La passeggiata - Aziraphel

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Era una bella giornata di metà aprile. Aziraphel camminava per le vie di Londra senza avere una meta precisa e con in cuore il solo desiderio di fare del bene, che d’altronde è proprio il compito di un angelo sulla Terra come lui. Nell’aria c’era un dolce profumo di fiori, che si mescolava alla fragranza di croissant appena sfornati proveniente da una vecchia pasticceria. Aziraphel respirò a pieni polmoni, grato più che mai di essere riuscito ad impedire che tutta quella meraviglia andasse distrutta per sempre.

Si stava godendo la sua passeggiata, quando d’un tratto vide Crowley da lontano. Il demone era seduto su una panchina che dava sulla strada che stava percorrendo Aziraphel; dava le spalle all’angelo, poiché era girato verso una ragazza che era seduta al suo fianco e che guardava dritto davanti a lei. Aziraphel era certo di non aver mai visto quella giovane.

La ragazza iniziò a ridere, e anche Crowley rise. Il demone scostò i capelli dal viso della ragazza, che ora guardava Crowley negli occhi. Aziraphel vide Crowley chinarsi verso di lei. I due si avvicinarono lentamente, fino a che le loro labbra si incontarono.

D’un tratto, Aziraphel sentì come se qualcosa dentro di lui si fosse spezzato.

Percepì che la sua gola si stava seccando, e che i battiti del suo cuore stavano accelerando.

Avrebbe voluto dire qualcosa, sentiva il bisogno di dire qualcosa, di andare da lui, voleva sapere, voleva capire…

Ma non fece nulla.

Sì girò e tornò indietro procedendo a passo svelto, per allontanarsi il più velocemente possibile da quella scena che sapeva lo avrebbe tormentato per molto tempo. Mentre camminava le lacrime gli annebbiavano la vista, ma tentò di cacciarle indietro.

Aziraphel non capiva per quale motivo si sentisse in quel modo: non ne aveva il diritto. Un angelo dovrebbe sempre essere felice se le persone intorno a lui sono felici, e chiaramente Crowley era felice in compagnia di quella ragazza.

Crowley però non era una persona. Crowley era un diavolo, il suo diavolo. In seimila lunghi anni non aveva mai sfiorato la mente dell’angelo che quella che c'era tra lui e il demone potesse essere qualcosa di più di una semplice amicizia. Pensandoci, forse anche l’amicizia era troppo, per loro due che da sempre appartenevano a fazioni opposte: loro erano il bene e il male, la luce e le tenebre, destinati ad essere separati, antitetici per definizione.

Ma da quando avevano iniziato a progettare di impedire la fine del mondo, le cose avevano iniziato a prendere una piega differente. Non era successo d’improvviso o da un giorno all’altro, ma lentamente. Aziraphel aveva cominciato a passare molto più tempo in compagnia del demone, e piano piano aveva iniziato a vedere in lui qualcosa che prima non aveva mai visto; era come una sorta di bagliore, una sensazione di benessere che gli veniva infusa ogniqualvolta era in sua compagnia. All’inizio era simile ad un lieve presentimento, un piccolo campanello d’allarme che tentava di avvisarlo che dentro di lui alcune cose stavano cambiando, ma più il tempo passava e più Aziraphel metteva a fuoco che i suoi sentimenti non sarebbero mai più stati gli stessi sempre.

Non era semplice attrazione fisica. Certo Crowley era davvero molto seducente, ma ciò che lo affascinava del demone era ben altro, qualcosa di più profondo ed ancestrale. Per un angelo è normale provare Amore per tutte le creature, ma il tipo di Amore che sentiva di provare per Crowley era qualcosa di diverso e nuovo: lo faceva sentire più vulnerabile e più esposto, e soprattutto sentiva come se questo suo sentimento fosse sbagliato. Si sentiva inopportuno, quasi sporco.

A volte percepiva un sentimento affine a quello che provava anche da parte di Crowley. Più di una volta aveva sorpreso il demone a guardarlo, o aveva notato come cercava di avvicinarsi a lui lentamente mentre erano seduti su di una panchina al St James’s Park. O meglio, pensava di aver visto queste cose. Adesso si rendeva conto che era successo tutto nella sua testa, e che Crowley non avrebbe mai capito né tanto meno ricambiato i suoi sentimenti.

Mentre pensava a tutto ciò, Aziraphel continuava a camminare, o per meglio dire correre, verso la sua libreria. Quando finalmente arrivò, entrò veloce come un fulmine e chiuse immediatamente la porta a chiave. Esausto, si accasciò su di una poltrona e con gli occhi spalancati tentò di riprendere fiato. Sentì le forze mancargli, le gambe tremavano e la testa girava all’impazzata. Tentò di alzarsi ma gli risultò impossibile, e fu allora che capì che non sarebbe più stato in grado di trattenersi: cominciò a piangere.

Dapprima fu un pianto lieve, quasi soffocato, ma in poco tempo iniziò a piangere a dirotto. Piangeva e piangeva. Gli bruciavano gli occhi e la testa gli pulsava, ma non se ne curò. Il dolore più profondo proveniva dall’interno, dal suo cuore, dal suo spirito. Il suo corpo era scosso da profondi singhiozzi, e non riusciva a respirare.

Ed era proprio così che si sentiva: gli mancava l’aria. Sapeva che qualcosa dentro di sé si era irrimediabilmente rotto. Si sentiva solo in mezzo ad una tempesta, stava andando sempre più a fondo. E non sapeva se sarebbe mai più riuscito a tornare a galla.

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Spazio autrice:

Ciao a tutti! Spero che questa storia vi sia piaciuta, è la prima volta che ne scrivo una :')
Fatemi sapere cosa ne pensate! Consigli, critiche e insulti sono i benventi.
Ringrazio di cuore normalgirlz per la meravigliosa copertina <3

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