camicie a fiori.

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Nonostante fossero un gruppo ben consolidato e unito, uscire tutti quanti insieme la sera era diventata una cosa rara, per i ragazzi della valle spaziale. Un po' per gli impegni che li aspettavano privatamente fuori dal gruppo, un po' perché la maggior parte delle volte, dopo una giornata di riprese e vari lavori in studio, avevano solo voglia di stendersi a letto e far riposare la testa e i muscoli. Quando poi riuscivano a vedersi, solitamente si chiudevano a casa di uno o dell'altro, a passare del tempo insieme senza troppe pretese, con qualcosa di leggermente alcolico in un bicchiere, magari mettevano su un film e ne guardavano metà — solo metà perché non riuscivano mai a trovarsi d'accordo su quale guardare, fra chi ne aveva già visto uno e chi odiava quel genere di film.

Questa volta però, evento davvero più unico che raro, erano riusciti addirittura ad organizzare una sera fuori casa tutti insieme. Si erano accordati per andare a mangiare una pizza e poi Nicolas aveva insistito e insistito ancora pur di andare tutti insieme in un locale a ballare, che per farlo smettere di saltare in giro supplicante gli avevano detto che forse ci avrebbero pensato.

Erano le sette e un quarto di sera quando Cesare aveva suonato al campanello di casa Paruolo.

Nicolas era in ritardo come sempre, infatti ci era andata sua mamma ad aprire la porta. Lui stava finendo di abbottonare la camicia a fiori, avrebbe dovuto solo infilare le scarpe e recuperare telefono e portafogli, prima di essere pronto.

Mentre finiva di appuntare un ultimo bottone, sentì Cesare parlare con sua mamma dall'altra stanza “Nicolas si sta ancora inghingherando?”

Sbuffò appena, mentre si sedeva sul bordo del letto per allacciarsi le scarpe ai piedi.

“Certo però che poteva farlo un filino più puntuale, suo figlio” commentò Cesare di là.

Mamma Paruolo scoppiò in una risata, gli diede ragione.

“Vado a dirgli di darsi una mossa, va” aggiunse Cesare.

Quando poco dopo sentì i suoi passi arrivare fino alla porta aperta della camera, Nicolas non si scomodò nemmeno a guardarlo, giacché si era preso del ritardatario. O almeno, l'intenzione di ignorarlo così da non perdere altro tempo esattamente come voleva c'era, ma poi lo aveva sentito ridere. E Nicolas sapeva leggere la risata di Cesare, diversa in ogni situazione. Questa era una risata incredula e divertita, e ovviamente aveva catturato la sua attenzione.

“No, non ci credo” Cesare confermò i pensieri di Nic con quell'affermazione.

“Che hai da ridere?” Il più piccolo si girò a guardarlo, dopo aver annodato i lacci delle scarpe. Appena posò gli occhi su di lui, non riuscì a trattenere un sorriso. “Nooo, dai. Ci siamo vestiti uguali!”

In realtà la camicia che avevano addosso non era esattamente la stessa, ma entrambe erano a fiori, e i colori erano praticamente gli stessi.

“Sì, ma così sembriamo fratelli” commentò Cesare, andandosi a stendere sul letto di Nicolas, una caviglia incrociata sull'altra fuori dal letto in modo da non sporcare le lenzuola, e un braccio piegato dietro la testa.

Nicolas, ormai in piedi, lo guardò di traverso. “Io non me la cambio la camicia.”

“Eddai, ma poi mi fai sfigurare, io mi sono preparato con tanto amore.” Cesare sbatté quegli occhi grandi con finto fare persuasivo. Che ovviamente ebbe comunque effetto sull'animo troppo innocente di Nicolas. “Non mi hai neanche detto che sono bellissimo stasera.”

“Smettila di fare leva sui miei sensi di colpa, sporco approfittatore.” Nic gli diede le spalle ed aprì l'armadio in cerca di un'altra camicia da indossare. Mentre ne sceglieva una, cominciò a sbottonare quella a fiori che aveva addosso. “Che palle, avevo appena finito di abbottonarla.”

make this go on forever // cesolas.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora