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Domenica 12 Luglio


Pessima idea! Enorme, pessima idea!
Eccomi qua, a una festa in casa mia, non organizzata da me, dove non conosco la maggior parte degli invitati perché quel cretino di Diego ha esteso l'invito a tutto il paese e, siccome sono nervosa, nessuno del mio gruppo mi sta considerando. Come se ciò non fosse già abbastanza, nel pomeriggio Diego mi aveva confermato che sarebbe arrivato prima di tutti per aiutarmi a preparare la casa per la festa, ma poco fa mi ha mandato un altro messaggio su WhatsApp per dirmi che lui e Vincent non ci saranno prima delle undici e mezza a causa di un imprevisto. La cosa mi fa altamente girare le scatole perché volevo stare con lui prima che arrivassero gli altri.
Sbuffo e butto giù l'ennesimo sorso di birra, poi ispeziono il bicchiere che ho in mano su cui ho scritto il mio nome. Cavolo, non so nemmeno chi l'abbia portato!
Due belle gambe infilate in un paio di pantaloncini bianchi si siedono accanto a me sui gradini del porticato. La riconosco subito dal profumo dolce e floreale.
«Sono sicura che arriverà a momenti e avrà una spiegazione per tutto questo casino» dice Chiara dopo aver bevuto un sorso dal suo bicchiere. Sbuffo e appoggio la testa sulla spalla della mia migliore amica. I suoi capelli biondi mi solleticano la fronte. «Amanda è qua, quindi verrà sicuramente!» prova a consolarmi.
«Amanda?» ripeto non capendo cosa c'entri lei. Mi rialzo e guardo Chiara con occhi sospettosi e impauriti.
«Sì, stanno insieme... Si sentono da tipo un mesetto o roba simile» mi rivela.
BANG!
Nella mia testa mi sono appena sparata al petto. Adesso aspetto di dissanguarmi fino alla fine di quella che si prospetta essere una serata disastrosa, o fino alla fine dell'estate.
La mia faccia commenta da sola i miei pensieri e Chiara, rendendosi conto della situazione, a momenti sputa quello che ha appena bevuto.
«Cazzo, non te l'avevo detto?» mi chiede dispiaciuta. È l'unica del gruppo che sa che muoio per Diego da quando l'ho conosciuto quattro anni fa e che, sfortunatamente, non ho mai smesso.
Per quanto sia patetico, non smetto di pensare alla mia storia con lui. Circa due estati fa ci siamo messi insieme, ma l'anno scorso mi ha lasciata. Proprio quando la mia famiglia stava giungendo allo scatafascio, lui ha rotto con me. Le sue motivazioni erano più che valide: ci era impossibile vederci frequentemente. Studiando io a Vercelli e lui a Torino, era già una partenza svantaggiata, ma poi è subentrato il mio lavoro. Avevo bisogno di lavorare part-time il week-end per non gravare sulle spalle dei miei genitori, e quando Diego veniva a trovarmi potevo passare con lui solo mezza giornata, tempo in cui comunque dovevamo studiare entrambi. A lungo andare la nostra relazione si è deteriorata, e non lo biasimo per la decisione presa, perché so che è stata sofferta.
Ma a inizio estate ho pensato che le cose potessero cambiare: lui è prossimo alla laurea e io a partire da settembre avrò meno lezioni da seguire. Ho iniziato a credere di poter riuscire anche io a laurearmi in breve tempo e, magari, di poter finalmente andare a vivere nella stessa città.
Forse mi ero costruita troppi castelli in aria.
Ma poi, tra tutte le ragazze, proprio con Amanda doveva frequentarsi?!
Con Chiara ho sempre avuto un rapporto molto stretto, è quello che ho sempre pensato. Poi, a un certo punto della nostra amicizia, è arrivata Amanda. Non che l'abbia mai trovata antipatica o spiacevole, ma non sono mai riuscita a legare con lei. Per quanto sia solare e coinvolgente con chi le riserva attenzioni, con me non si sono mai create le basi per un'amicizia sincera; si è sempre trattato solo e semplicemente di essere presenti l'una nella vita dell'altra per necessità di "sopravvivenza sociale", involontariamente legate dai rapporti interpersonali all'interno del gruppo; insieme, ma distanti (a differenza di Chiara a cui sono sempre stata indiscutibilmente legata). Negli anni ho aspettato, sperando che prima o poi la frequentazione forzata ci avrebbe fatte diventare amiche, ma non è mai scattato niente.
Poi, un bel giorno, ha approfittato del mio primo errore per fregarmi l'amica.
Se le avevo dato delle possibilità, adesso è del tutto fuori discussione!
«Oh, no, ma non importa. Non preoccuparti, adesso lo so!» commento facendo finta di farmi scivolare la cosa di dosso.
Sarà una lunga serata...
«Mi dispiace davvero! L'ho saputo da poco, ma finora non ho avuto occasione di parlartene perché ho sempre avuto Amanda nei dintorni! Ma quando l'ho saputo ero scioccata, ti giuro! Sono così diversi!»
«Sì, capisco...» sussurro prendendo un altro sorso di birra. Non so nemmeno perché la sto bevendo, fa schifo.
Resto un altro po' a chiacchierare con Chiara, cercando di non pensare a quello che mi ha appena rivelato e a tutti gli estranei presenti alla festa. Devo però ammettere che hanno fatto un ottimo lavoro: il giardino è molto carino; in più, hanno usato i tavolini pieghevoli recuperati dal capanno degli attrezzi sul retro per sistemarci sopra il cibo e le bevande. (Probabilmente è stata Chiara a dire loro dove trovarli). Ho cercato di chiudere casa, ma serviva il bagno disponibile, così mi sono limitata a chiudere a chiave le camere da letto.
Diego mi sentirà appena arriva, ma per ora mi faccio raccontare da Chiara come sono andate le prove dell'Esame di Maturità, che ha sostenuto qualche settimana fa. Nonostante il suo entusiasmo, non riesco a distrarmi del tutto.
Sono proprio un'ingenua.
«Ecco la padrona di casa!» esclama Diego correndomi incontro e afferrandomi per alzarmi di peso.
Mi coglie di sorpresa, facendomi quasi rovesciare il contenuto del bicchiere. Per ovvie ragioni non riesco a godermi la giravolta in aria. Mi lascia andare in mezzo al giardino e improvvisa un balletto scoordinato a cui assisto con le braccia incrociate sul petto. Dietro di me, Chiara ride e lo saluta.
«Mi hai riempito la casa di tizi che non ho mai visto prima!» mi lamento gesticolando.
Diego piega la testa all'indietro e rotea gli occhi mentre sorride e cerca di abbracciarmi, ma gli scaccio via le mani.
«No! Non fare quella faccia, non è casa tua!» insisto nel farmi valere.
«Dai, tranquilla, li conosco! Poi io e Vincent ti aiutiamo a rimettere tutto a posto domattina! Dormiamo qui, così non scappiamo da nessuna parte. A proposito, possiamo dormire da te, vero?»
Amanda no, Amanda non rimane!
«Solo voi due!» lo avverto puntandogli l'indice contro.
«Giuro!» esclama sorridente.
Non faccio in tempo a pensare a un'altra risposta minatoria che noto un ragazzo alto e snello avanzare alla sua sinistra. Gli si posiziona accanto con le mani sui fianchi e le gambe leggermente divaricate. È davvero alto. Ha dei capelli ricci che gli incorniciano un viso pulito e dai lineamenti marcati.
«Ecco! Vince, questa è Isabel!» ci presenta Diego tutto contento.
«Salut! Scusa per il ritardo, è colpa mia!» esclama con un sorriso a trentadue denti e un accento francese che a volte prende in prestito l'intonazione di Diego.
Mi allunga la mano e gliela stringo un po' riluttante. Chiara ci ha raggiunti e, senza farsi notare, mi tira una leggera gomitata nel costato per farmi intendere di voler essere presentata.
«Vincent, ti presento Chiara.»
Si stringono la mano e addirittura lei gli bacia le guance.
«Sei arrivato oggi pomeriggio, giusto?» chiede Chiara con due occhioni da cerbiatta.
«Sì, dovevo sistemare alcune cose per l'Erasmus» afferma.
«Ah, di dove sei? Parli bene l'italiano!» continua lei sorridente.
Le piace, è chiaro come il sole che le piace e a lui, sotto sotto, non sembrano dispiacere le sue attenzioni. Si passa una mano tra i riccioli e sposta il peso sull'altra gamba. Le sorride di rimando. Lui è un po' più difficile da decifrare, ma appare disponibile.
«Sono di Reims, vicino Parigi, ma quando ero piccolo passavo l'estate dai miei nonni materni in Umbria. Ho imparato da loro l'italiano e poi l'ho stu...»
«Sì, sì, bla, bla, bla. È bravo, bello come il sole e tutto il resto... Adesso che ci conosciamo tutti, diamo inizio alla vera festa!» esclama Diego agitando le braccia come un forsennato e spingendo l'amico verso il tavolo dove hanno sistemato gli alcolici. Gli sussurra qualcosa e scoppiano entrambi a ridere.
Faccio un sospiro e me ne resto sotto al porticato a fissarli. Ridono, scherzano, salutano altre persone...
Oh no, eccola!
Spunta Amanda e Dio, potrei vomitare quando la bacia. Distolgo lo sguardo e faccio un cenno ad Andrea, il fratello di Amanda. Possibile che riesca a adorare lui e sopportare a malapena lei? Vorrei capire dove la natura ha fallito...
«E chi lo avrebbe mai detto che ci sarebbe cascata anche mia sorella!» esclama Andrea puntando gli occhi nella mia stessa direzione. Alto, muscoloso e senza un capello fuori posto. Se non fosse gay sarebbe il partito perfetto per qualsiasi ragazza, visto che incarna perfettamente i canoni del principe azzurro con i suoi capelli biondo cenere e gli occhi meravigliosamente azzurro ghiaccio. E, cosa ancora più invidiabile, è un amico leale e fidato.
Scuoto la testa con un sorriso, lo saluto con un bacio sulla guancia e torno ad ammirare con invidia sua sorella.
Nonostante il mio astio nei confronti di Amanda, non riesco a non ammettere che stasera sia bellissima. Indossa un vestito blu senza spalline con la gonna corta a ruota che le mette in risalto le gambe lunghe. Che rabbia, non le bastava essere la copia di Megan Fox, doveva pure rubarmi il ragazzo!
«Diego fa uno strano effetto, ma poi passa» commento facendolo ridere.
«Torno a ballare, vieni?»
«Vado a prendere da bere e vi raggiugo!»
Dopo che Andrea si è allontanato, rilasso le spalle e sbuffo. Questa è la festa più noiosa a cui sono stata ed è la mia di festa. Se solo la smettessi di fissare quei due che hanno la faccia incollata da mezz'ora e pensassi ai cavoli miei... Non è giusto, vorrei essere io la ragazza dal vestito blu.
Raggiungo "l'abbeveratoio" e fisso il tavolo imbandito. Ripenso a quando gli "invitati" sono arrivati: sembrava che il giardino fosse di loro proprietà, hanno cominciato a sistemare bottiglie, piatti, bicchieri e cibo senza chiedermi niente, senza neppure salutarmi. Non è stata una bella sensazione, mi sono sentita come un fantasma. Era come se per tutti non esistessi. Non lo so, forse è solo una mia impressione... Dopo il fattaccio accaduto la scorsa estate, non riesco a sentirmi a mio agio come in passato.
Stringo il mio bicchiere di plastica rosso e ci verso dentro un po' di vodka e della limonata.
Lo rigiro tra le mani e poi decido di berlo tutto in una volta. Vorrei che la serata finisse il più in fretta possibile e so che da ubriaca sarà tutto più semplice. Preparo un altro drink e, dopo aver rubato un pacchetto di sigarette da un ragazzo troppo alticcio per rendersene conto, mi ritiro nel retro della casa. Non ce la faccio a ballare e fare finta di niente con quei due che si strusciano l'uno sull'altra.
