IV

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Osservava con infinita dolcezza la piccola auto color canarino mentre la fredda aria invernale s'infiltrava come tanti frammenti di ghiaccio tra i pochi spiragli scoperti. Il trolley arrivava fino a superare la metà della sua coscia ed era diventato più pesante del dovuto. Pregò che la sua Fiat 500 d'epoca, totalmente made in Italy, fatta interamente restaurare e placcata di uno svettante giallo pastello, sopportasse quel peso eccessivo. Quella poveretta a mala pena sorreggeva lei ei suoi amici, traghettandoli per le strade di New Haven senza averli mai lasciati a piedi. Le era stata donata dai suoi genitori come regalo per il diploma e per festeggiare il suo ingresso a Yale. Dopo che aveva parlato di quella macchina fino allo sfinimento per loro era stato quasi un sollievo regalargliela.

Uno starnuto decretò la fine delle riflessioni, mentre ancora fissava il microscopico portabagagli aperto, decisamente incapace di contenere la sua valigia straripante fino ad essere stata deformata.

- Su cosa rifletti? - l'aria le mancò improvvisamente quando quella voce le giunse alle spalle, scaturendo dal silenzioso e buio posteggio del Campus come un suono macabro e spettrale. La mascella per poco non finì a terra quando, voltandosi, si ritrovò davanti proprio lui: Chester. La sciarpa chiara lasciata penzolare lungo il pesante cappotto scuro dava un tocco elegante alla sua figura alta e possente. Eppure il ragazzo doveva lavorare sulle entrate ad effetto.

- Perchè, è un problema? - rimbrottò acida tornando a fissare il minuscolo portabagagli, sperando che lui intuisse la pessima aria che le aleggiava intorno. Non aveva voglia di stirarsi i neuroni per sforzarsi di parlare con lui.

- Secondo me non entra - con sua sorpresa, lui non sembrava essere della sua stessa opinione e non accennò ad allontanarsi. Si limitò invece a contemplare accanto a lei le misure evidentemente inadatte della valigia per la capienza della sua auto. Ecco cosa comportava incaponirsi nel voler girare con una piccola macchina d'epoca.

- E tu cosa fai qui? - quando ruotò gli occhi ancora verso di lui, rimase stupita nel notare le loro braccia sfiorarsi, per la vicinanza, tanto che fece un passo indietro istintivamente. Come se quel contatto avesse potuto nuocerle.

- Io vado a casa - rispose alzando le spalle. Il fiato caldo si perse come fumo nel vento freddo, come il suo tono annoiato cadde in una risposta mite e sfuggente. Darlene si guardò intorno, stranamente lo storno di giovani reclute che speravano di rotolarsi tra le lenzuola con Chester, sembrava essersi dileguato.

- Senza compagnia - anche la sua voce si fece atona, si ritrovò a non capire se volesse proporgli un'affermazione o una domanda. Che le importava poi? Lui sospirò infilando le mani nelle tasche del cappotto di lana.

- Mi sono organizzato tardi - assottigliò gli occhi alla sua apparente indifferenza. Nemmeno un'emozione colorava le sue parole - Perchè non vieni con me - spalancò gli occhi impreparata, con un colpo di tosse deglutì la saliva che per poco non le stava per andare di traverso. Forse aveva le allucinazioni.

- Cosa? -

- Non era abbastanza chiaro? - corrugò la fronte alla sua totale indifferenza.

- Mi stai chiedendo di venire a casa tua e stare li per una settimana con te? - involontariamente calcò eccessivamente sulle ultime due parole. Ciò restava incredibile.

- Non con me - si affrettò a precisare lui storcendo la bocca, quasi sembrasse schifato. Darlene si soffermò ad osservarlo curiosa, aveva evitato i suoi occhi fino a quel momento. Erano scuri, profondi ma allo stesso tempo stanchi, come svuotati - Solo per compagnia -

- Davvero non hai trovato nessun'altra che venisse con te? - alla sua insistenza, la mascella di Chester si tese.

- Troppo poco preavviso - ribadì brusco, quasi seccato - Ma cosa ti sconvolge tanto? - il suo corpo persino sembrò irrigidirsi di colpo - Ci ho portato un milione di ragazze senza mai dover suggellare un contratto irrescindibile con nessuna - Darlene sbattè le palpebre confusa dal suo repentino cambio di umore. Certo, sotto quella luce la sua si, che diventava una proposta allettante, pensò ironica - Sarebbe solo per non stare da soli - concluse lui schietto. Inclinò la testa al pensiero che probabilmente uno come lui non era abituato a stare solo - Ma se tu hai della compagnia più allettante allora... - proseguì ancora sfruttando il suo silenzio rivolgendo un'occhiata lasciava alla desolazione che li aveva avvolti fino a quel momento. A quel punto, sentì il respiro farsi più pesante. Involontariamente o no, Chester aveva centrato il punto. Non voleva tornare a casa, ma non sapeva dove andare, il suo progetto era quello di vagare da sola per le contee vicine alla ricerca di qualunque cosa la tenesse impegnata dal pensiero dei suoi continui fallimenti. Questo se solo la sua valigia fosse stata delle dimensioni giuste per essere trasportata dalla sua auto nana. Chester sembrò non gradire il suo continuo tentennamento, così fece per darle le spalle ed allontanarsi e allora qualcosa scattò in lei.

Dove Batte Ancora l'Amore || H. S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora