Capitolo 1

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Milano
Songs:
>Shut up-Greyson Chance
>Stay with me-Jeremy Zucker
>7up-Boy in space

"Me ne vado!"le urlo contro rossa di rabbia. 
Mi sono detta "Amelia, è ora di tagliare i fili di questo burattino."
Essere la figlia della chirurga più famosa d'Italia richiede perfezione, come i visi dei pazienti che hanno voluto sottoporsi sotto i suoi ferri.
Preciso che fa letteralmente dei miracoli, ma con sua sfortuna con me ha fallito.
Sono sempre stata sotto il suo potere genitoriale, della quale lei se ne approfitta fin troppo.
"Tesoro, vorrei che tu facessi danza classica. Guarda, ti ho comprato questo bellissimo tutù."e nonostante fosse chiaro che non ero portata per quello sport, ogni lunedì, mercoledì e venerdì ero in palestra con quel maledettissimo tutù e con bambine che sognavano di diventare delle ballerine professioniste. Ero graziata come un rinoceronte. 
Ho smesso quando a 7 anni, arrampicandomi su un albero, sono caduta e mi sono rotta la gamba. Ricordo quasi di averlo fatta apposta...
"Amelia, se continui a mangiare schifezze diventerai un bidone della spazzatura..."
"Vai a cambiarti, quel vestito non ti dona per niente."
"Vorrei che all'università frequentassi medicina."
Il vorrei di mia madre era sotto sotto un obbligo detto indirettamente.
Sa di riuscir a ottenere tutto ciò che vuole, io stessa l'ho da sempre accontentata, soprattutto quando tre anni fa papà se n'è andato.
Però ho capito che assecondandola mi stavo allontanando dal mio concetto di libertà e felicità.
A 19 anni non ho mai trovato il vero me. Desidero incontrarmi, conoscermi ,sapere cosa mi rende davvero felice, cosa mi spaventa, sbagliare, aggiustare...insomma voglio vivere la mia vita.

Programmavo la mia fuga da un anno e avevo tenuto da parte dei soldi. Sono arrivata ad una cifra con cui posso permettermi 8 mesi di affitto di un appartamento non tanto lontano da questa villa sfarzosa nella quale d'ora in poi ci abiteranno solo due persone: una povera di sentimento, e il mio fratellino Federico. Mi dispiace così tanto lasciarlo.

Vivere con un coinquilino non era tecnicamente nei miei piani, ma sul giornale immobiliare lo ritenevo quello più conveniente rispetto agli altri appartamenti che costavano il triplo.
Non so come farò, ma continuerò a lavorare come cameriera e frequenterò l'università con i miei risparmi.
Forse sto correndo un po' troppo, ma voglio andarmene.

"Che cosa?"strilla mia madre seguendomi in camera. Butto bruscamente il mazzo di chiavi sulla scrivania e recupero la valigia già pronta, assicurandomi che dentro ci siano i ricordi più importanti. Non i vestiti di marca, non il profumo da €400, non le scarpe più costose, ma i ricordi.

"Stai scherzando, Amelia?"i suoi occhi increduli seguono ogni mio passo. Un attimo fa sembrava non credermi quando ho pronunciato queste specifiche parole 'me ne vado via di casa', e in questo momento sbatte le lunghe folte ciglia più volte. Chiudo la valigia e con fatica la metto sul parquet appena lucidato.

"No, mamma...non sono più felice in questa casa."sono decisa più che mai quando afferro e stringo il manico della valigia, per poi guardarla dritto negli occhi.
All'improvviso vedo un lato delle sue labbra gonfie e colorate di un rosso scuro alzarsi.

"Mi aspetto che torni domani allora."lo dice sicura con quella strafottenza accompagnata dalle braccia incrociate.
"Hai ancora bisogno qualcuno che ti imbocchi, non credo che sopravviverai."

"Mi dispiace, ma non tornerò."la sorpasso trascinando la valigia e attraverso l'enorme salotto, mentre dietro avverto il rumore dei suoi tacchi.

"Se esci da questa casa sappi che non ti darò nemmeno un centesimo, Amelia!"
Mi volto. È difficile identificare la rabbia sul suo viso rifatto e tirato.
In ogni caso non mi sembra così ferita dalla mia decisione, anzi pare che nasconda l'indifferenza e si sforzi di essere arrabbiata.