Recupero la lampada da campeggio dal capanno degli attrezzi e mi siedo sopra una delle casse in legno avanzate dai lavori estivi di mio padre. Le cose devono essere precipitate velocemente l'anno scorso, perché non ha neanche avuto l'accortezza di sistemarle al riparo dalle intemperie, ci ha solo messo dei teli sopra. Aveva promesso che avrebbe costruito una casa sull'albero a mio fratello, ma poi le cose sono colate a picco tra lui e mamma, facendo infrangere tante promesse.
Prendo un sorso dal bicchiere e poi lo getto il più lontano possibile. Fanculo alla vita. Fanculo Amanda, fanculo Diego e fanculo a me!
Accendo una sigaretta e cerco di godermi la calma nel cortile dietro casa, quando sento dei passi avvicinarsi. Mi giro curiosa per capire chi si sia addentrato quaggiù solo per seguirmi.
Subito ridimensiono le mie aspettative perché nell'oscurità intravedo una coppia incamminarsi verso gli arbusti e iniziare a pomiciare. Ma non si limitano solo a quello...
Mi giro di scatto e spengo la sigaretta, ma nel farlo urto alcune delle tavole rimaste in bilico. Il rumore inaspettato li spaventa entrambi e la ragazza della coppia scappa via lasciandosi il ragazzo alle spalle.
«Merde!» impreca aggiustandosi la patta dei pantaloncini. Allunga il collo nella direzione in cui è scappata la ragazza e poi si gira verso di me. «Scusa! Non credevo ci fosse qualcuno!».
«Tranquillo!» rispondo imbarazzata tanto quanto lui.
Congiunge le mani sopra la testa e compie un mezzo giro su un piede.
«Sono Vincent» si presenta e avanza. Lo avevo capito dall'esclamazione. Quando è abbastanza vicino riapre bocca.
«Non ti stai divertendo?» azzarda.
Accendo una nuova sigaretta e per un paio di secondi i nostri volti sono illuminati dalla piccola fiamma dell'accendino, poi di nuovo buio. Alzo appena le spalle, ma non lo vedo nell'oscurità.
«Il gatto ti ha mangiato la lingua?» chiede sfilandomi la sigaretta di bocca. Spaesata dal gesto, lo osservo portarsela alle labbra. «Scusa, ti stava impedendo di parlare!» dice riferendosi alla sigaretta.
Non faccio caso al suo comportamento bizzarro e mi accendo un'altra sigaretta. Lo guardo dal basso finché non si siede vicino a me.
«È stato imbarazzante per me tanto quanto per te?» chiedo mentre lui studia l'ambiente circostante e bussa con le nocche sulla tavola di legno dove siamo seduti.
Emette un versetto di approvazione, simile a una risata. «Diciamo che io e i voyeuristi non andiamo tanto d'accordo.»
«Non vi stavo spiando! Ero qua prima di voi!»
Scrolla le spalle e liquida la faccenda con un cenno della mano.
«Senti, c'è una torche? Mi sembra di parlare con una sigaretta fluttuante!» ridacchia.
Storco la bocca pensierosa. Ho la lampada da campeggio ai miei piedi, ma se la accendessi potrei attirare degli insetti (e anche degli esseri umani indesiderati), tuttavia mi chino per attivarla, solo perché me lo ha chiesto lui.
Subito dopo guardo Vincent e lui mi rivolge un sorriso cordiale. «Parfait
Faccio una smorfia che dovrebbe somigliare ad un sorriso e poi riapro bocca per colmare il silenzio.
«Quindi, mi hai accusata di essere una guardona e mi hai fregato anche una sigaretta...» gli faccio notare.
Annuisce e poi si avvicina inclinandosi verso il mio volto.
«Non erano tue. Ti ho vista, furbetta.»
Faccio schioccare la lingua e non rispondo. Deve aver bevuto un po'; prima, quando ci siamo presentati, era più impostato e formale.
