva tra quello dei due giovani.

«Ma che diamine fai?» Urlò uno di loro, quello dai capelli mossi di un castano cioccolato che gli ricoprivano in parte gli occhi. Nari rimase a guardarlo un po' imbambolata: era davvero di una bellezza straordinaria, non delicata come quella del secondo ragazzo, ma comunque in grado di affascinare alla prima occhiata.

«Sono desolata, ma mi è stato ordinato di svegliarla Jeongguk-sama. Non pensavo che avesse ospiti»

La risata cristallina della donna fece sussultare Nari. Aveva un volto perfetto, pallido come piaceva ai giapponesi, il naso a patata si adattava alla forma ovale del suo viso e le sue labbra carnose era un chiaro richiamo per gli individui di sesso maschile. Gli occhi della donna erano fissi sul volto di Nari, la diciassettenne si vergognò: era chiaro che stesse giudicando il suo volto come orribile. Dopotutto era una ragazza, definita da tutti, strana per via delle lentiggini presenti sull'epidermide del suo volto.

«Jeonggukie ma lei è nuova o sbaglio?»

Nari allora guardò il volto del secondo ragazzo, subito si perse ad osservare le sue labbra carnose, decisamente femminili. Sulle sue labbra vi era un sorriso gentile, molto meglio della smorfia del rampollo dei Jeon.

«Che cosa fai lì ferma? Aiuta questa puttana» Nari annuì velocemente, non appena la donna si fu alzata dal letto a baldacchino si affrettò ad allungarle quello che doveva essere il suo kimono. Evitò di guardare le sue nudità, che ella esponeva senza alcun pudore; non che una prostituta potesse fare altrimenti.

«Ma è cinese?» Nari si morse l'interno della guancia, consapevole che stessero parlando di lei quei due. Cercò di concentrarsi sul suo lavoro, la donna non pronunciò una sola parola durante tutto il procedimento di vestizione, si limitò a guardare il suo volto facendola solo arrossire. Era a disagio Nari: odiava davvero quando le persone si concentravano sulle sue lentiggini oppure sui suoi occhi a mandorla che erano decisamente distanziati tra loro.

«Non lo so Jimin, sicuramente non me la fotterei»

Meno male, si ritrovò a pensare Nari. Quella frase la faceva sentire al sicuro e protetta, il peggiore incubo per una cameriera erano le violenze, cose che rappresentavano per molte una costante. A Nari, dal momento che non era una bellezza, non era mai capitato ed era contenta di ciò. Quando la prostituta fu pronta si voltò verso i due uomini, Nari arrossì quando li ritrovò baciarsi appassionatamente. Erano due anormali? Non stava avendo alcuna visione, quei due si toccavano come se fossero uomo e donna.

«Ti vuoi levare dal cazzo? Porta giù quella puttana e chiudi la porta»

«Sì Jeongguk-sama» Nari condusse fuori dalla camera la donna dai lunghi capelli corvini. Era davvero esterrefatta da ciò che aveva visto. A Busan, pur essendo i figli del suo padrone dei donnaioli, non aveva mai visto i due avere dei rapporti con altri uomini. Per quale motivo lo facevano? Per deturpare le loro morali?

«Non stupirti, quello è la cosa più innocente che i tuoi occhi possano vedere qui. Il tuo adorato Jeongguk-sama è un depravato»

Nari non pronunciò una sola parola. Guardò la donna. A lei non interessavano le relazioni che intratteneva l'erede della famiglia Jeon, le avevano sempre insegnato a non sproloquiare stupidaggini sui propri padroni, non avrebbe di certo incominciato a parlare male a causa di una prostituta. Nari si chiese se la bellissima Hikari-sama, la madre d'origine nipponica di Jeon Jeongguk e di sua sorella Bomi, sapesse della promiscuità di suo figlio. La cameriera sollevò le spalle, e si diresse verso il salone, in cui molto probabilmente stavano allestendo il tavolo per la colazione.

«Ci hai messo meno del previsto» Mormorò Maki, il cui nome coreano era Cho-hee, le sorrideva gentile. Nari lanciò uno sguardo alla capo cameriera che era occupata a tirare le tende.

«Ma Jeongguk-sama ha dormito con un uomo»

«È una persona con gusti particolari, tu fai finta di non aver visto nulla. Va bene? Non sono affari nostri, noi siamo qui per servire» Nari annuì. Non era interessata alla vita di piacere della persona che avrebbe servito, ma non era stata capace di frenare la sua curiosità. Con particolare sicuramente la sua collega intendeva le frequentazioni poco raccomandabili che aveva.

«Va bene» Mormorò incerta Nari. Sperava solo che Jeon Jeongguk non fosse un tiranno pure con il personale del palazzo, o avrebbe fatto fatica a trattenere il suo sdegno nei confronti di un tale elemento perverso.


































Mi pare necessario fare alcune precisazioni, in modo da comprendere la narrazione.
La vicenda è ambientata negli anni '30 in Corea, durante il dominio giapponese; in quegli anni la cultura coreana fu soppiantata da quella giapponese. La Corea era considerata una colonia da sfruttare, esattamente come la Cina ed il resto delle colonie dell' impero giapponese. Pertanto la lingua ufficiale era il giapponese (che qui ho reso in grassetto) ed il coreano era parlato per lo più dal popolo. Le cameriere che lavorano con Nari non sono giapponesi, a differenza di quello che si potrebbe pensare per via dei loro nomi: sono state costrette a cambiarli, dal momento che - come ho detto - la cultura giapponese (religione, scrittura, nomi, addirittura il cibo) aveva oscurato quella coreana.

𝐓𝐇𝐄 𝐌𝐀𝐈𝐃 ¦ bts [+18]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora