Capitolo 1

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L'estate, la stagione preferita da tutti. Da sempre ricolleghiamo l'estate a ricordi felici, esperienze nuove, primi amori, cose indimenticabili. Ma l'estate di cui sto per raccontarvi è una delle estati più indimenticabili mai vissute da Gabriele Trotta, un quattordicenne rockettaro di un dimenticabilissimo paesino sperduto del Sud-Italia, alto un metro e ottanta (a detta sua), qualche accenno di muscolatura appena visibile ma ai suoi occhi incredibilmente sviluppata, occhi chiari, capelli ricci e acconciati a mo' di nido di rondine e che in qualsiasi occasione si vestiva con jeans neri, maglietta nera e vans classiche, non era molto conosciuto nel paesino, preferiva pochi amici ma buoni. A fargli compagnia in quei primi e soporiferi giorni di vacanze estive c'erano i suoi tre amici inseparabili, conosciuti durante il primo anno delle superiori: Mauro Di Rosa, focoso casinista, famoso nel paesino per essere un latin lover, biondo, belloccio e non di certo la mente del gruppo, come è ovvio che sia in questi soggetti, vestiva sempre alla moda anche se la moda del periodo non era di suo gradimento, Gino Milone, bassino, minuto, portava gli occhiali, timido sulle prime ma molto sciolto una volta preso il giusto livello di confidenza, suonatore di ogni tipo di strumento musicale classico, intellettualoide, amante della lettura, migliore della classe in tutte le materie, aveva la strana fissa per tutto ciò di vagamente macabro (davvero poco) che succedeva nel paesino e per finire Gaia Sforza, abbastanza bruna di incarnato, occhi chiari e magnetici, spesso arrabbiata e per questo motivo chiamata "tutto tranne che Gaia" o per abbreviare "Titti", anche lei rockettara, antipatica a molti, appassionata di fotografia, molto attenta a salvaguardare l'ambiente, femminista, amante del sarcasmo, maschiaccio, il suo più grande sogno era stato da sempre fare l'attrice ma era consapevole che essendo nata nel sud-Italia non avrebbe mai fatto carriera (parole sue). Durante quell' estate scoprirono che nel paese "inutile" in cui vivevano si celavano misteri così grandi che neanche in altre vite avrebbero mai pensato di svelare, forse è un bene che ad oggi non ricordano più nulla di quello che è successo. Per farvi capire meglio il contesto, questi quattro erano gli unici ragazzi più grandi di dieci anni presenti in quel periodo nel paesino, che era costruito sul fianco di una collina. A vederlo dall' alto, aiutandosi un po' con la fantasia, aveva l'insolita forma di un gatto sovrappeso che cerca goffamente di appendersi a una sedia. Per un caso fortuito, nessuno dei quattro ragazzi sarebbe andato in vacanza quell' anno. Trascorrevano le loro giornate a esplorare il paese e già dopo pochi giorni sarebbero stati in grado di creare una dettagliata cartina della zona. A camminare per quelle strade deserte si sentivano come in un film apocalittico, ma passando per la via Verdi, che era da anni il punto di ritrovo degli anziani, si ricordavano di essere nel loro solito, noioso paesino che, in quel periodo, sembrava essere abitato solo da loro e da quel gruppo di anziani. Alle undici del mattino del 3 luglio, giornata da tenere a mente, Gabriele stava dormendo beatamente con le cuffie nelle orecchie dalla scorsa notte quando viene svegliato dallo squillo del telefono, seccato, rispose :- Che c'è Gì- con la classica voce di chi è appena stato svegliato di soprassalto. L'amico rispose :-scendi che siamo qui, abbiamo scoperto una cosa mega bella- Gabriele salutò Gino, si preparò e scese a scoprire la fantastica novità. Conoscendo l'amico, si aspettava probabilmente una nuova parte del paese ancora da scoprire :-Quindi, ci siamo persi una parte di questo paesino o i bambini hanno tirato giù un altro cartello stradale? Oh aspe', ma dove sta Mauro?- chiese il ragazzo, Gino rispose :-è andato a prendere la Morini- Gabriele fece una strana smorfia :-Chi?- chiese disorientato :-Benedetta Morini, a quanto pare non siamo gli unici a non andare in vacanza- rispose Gino estasiato :- Tu sei d'accordo?- chiese allora a Gaia, che fino a quel momento era rimasta in silenzio :-Mai vista né sentita, speriamo non sia come le nostre compagne di classe- rispose la ragazza. Mentre i tre ragazzi discutevano, arrivarono Mauro e Benedetta, alta, capelli lisci e mori, occhi verdi che alla luce del sole assumevano sfumature particolari e affascinanti, dalla carnagione molto chiara, brava a disegnare, amante del cinema, riservata, dallo stile molto semplice, Gaia pensò subito che era strano che una ragazza così bella e particolare si mostrasse così "normale", quasi come se non volesse farsi notare a posta. Benedetta, già seccata dal flirt no-stop di Mauro, si andò a sedere nel muretto dove era seduto anche Gabriele e si presentò :- Ciao, sono Benedetta, ma potete chiamarmi anche Bibi, anche voi qui ad annoiarvi?- Gaia non perse un secondo e rispose con il classico sarcasmo che la contraddistingueva :- Beh, assolutamente no, vedi Gino? I ragazzetto con gli occhiali? Lui è il clone del vero Gino e io sono un ologramma- poi fece un sorriso che sottintendeva il fatto che non le stava per niente simpatica. Gabriele, abituato a fare il mediatore tre Gaia e le persone con cui voleva litigare, disse :- scusala, credo abbia le sue cose. Io sono Gabriele, e la ragazza con la paresi facciale è Gaia- Benedetta sorrise nascondendo la bocca con la mano :- Non preoccuparti, non si può piacere a tutti- rispose Benedetta abbastanza in imbarazzo. Gabriele, a differenza di Gaia, vedeva nella semplicità di Benedetta una grande forza caratteriale e consapevolezza di sé, del resto se si è belli non c'è bisogno di farsi notare ulteriormente. Mauro, che tentava in tutti i modi di piacere a Benedetta, propose :-Quindi, cosa ti piacerebbe fare oggi?- rivolgendosi alla ragazza che stava parlando con Gino e Gabriele già da dieci minuti :- Non lo so... voi di solito ci andate al bar in centro?- rispose lei :- Ah, il fantasmagorico bar Astra, quello frequentato da ogni snob di questo paese- disse Gaia stizzita :- Va bene l'Astra, ci sta. Voi andate, io devo parlare un attimo con Gaia- disse Gabriele.