Vincent alza leggermente un angolo della bocca e strizza gli occhi, come se stesse provando a leggere una pagina fitta di parole. Porta la sigaretta alla bocca ed espira mentre la tiene tra i denti.
«Ho una domanda: fai sempre quello che Diego ti dice di fare?» mi chiede sfacciatamente cambiando discorso.
Tossisco.
«Come, scusa?»
«È chiaro che tu non volessi dare una festa, altrimenti non saresti qua da sola con me a deprimerti» spiega.
«E tu sei sempre così sfacciato?» gli chiedo in un misto tra il divertito e l'incazzato.
«Mais non, solo con le guardone!»
Gli tiro una pacca sul braccio, poi siccome il mio gesto lo sembra divertire ancora di più, gliene tiro un'altra e la sigaretta mi vola di mano finendogli quasi addosso.
«Merde!» esclama lui piegandosi in avanti per evitarla.
Mi spavento e mi scuso subito afferrandogli un braccio per vedere come sta, ma quando mi chino su di lui, lo trovo a ridere silenziosamente.
Lo fisso male.
«Sei anche piromane oltre che ladra?» mi prende in giro.
«Ma che simpatico!» mi lamento.
Alza appena la testa per guardarmi di sottecchi, poi si rialza in piedi. «Non hai un buon colpo» mi deride.
«Forse volevi dire che non ho una buona mira» lo correggo.
«È "leviósa", non "leviosá"» recita in falsetto.
Mi viene troppo da ridere. Sto provando in tutti i modi a restare seria, ma non ci riesco. L'alcool sta facendo effetto e, pur di non farmi vedere, mi giro dall'altra parte.
«Senti, dammi quel pacchetto perché tu sei pericolosa, sono troppo giovane per morire!»
Afferro il pacchetto e mi giro dandogli le spalle.
«Guarda che ti vedo, stai ridendo!» continua. Prova a farmi voltare verso di lui afferrandomi per le spalle, ma senza mettere forza nelle mani: le tiene su di me come se volesse solo accompagnare il mio movimento nel caso in cui io decida di farglielo fare.
Alla fine, mi arrendo e mi giro mostrandogli un sorriso un po' troppo esuberante per i miei gusti. Le sue mani scivolano via dalle mie spalle accarezzandomi appena le braccia e mi guarda taciturno finché non torno seria.
«Comunque, si vede che sei francese!» cambio discorso cercando di sminuirlo. Mi è venuta in mente una buona frase per dargli del lascivo in modo gentile. «Sei qui da un quarto d'ora e riesci già a fare il cascamorto con le ragazze.»
Vincent mi osserva ancora senza dire una parola e prende l'ultima boccata di fumo. Si indica con la sigaretta intrecciata tra le dita e poi indica me.
«Anche tu potresti combinare qualcosa con qualcuno di là se lo vorresti. Vuoi che ti insegni?» chiede sfrontato.
Lo so che è amico di Diego, ma a una risposta del genere vorrei davvero sapere come rispondere asfaltandolo. Invece, annaspo nel vuoto più totale e mi tocca dargliela vinta. La verità è che ha ragione, potrei pomiciare con qualche ragazzo, ma sono letalmente devota al suo amico.
«Non sai fare altro?» domando, ma sono molto delusa per non aver trovato di meglio con cui controbattere.
«Tranquilla, ho anche altri talenti nascosti...» ribatte ammiccando. «E poi, sai com'è: lo chiamano "bacio alla francese" per un motivo» continua, consapevole di avermi zittita. Scuote la testa divertito e abbassa lo sguardo verso la lampada da campeggio.
Questo ragazzo ha la lingua tagliente, altroché!
«Non dovresti rincorrere la tipa di prima? Potrebbe essersi offesa» gli faccio notare.
«Bof, sopravviverà. Era solo un bacio.»
Storco il naso mentre lo osservo spegnere la sigaretta nell'erba.
«Per curiosità, quanti anni hai?»
«Non si chiede l'età a una donna» lo ammonisco, ma lo faccio solamente ridere.
«Allora, non mi chiedi quanti anni ho io?»
