•Capitolo 3•

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Mi svegliai questa volta per davvero. Erano le 6:30 di sabato, e dovevo preparare la colazione per la mia famiglia.
Mi preparai velocemente senza far caso a cosa mi stessi mettendo e andai a svegliare Liam. Dopodiché scendemmo in cucina passando davanti alla camera dei miei. Mamma non c'era nemmeno questa volta.
Senza fiatare arrivammo in cucina, io cominciai a preparare la tavola e mio fratello a cucinare.

"Sembri più felice oggi" disse Liam con aria indifferente.
"No, non ne avrei motivo" risposi io arrossendo. Accennai un sorriso impercettibile, ma non per mio fratello che immediatamente si girò verso di me di scatto e disse:
"Senti Sophie, non so perché e non voglio sapere come mai sei felice, ma fatto sta che lo sei. Qui continuo io, tu fa quello che vuoi. Oggi hai la giornata libera dalle noiose faccende domestiche."
Mi si aprì un sorriso sul volto che mostrava tutti i denti, ringraziai Liam con un po' di senso di colpa e mi avviai verso la porta di casa.

Avevo una camicia a quadri rossa blu e nera, un jeans e le converse. Pensai subito di voler rivedere Josh (se davvero così richiamata) dimenticandomi completamente che stesse nevicando e di prendere una giacca. Aprii la porta, e mi ritrovai davanti ad una scena pietosa.
Sotto la neve c'era mia madre, tutta trasandata e ubriaca.
La guardai dall'alto in basso e senza che lei potesse parlare dissi:
"Oh, questa volta no. Fai la madre una buona volta. Ora penso a me stessa."
Mi girai di sfuggita verso mio fratello che mi fece un leggero cenno con la testa e scappai via.

Percorsi la strada che avevo fatto nel sogno, e lo ritrovai lì, quasi ad aspettarmi.
"Sapevo saresti venuta, in un modo o nell'altro." Disse lui con la sua solita aria sorridente.
"Dovevo andarmene da quella casa.."
Risposi io addolorata.
"So bene cosa sta succedendo, lo sanno tutti nel quartiere... Ti aiuterò a svagarti un po' ma ricorda quello che ti ho detto stanotte, che dovrai affrontare prove difficili."
Bene, almeno non mi ero immaginato tutto. Ma il dubbio sul suo nome mi rimaneva.
"Seguimi, ti porto dagli altri. E comunque sì mi chiamo davvero Josh."

Non mi preoccupai di fargli domande su chi erano gli altri o come facesse a sapere a cosa pensavo, sapevo bene che non avrebbe risposto.
Lo seguii, ma le mie mani cominciarono a gelarsi e io iniziai a tremare.
"Ma tu stai tremando. Tieni prenditi la mia giacca." Disse Josh in modo protettivo ed affettuoso.
Mi porse prima la sua giacca, poi vedendomi immobilizzata dal gelo, si avvicinò per mettermela.
E mentre si sfilava le maniche, notai sul polso uno strano tatuaggio simile a delle ali.

"Bello il tatuaggio, sono ali quelle? E grazie per la giacca..." Dissi io sinceramente.
"Di niente, e comunque vedrai dopo cosa significa questo "tatuaggio"" rispose lui.
Nonostante la sua aria misteriosa mi attraesse moltissimo, mi fermai di botto e risposi di conseguenza:
"Adesso basta, almeno a questo devi rispondermi. Non mi dici niente, mi fai rimanere sempre così. Tu ora mi dici che cosa è quel simbolo o io non mi muovo di qui."
Sembravo davvero molto arrabbiata, e in effetti lo ero.
"SAPPI CHE NON SOLO GLI ANGELI HANNO LE ALI. Ti dico solo questo, ora vieni con me senza fare storie."

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 30, 2014 ⏰

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