Dopo essersi accertato che gli altri tre amici fossero andati avanti, il ragazzo chiese all' amica :- Gaia, mi spieghi qual è il problema? Perché senti il bisogno di allontanare chiunque voglia unirsi al nostro gruppo?- Gaia rimase in silenzio :-Io non ti capisco- continuò Gabriele :-Ma l'hai vista?- disse finalmente la ragazza, Gabriele fece spallucce :-è palesemente finta! Fidati che io ne capisco, la cara Bibi nasconde qualcosa- spiegò Gaia :- cosa?- rispose il ragazzo :-per cominciare è una delle ragazze più belle che abbia mai visto ma non la conosce nessuno, nemmeno Mauro che conosce chiunque, poi...- rispose l'amica :- se sei gelosa puoi dirmelo, Mauro ha il suo fascino- disse Gabriele ridendo :- Vaffanculo- replicò Gaia sorridendo poi si alzò e fece segno a Gabriele di seguirla :- Anche se ti piace Mauro e le sta sempre attaccato, mi prometti che non farai più l'acida?- chiese infine Gabriele :-innanzitutto Mauro non mi piace! Comunque, va bene, cercherò di essere posata e a modo, come vossignoria desidera- rispose Gaia ridendo.

Il bar Astra era situato nel centro del paesino, che ospitava una grande chiesa in stile romanico e un ampio piazzale anteposto alla chiesa. Ai lati della piazza i bar adiacenti mettevano fuori i tavolini e i gazebo per far stare i clienti più al fresco d'estate, il bar Astra era il più conosciuto, in inverno era sempre pieno di clienti, tutti figli dei benestanti spesso universitari che sfoggiavano i loro abiti più costosi o liceali che volevano fare finta di essere colti, in fondo Gaia non aveva tutti i torti, era un bar per snob. Gino, che non c'era mai entrato, era sorpreso da quanto fosse inutilmente pomposo: la porta d'ingresso era di vetro e a Gino sembrava come se si sarebbe dovuta rompere una volta aperta, le pareti, decorate con marmo beige, erano pitturate come se ci si trovasse nello spazio, i lampadari, anch' essi di vetro, emanavano una luce bianca e forte, il bancone era al centro del locale ed era tutto fatto di marmo bianco, i dolci e le cartocciate esposti erano così perfetti che sembravano quasi finti e tutti i camerieri guardavano i tre ragazzi come fossero topi. Gino si accorse di ciò e cominciò a fissare tutti sorridendo per divertirsi a guardarli distogliere lo sguardo. Una volta arrivati anche Gaia e Gabriele, i ragazzi si sedettero ad un tavolo, Gino, che ormai si era dato la missione di infastidire il più possibile i camerieri, esclamò :- Scusi, egregio cameriere, può gentilmente porgere i menù a me e alla mia compagnia, s'il vuos plait?- tutti trattenevano a stento le risate mentre il cameriere li guardava sempre più stizzito :-con piacere, bambino- rispose il cameriere tentando di nascondere il fastidio.

Il pomeriggio passò velocemente, tra le continue prese in giro di Gino ai camerieri, le chiacchiere tra amici e l'euforia di scoprire il più possibile sulla nuova arrivata; Gaia aveva inaspettatamente seguito il consiglio di Gabriele e si era comportata amichevolmente con Benedetta. non appena l'orologio segnò le sette, Benedetta prese la borsa e disse :- Ragazzi, si è fatto tardi, devo andare. Grazie per la compagnia!- Mauro, che c'aveva provato con lei per tutto il pomeriggio, prese la palla al balzo ed esclamò :- Dai, ti accompagno- la ragazza alzò un sopracciglio, fece una faccia contrariata e disse :- no, scusa Mauro, devo passare a prendere una cosa da...mia zia, poi vorrei ascoltare un po' di musica durante la strada, non posso ascoltare musica se devo parlare con qualcuno, stai pure tranquillo con i tuoi amici- rispose la ragazza sorridendo poi salutò tutti e scomparve dietro l'angolo. Gabriele stava ridendo a crepapelle :- Mega due di picche per il Maurone- esclamò continuando a ridere :- Fidati che fa la preziosa solo perché le piaccio- cercò di giustificarsi il ragazzo, Gabriele continuò a ridere. Gino, che si accorse che mancava anche Gaia, esclamò :- Oh raga, ma Gaia?- gli altri due fecero spallucce :- Ma guarda questa! Se n'è andata senza salutare- disse Mauro seccato.

Gaia, come abbiamo detto, era una brava attrice così fu più semplice per lei nascondere i persistenti dubbi che nutriva verso Benedetta. Una volta accertatasi che la ragazza fosse lontana il giusto per capire dove stesse andando e per non farsi vedere, Gaia sfruttò il momento di distrazione per andare a pedinare Benedetta. Gaia constatò che effettivamente durante il percorso continuava ad essere una classica ragazza timida e introversa, portava le cuffie, camminava con lo sguardo basso e canticchiava a bassa voce. Gaia continuò a seguirla spinta da una curiosità ancora più grande del solito, Benedetta imboccò la via verdi (la famosa strada degli anziani) ed entrò nella terza casa a destra, salutò i due anziani padroni di casa che Gaia comprese fossero i suoi nonni e si sedette accanto a loro per ricevere qualche abbraccio. La ragazza stava per andarsene sconfitta, quando Benedetta inspiegabilmente si alzò e si mise in piedi, ferma, a fissare il vuoto mentre i nonni non battevano ciglio. Gaia rimase a fissarla per cinque minuti poi prese il telefono per farle una foto certa che la batteria fosse carica, ma una volta preso, si scaricò in meno di un secondo. Finalmente, Benedetta tornò alla normalità e tornò a sedersi come se nulla fosse in mezzo ai nonni. Gaia non aveva più alcun dubbio, c'era sicuramente qualcosa che non andava in Benedetta.

Paziente 13Where stories live. Discover now