«So quanti anni hai! Vai a lezione con Diego»
Alza le mani mentre sorride. «Sei sicura?» Annuisco convinta. «Hai una possibilità, se sbagli mi dici quanti anni hai!»
«E se indovino cosa ci guadagno?»
«Quello che vuoi, ma non indovinerai...»
Quello che voglio? Guardo verso i cespugli, dalla porticina spalancata da cui è arrivato Vincent, rifugiandosi da occhi indiscreti. La prima cosa a cui penso è fuori dalla sua portata: non potrebbe mai aiutarmi a convincere Diego a lasciare Amanda.
«Guarda che lo so che hai ventidue anni!»
Arriccia subito le labbra per mostrare dissenso. Poi muove l'indice per enfatizzare il mio errore. «Hai sbagliato. Avevi una possibilità, ti avevo avvertita. Devi dirmi la tua età!»
«Mi stai prendendo in giro?». Non gli credo e pretendo una prova.
Mi asseconda tirando fuori il portafoglio e passandomi la sua patente.
Vincent Léaud.
Non so nemmeno come si pronuncia il suo cognome.
Leggo attentamente le cifre stampate in nero. Alzo lo sguardo per un secondo, rileggo ancora la data e faccio due conti: abbiamo la stessa età, ma io faccio ventuno anni il 4 di settembre. Confusa, gli restituisco il documento.
«In Francia finiamo la scuola un anno prima di voi» spiega rimettendo il documento nel portafoglio.
Già! Lo sapevo! Me ne ero completamente scordata!
«Quindi? Sto aspettando!»
Roteo gli occhi avvilita per la sconfitta. «Ventuno a settembre.»
Strizza gli occhi. «Ti facevo più piccola.» Mi osserva mettendomi quasi a disagio.
Non posso controbattere: è una vita che a causa della mia "altezza" mi scambiano per una ragazzina delle medie.
«Quindi, come mai avete fatto ritardo?»
«Ah, sei una... Come si dice?» Ci pensa. «Une curieuse
«Curiosa?»
Scuote la testa facendo ondeggiare i riccioli. «Non, più... brutto.»
«Ficcanaso?» tento.
Il viso gli si illumina e mi punta contro un indice con entusiasmo.
Rido. «Guarda che hai cominciato tu a farti gli affari miei.»
«Touché» concorda.
Sentiamo un rumore di fronde più avanti nell'oscurità, verso il bosco, e Vincent scatta in piedi impaurito.
«Che cavolo era?!» sussurra spaventato.
«Boh. Un gufo, forse». Probabilmente non è abituato a stare a contatto con la natura come me.
«Ok, io... torno di là. Vieni?»
«Sì, arrivo.»
Spengo la lampada e lo seguo.
Personaggio strambo questo Vincent, ma almeno mi ha tolto un po' di malumore.
Raggiunti gli altri, cerco subito Diego con lo sguardo, ma non lo vedo; in realtà, non vedo neanche Amanda. Chiara sta chiacchierando con Andrea e Marco accanto al tavolo con le bibite.
Entro in casa per prendere una felpa perché inizio a sentire un po' freddo. Passo dalla cucina, arrivo alle scale e dal piano di sopra sento discutere Diego e Amanda. Rallento il passo e salgo un paio di gradini per ascoltare meglio, stando attenta a non farmi vedere. Mi fermo quando intravedo i loro piedi davanti alla porta del bagno.
«Perché non posso rimanere, scusa?»
«Non è casa mia! Dormiamo qui solo perché dobbiamo dare una mano a ripulire!»
«Sì, ma è casa della tua ex...!»
Diego non controbatte, ma posso immaginarmi quale sia l'espressione dipinta sul suo volto.
«Se non ti fidi di me, non so che farci!» afferma improvvisamente.
«Vaffanculo» dice lei e sento i suoi tacchi avvicinarsi. Arretro scendendo lentamente i gradini, ma me la ritrovo davanti.
«No, aspetta!» la supplica lui.
Amanda ignora Diego, mi fulmina con lo sguardo, mi passa accanto e si dirige verso la porta di casa. A quel punto risalgo e incontro anche Diego.
«Non sapevo di voi due, mi dispiace» ammetto.
«Non ti preoccupare, tu non c'entri. Lo so che ti è passata, ma Amanda è parecchio gelosa.» Fa spallucce e mi sorpassa anche lui.
"Mi è passata", sì, certo, come no. Mi ha spezzato il cuore, queste non sono cose che si dimenticano facilmente... Dovrebbe saperlo.
Salgo le scale come se mi dirigessi al patibolo.
Diego è una tortura, una dolce e lenta tortura.
Recuperata la felpa, torno fuori. Amanda e Chiara stanno parlottando fra loro e so di non potermi avvicinare. Non riesco a capire come faccia Chiara a essere amica di entrambe; in realtà, so perché loro due siano amiche, è che non capisco come sia riuscita a mantenere i rapporti con me. Spesso è lei che mi cerca, nonostante ciò che è successo tra noi. Mi sento ancora così tremendamente in colpa...
Mi avvicino alle patatine e sgranocchio le briciole. Ci sono anche quelle di mais al formaggio che, da ciò che vedo, non piacciono a nessuno tranne che a me. Mangio anche quelle.
«Le ho ritrovate!» esclama il ragazzo a cui avevo preso le sigarette. Rido sotto i baffi mentre assisto alla scena. Credo sia un amico di amici, non l'ho mai visto prima, ma parla con quelli del vecchio gruppo di Diego.
Vincent è in mezzo alla gente che balla, ma passa semplicemente il peso da un piede all'altro e fa gesti con le mani. Sembra timido visto da qui. La canzone cambia e se ne esce con una personalità tutta nuova. Credo gli piaccia il rap. Provo a capire se una delle ragazze che gli balla intorno è quella che prima se lo stava limonando, ma è impossibile capire chi sia tra le tante che gli ronzano attorno.
Chiara mi raggiunge ballando e dalla sua espressione intuisco che deve chiedermi qualcosa.
«Amanda è infuriata, e io da amica di entrambe ti chiederò se puoi farla dormire qui stanotte. Resto anche io, così posso fare da paciere.»
«Non puoi chiedermelo...»
«Lo so... è uno schifo.»
Mi massaggio la fronte. «Lo sai cosa provo per Diego! Non ce la faccio a pensare che dormono in casa mia e fanno cose...Non voglio che rimanga. Non se ne parla!»
Storce la bocca e gioca con le perline del mio braccialetto.
«Se tu fossi Amanda, girerebbero anche a te.»
«A lei non è mai interessato Diego. Cosa c'è, si è svegliata tutto insieme?» piagnucolo.
Sono consapevole di essere la cattiva della situazione, ma non si tratta di me e lei che ci facciamo la guerra, si tratta di Diego; e se c'è anche una sola, piccola speranza, ho bisogno di crederci. Non vado fiera di come sto gestendo i miei sentimenti, ma l'ho appena saputo, e se lui vuole davvero stare con lei, mi farò da parte, una volta per tutte.
«Stai rincorrendo un treno in corsa, ma lo sai già...»
Prendo una sua ciocca dorata tra le mani e cambio argomento. «Ti piace Vincent?»
Arriccia il naso. «Forse... È carino.»
La guardo. Dovrei dirle che l'ho sorpreso a pomiciarsi una? Non so, a lui non sembrava importare molto...
«Sì, è carino. Dovresti andare a parlargli.»
Annuisce e si volta a osservarlo, contemplandolo, poi mi fa un cenno e me lo indica. Assistiamo alla scena in cui lo vediamo ballare con Andrea e il suo ragazzo, Marco. A quanto pare, non siamo le uniche a trovarlo carino. Scoppiano a ridere.
Chiara raggiunge gli altri e io resto in disparte a osservare la festa. Più in là, Diego è seduto da solo e guarda anche lui i nostri amici ballare. Ha una birra in mano e probabilmente si sente osservato, perché gira la testa nella mia direzione.


Scegli me, scegli me, scegli me.

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