Quando Brando piombò davanti a casa di Ludovica e Fabio erano le quattro passate, e un'aria gelida piegava i rami oltre il cancello. Fabio stava leggendo uno dei suoi fumetti, non riusciva a prendere sonno. Ludovica non dovette cercare di chiamarlo a tentoni nel buio, come temeva. Lui non si stupì più di tanto del fatto che Brando fosse lì. Ormai, a quanto sapeva, quel cazzo di mostro si aggirava di frequente nei dintorni di casa sua, nonostante gli avesse fatto capire chiaramente, gli pareva, che non aveva nessuna voglia di continuare quella loro "cosa". Si imponeva di non chiamarla in modo più specifico per non ammetterne l'esistenza. - Perché è qui? Cosa vuole? - - Boh. Dice che non può stare a casa. Vuole entrare da te. - - Non se ne parla. - Ludovica sparì dietro la porta della stanza di Fabio. Si percepiva la voce di Brando in corridoio.Restò sul letto, in attesa, col fiato mozzato. Ludo rifece capolino, silenziosa come un gatto, per non svegliare i genitori ignari di sopra. - Dice che se non lo fai entrare rimane in corridoio tutta la notte finché non esci. - D'accordo, d'accordo. Fallo entrare e basta. Fabio richiamò a sé i peggiori ricordi collegati a Brando. Aveva l'imbarazzo della scelta. Brando lo sbruffone crudele. Brando l'ignorante. Brando che lo lanciava ai suoi amici in un gioco a palla perverso chiamandolo con nomi osceni. Brando che lo aveva filmato senza dire nulla mentre gli passavano a forza il rossetto sulle labbra. Brando che non era come lui, e glielo aveva detto chiaro. -Ciao.- Brando con gli occhi languidi, prima di sorprenderlo la prima volta con quel bacio. Brando dolce e serio, che gli insegnava a fumare senza tossire. Brando coi ricci profumati che premeva il suo petto contro il suo nel cesso angusto della scuola. Brando che gli inviava messaggi stupidi in continuazione per farlo ridere. Il Brando che, per quanto si imponesse di ignorarlo, esisteva ed era lì in piedi davanti a lui nella penombra giallastra. Quindi...?- L'ho detto. Lo sai cos'è che gli ho detto. Papà è fuori di testa. Non ce la facevo a restare là, e non sapevo neanche dove cazzo andare. Lo so che non vuoi averci a che fare, con me. - Non è vero. - Fabio sentiva crescere in sé con inquietudine una felicità irrefrenabile. Eppure, sentiva fosse più che necessario frenarla, visto lo stato di lui, e la loro situazione indefinita. Per quanto cercasse di tenere presente che Brando restava un ragazzo sbagliato per lui, le parole sembravano venire da sole, prima che potesse controllarle. - Siediti un attimo, Bra. - Certo che hai proprio un buco di stanza, qui. - Già, quella vecchia era bella grande. - Però il letto è comodo.- Mi manchi, Brando. Aveva il bisogno fisico di toccarlo. Cominciò ad accarezzargli la spalla, mentre avvicinava piano il viso al suo. Ad un certo punto gli parve che anche Brando cercasse un contatto, perché avvertì i suoi capelli sfiorargli la guancia. Brando adorava che gli accarezzasse la testa, lo sapeva anche se non glielo aveva mai detto. Affondò con piacere le dita nel mistero di quella foresta impalpabile. Impresse un bacio lento sul lobo sinistro. Quanto cazzo sei smielato, Fedeli. - Però almeno ti è tornato il sorriso. - Mica ho detto che devi smettere.- Fu un lampo di secondo. Brando prese con impeto il viso di Fabio tra le mani e lo incatenò un bacio profondo. Nessuno dei due era ormai in grado di mascherare il desiderio dell'altro. Fabio gli fece spazio tra le lenzuola, e Brando non esitò a infilarsi accanto a lui, o meglio, sopra di lui, irruento come al solito mentre prendeva a divorargli la bocca e la pelle delicata delle guance, avvampata al primo tocco. Per quanto fossero entrambi accaldati e non ci fosse affatto bisogno di stringersi tanto sotto le coperte, si avvinghiavano l'uno all'altro con una foga simile alla disperazione.