L'epilogo della loro storia dopo l'incidente di Brando sembrava il più banale, e forse per questo il meno ovvio. Per quanto cercassero di negarlo a se stessi, era certamente il meno gradito.
Da fuori, Fabio era ancora il debole preso di mira dal gruppo dei ragazzi di cui faceva parte Brando il bulletto spaccone macho. Sipario.
Nessuno sapeva cosa nascondesse questo quadretto stereotipato.
Capitava sempre più spesso in corridoio, in bagno o fuori dai cancelli della scuola che loro due si incrociassero. Per una frazione di secondo soltanto, i loro occhi si incontravano e questo bastava a rievocare gli attimi di breve felicità confusa di qualche settimana prima.
Tornava alla mente di Fabio la confusione della sera in cui Brando si era presentato sotto casa sua. Da giorni l'atteggiamento del suo bulletto lo turbava, era come se volesse avvicinarlo intenzionalmente, e lo guardava più a lungo del dovuto. Non si erano scambiati mai una parola prima, in privato. Lo considerava senza dubbio un ragazzo attraente, con quei ricci folti, ma decisamente poco interessante per la superficialità che lo accomunava ai suoi amici stronzi. E invece, quella sera. Non potevi aspettare domani? Avrebbe scommesso su una risposta strafottente, ma il tono era docile, e lo sguardo diverso. Comunque non riusciva a guardarlo, e non perché Brando lo intimorisse così tanto, ma perché sentiva in sua presenza una tensione che non riusciva a spiegarsi, e che per qualche motivo ricollegava al suo impeccabile fidanzato, Alessandro. Un senso di colpa. Per che cosa? Un bulletto omofobo che rischio avrebbe potuto rappresentare per la sua relazione? Trovò una risposta appena Brando prese a baciarlo. Il cuore perse un battito. Non si era mai chiesto come baciasse, ma rimase effettivamente stupito da una simile delicatezza. Schiudeva le sue labbra con amorevole attenzione, e restava molto dolce anche quando il bacio si faceva più intenso. Non era il bacio di un ragazzo su di giri per il fumo o per la voglia di sesso. Poteva sentire il profumo della sua pelle. Ne voleva ancora. Adesso, cercava in ogni modo di scrollarsi di dosso la sensazione del suo sguardo su di lui. Si diceva che Brando non lo stava davvero guardando, che per il bene di tutti sarebbe stato meglio lasciarlo andare, e trovare un nuovo amore, eventualmente. Del resto, che diavolo aveva trovato di attraente in lui De Santis, l'ottimo partito che poteva avere letteralmente chiunque volesse?
Tornava alla mente di Brando la foga impazzita che li aveva travolti nel bagno mentre per miracolo non c'era nessuno. Si erano divorati la bocca, le guance e il collo con una bramosia che lui non si conosceva, così come era nuovo il bisogno di sentire Fabio il più vicino possibile a sé. Derivò da quel fugace incontro un senso di liberazione tale che non riusciva a pensare ad altro dopo, non desiderava altro che abbandonarsi di nuovo all'abbraccio di quel ragazzo imbranato che lo disarmava, lui così bravo a nascondere la propria sensibilità dietro una maschera antipatica. Quando capitava che Fabio gli passasse vicino o si trovasse poco lontano da lui, ora, gli tremavano i polsi dal desiderio. La sera si torturava immaginandosi di prenderlo di sorpresa, di bloccare le sue mani morbide contro la parete e di dargli una bella lezione riempiendolo di baci senza permettergli neanche di respirare. Desiderava che lo implorasse di non smettere e tornasse a infilargli le dita tra i capelli, che lo attirasse a sé. Lo incantava la mitezza che emanava da tutto lui, persino dalla voce. Sentiva di potersi sentire al sicuro con una persona così. Nelle sue fantasie gli piaceva pensarlo un poco intimorito da lui, adorava il modo in cui teneva gli occhi bassi in sua presenza, perché era un atteggiamento vulnerabile assolutamente diverso dal suo, per questo irresistibile. Avrebbe voluto stringerlo tra le sue braccia e calmarlo dicendogli che non gli avrebbe fatto alcun male, che moriva dalla voglia di essere amato da lui. Invidiava Damiano, voleva essere l'unico in grado di proteggerlo da chiunque osasse dargli fastidio. Non era davvero forte, lo sapeva, ma lo sarebbe diventato pur di essere speciale agli occhi di Fabio, dal momento che non si riconosceva altre qualità che lo rendessero davvero degno di interesse.
Tornava alla mente di entrambi il pomeriggio distesi sul letto di Fabio, e i piccoli baci che si scambiavano in attesa di un contatto diverso che desideravano ma non avevano il coraggio di esternare l'uno all'altro. E forse non avevano nemmeno fretta di lasciare quelle effusioni dolci che Brando non avrebbe confessato a nessuno di adorare. Non era la passione ad attrarli, o almeno non soprattutto la passione, ma piuttosto una tenerezza che né il padre di Fabio né la famiglia di Brando avevano incoraggiato in loro, anzi.
Per questo motivo, l'idea di avere trovato qualcuno con il quale sembrasse meraviglioso anche soltanto scambiarsi carezze per un paio d'ore sul letto pareva impossibile.
Simili immagini e pensieri si inseguivano per il Collodi senza che nessuno avesse il minimo sospetto.
Storie di Kayuri prese da EFP ho deciso di ripostarle qui
Perché meritano.