"Tornerò solo per vedere come sta Federico."
Apro la porta d'ingresso e senza guardarmi indietro lascio tutto, con coraggio e con spensieratezza.
Lascio lei, non solo mia madre, ma anche l'Amelia che si sentiva prigioniera di una vita che non le apparteneva.

"Sei soltanto una bambina viziata e ribelle!"urla senza uscire dalla porta, nel mentre io oltrepasso il cortile. 

"Ti ricordo che mi hai educato tu!"

POV's Daniele 

Dopo le lezioni mi dirigo direttamente verso casa ; oggi sarebbe dovuto arrivare la mia futura coinquilina. Cazzo, ho dovuto ripensarci più volte prima di mettere l'annuncio sul giornale immobiliare, ma per quanto io ami la mia privacy e non ospitare nessuno in casa-nessuno, intendo neanche un insetto-, non c'è alternativa migliore per risparmiare e guadagnare un po' di soldi. Frequento l'università, faccio due lavori contemporaneamente, ma se voglio pagare i debiti di mio padre e nel frattempo studiare non mi rimane altro che condividere il mio appartamento. 
Per essere un bilocale è molto piccolo, tuttavia godibile per due persone. Ha tutti i suoi difetti, tra cui muri leggermente incrostati e mobili che hanno vissuto la seconda guerra mondiale, ma nonostante questi svantaggi il prezzo è comunque alto per la posizione in cui si trova. 
Siamo a due passi dal duomo di Milano, e la terrazza al settimo piano è la parte migliore di questo appartamento. 
E' bella spaziosa e ho trasformato questo spazio in un piccolo giardino, riempendolo con più piante possibili e arredandolo con un tavolino, una poltrona sospesa e una panchina abbastanza confortevole. Mi impegno di più a mettere a posto la terrazza che occuparmi delle pulizie domestiche. Beh, per queste ci penserà la nuova coinquilina. 
Non l'ho mai incontrata, l'ho sentita al telefono e gli ho persino chiesto se volesse dare un'occhiata all'appartamento prima di prendere una decisione definitiva. Sembrava fidarsi, e dalla voce entusiasta e decisa ho capito che non vedeva l'ora di trasferirsi qui. Forse parlavo con un'assassina ricercata che aveva bisogno con urgenza un posto per nascondersi?
Non mi ricordo nemmeno il suo nome, o se l'ha detto durante la nostra prima e ultima telefonata. 

Prendo con comodo e mi faccio una doccia, la tizia sarebbe arrivata fra mezz'ora. Dimenticherò docce tranquille, è un dato di fatto che le donne ci mettano un secolo per farla.
Però una volta finita, il mio telefono squilla e sullo schermo noto: "Coinquilina".
Vorrà informazioni su come arrivare, nonostante ci sia già scritto in grassetto sul giornale immobiliare.

"Pronto?"

"Ehm...ciao. Sono già dentro il palazzo, un signore stava per uscire e mi ha lasciato il portone aperto."la sua voce mi è familiare. Riesco ad immaginare una ragazza timida, da come parla piano e a bassa voce. Magari rimanendo solo con l'asciugamano intorno alla vita riuscirò a farle passare la timidezza...
Sto optando per un altro metodo di pagamento...

"Pensavo che venissi più tardi."le ricordo con un tono aspro fingendo che la cosa mi dia fastidio. Sono stronzo, lo so. Ma devo mettere subito le cose in chiaro e quando ci troveremo faccia a faccia le farò una lista di regole da rispettare se non vuole essere cacciata via di casa. 

"Scusami, ho avuto dei problemi. Ti disturbo? Potrei aspettare e..."

"No, non mi disturbi."la interrompo"L'appartamento è all'ultimo piano, la porta si trova alla tua destra quando esci dall'ascensore."

"Ok, grazie. Arrivo."
Non mi preoccupo di non aver lavato i piatti, di aver lasciato dei vestiti sparsi sul divano oppure della sua futura stanza malridotta. Non cambierò la mia abitudine e se vorrà cambiare dei mobili o restaurare la sua camera può farlo con i suoi soldi. 

E un minuto dopo sento la porta bussare. Vediamo che caso umano mi aspetta.
I miei capelli sgocciolano sulle mie spalle, ma questa stronzetta non mi ha dato nemmeno il tempo di asciugarli.

Faccio girare la serratura e apro la porta pronto a vedere il caso umano in questione.
E infatti...

"Amelia?"

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