Porta rossa e steccato bianco

14 1 0
  • Dedicata a Paolo
                                    

Tasti. C’è un tasto per tutto. Anche per il cesso, c’è un tasto da premere quando finalmente la tua vescica si è svuotata. 

C’è un tasto rosso, uno giallo, uno addirittura verde. A me quello rosso attira. Non solo perché il rosso è il colore dell’ inferno, da come dicono. Il rosso è pericolo. Il rosso è passione. Il rosso è quel bollino che ti ritrovi piazzato in un angolo della televisione, che distrugge il tuo desiderio di rimanere a guardare la TV, quando sei bambino. È il segno che tra un po’ arriverà l’occhiata che ti incolpa di impertinenza, se non andrai subito a letto.

Il rosso è quel colore che i tuoi occhi, quando una ferita, che sia un graffio di poca importanza o una che lascia cicatrici indelebili, vedono. Il rosso è quel colore che assumono i tuoi occhi quando stai strafatto…come piace pensare alla gente o come ti piace far pensare.. e quello di quando hai appena smesso di gettare gocce tanto trasparenti quanto colorate, dalle ghiandole lacrimali. Il rosso è quel colore che vorresti assumesse la tua pupilla per fulminare le cose che non ti stanno bene, magari per farle scomparire… o ardere…bruciare… bruciare come quella fiammella che ti prende l’anima, quando guardi la persona che di rosso ti dona il suo cuore o il suo sangue (scegliete voi il livello di Splatter)…. Il rosso è un bel colore.  Il rosso è anche quel colore che si vede quando tra la luce accecante del sole e la tua pupilla, piazzi le palpebre infastidite e in stato di confusione.

Mi piace il rosso. Perché, aggiungendo qualche tono di bianco, si affievolisce e magari, aggiungendo un po’ di verde o giallo, diventa il colore della pelle… quel colore che, steso lentamente con un pennello, riesce a catturarne l’odore. Un pennello magari con il manico rosso.

Perché è da lì che tutto ha inizio. Dal rosso della placenta attaccata alla tua fragile pelle da neonato. Dalle millemila miliardi di cellule che ti formano e ti trasformano. Dall’atmosfera del concepimento. Quelle fiamme che svettano dal focolare come vulcani eruttanti nel camino di marmo, quella legna bruciata e quelle labbra. Le sue. Era seduta proprio lì, affianco a te. I suoi occhi che ti guardavano con passione e desiderio. Le sue labbra che si schiudevano erano rosse. Il riflesso del fuoco, in quella stanza buia, era imprigionato nei suoi occhi. Il sangue rosso e caldo che premeva dalla sua pelle e l’attraversava, fino alla tua mano. Arrivava a riscaldarti ogni muscolo. Riusciva a penetrarti le ossa. Riusciva a raggiungere ogni cellula vagando per vene e arterie. Ti rilassava il suo calore. Costruiva intorno a voi una casa.Una casa con il tetto rosso. Attirata. Tirata con forza elegante dal magma al centro della Terra.

Porta rossa e steccato biancoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora